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Trento, palestra delle professioni

23/10/2015

Una riflessione che esce dai confini disciplinari e imbocca la strada dell’ascolto, condivisione e confronto dotandosi di un approccio “non convenzionale” che approfondisce le ricadute che la comunicazione ha sul modo di esercitare la propria professione. E’ questo il messaggio-chiave che il Festival delle Professioni, svoltosi a Trento, dal 13 al 17 ottobre, con il patrocinio di Ferpi, lancia all’intero mondo dei professionisti.

 

Se la comunicazione è oramai asset condiviso di tutte le professioni, esiste un filo rosso che unisce le diverse esperienze e diventa punto di arrivo e di partenza della riflessione comune? A Trento, nel corso dell’incontro “Comunicazione e nuove Professioni” che ha visto la partecipazione di Roberta Zarpellon, coordinatrice del Gruppo di lavoro Ferpi Comunicare le Professioni, si è discusso su quali percorsi e quali approcci possano essere considerati, oggi, un “comun denominatore” del comunicare. Un tentativo di fare sintesi della complessità per costruire un percorso di crescita che possa portare alle professioni benefici in termini di relazioni “a valore”, con uno sguardo sempre più consapevole ai risvolti etici e sociali.  Nel corso dell’incontro, svoltosi nella giornata del 15 ottobre, si è cercato anche di individuare “una cassetta degli attrezzi”, una ricaduta pratica. A questo proposito, Roberta Zarpellon ha auspicato che il mondo accademico e quello professionale collaborino sempre più strettamente per fornire ai giovani professionisti di domani anche opportuni approcci e strumenti utili per gestire la propria comunicazione in maniera efficace. Un auspicio che, per il Gruppo Ferpi Comunicare le Professioni, è anche un impegno a perseguire la strada della diffusione del valore della comunicazione nel mondo libero-professionale.

La sessione dedicata a “Sport e nuove professioni”, del 16 ottobre, ha approfondito l’approccio multidisciplinare del Festival affrontando da punti di vista diversi il mondo dello sport. Un mondo che ha ormai raggiunto un ruolo sociale ed economico rilevanti nonché un livello considerevole di espansione a livello di pratica e di spettacolo, di professionismo e di dilettantismo legato, quest’ultimo, molto spesso al volontariato. Per questi motivi, è emersa, nel corso del confronto, la necessità di una sempre maggiore professionalità da parte di chi opera nel mondo sportivo a diverso titolo con grande attenzione ai valori dell’etica.

I relatori hanno evidenziato studi e ricerche del mondo universitario, attenzione alle pari opportunità, figure professionali emergenti. Il ruolo della comunicazione è stato accolto con interesse, specie quando la collega Ada Sinigalia ha sottolineato l’importanza di salvaguardare e promuovere la buona reputazione di atleti e società sportive. Un buon contributo al potenziamento della reputazione può venire da una comunicazione consapevole e ragionata. Comunicazione che può essere quella dell’organizzazione sportiva così come dell’atleta, senza pensare solo alle superstar. Ecco, allora, che reputazione e comunicazione vanno a braccetto in un circolo virtuoso in cui la comunicazione sostiene, nel tempo, l’altra. In questo modo più aumenta la reputazione di un soggetto - come di un atleta o di una società sportiva - più aumentano il valore e la fiducia nei suoi confronti. Quindi, a conti fatti, la reputazione nel medio lungo periodo conviene.

 
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