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Vecchiato: valorizzare il Made in Italy

04/04/2012

Nell’ambito di _Be Italian,_ progetto ideato da _Fondazione Symbola_ e _Shenker,_ in collaborazione con Ferpi, torna la rubrica dedicata alle migliori esperienze imprenditoriali italiane all’estero. Questa settimana, _Mariangela Cassano_ intervista _Giampietro Vecchiato,_ presidente Ferpi Servizi.

di Mariangela Cassano
Ci può parlare del progetto Be Italian? Come nasce la collaborazione di Ferpi Servizi con la Fondazione Symbola e Shenker?
Be Italian è un progetto, ideato da Fondazione Symbola e Shenker, pensato per rispondere alle esigenze di formazione e di approfondimento di tutte le PMI che desiderano ampliare e arricchire le proprie competenze sui temi della qualità dei processi e dei prodotti e dell’internazionalizzazione.
Due workshop, a Roma e Milano, organizzati in collaborazione con Ferpi, che forniranno un approccio interattivo per scoprire nuovi strumenti per comunicare e valorizzare le proprie produzioni all’estero. Momenti teorici si alterneranno a casi concreti per promuovere l’eccellenza del Made in Italy nel mondo. Corsi di alto profilo, mirati a dare strumenti per comunicare, promuovere e valorizzare le proprie produzioni all’estero, caratterizzati da un approccio rigoroso ma interattivo, che alterneranno momenti teorici ad attività case-based animate da imprese leader del Made in Italy.
Il workshop, della durata di 8 ore, ha l’obiettivo di introdurre alla complessità del fare impresa oggi. Strutturato in due moduli fornirà una panoramica delle opportunità offerte dalla qualità di processo e di prodotto e degli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese, focalizzando l’attenzione sul tema della comunicazione dei prodotti e del valore della azienda.
Quali sono a suo parere le leve del successo sui mercati esteri, ed in particolare nei Paesi Emergenti?
Oggi il peso economico dei Paesi Emergenti supera la metà del totale mondiale ed entro il 2030 ne costituirà i due terzi. Ѐ chiaro che in un quadro come questo risulti fondamentale essere capaci di penetrare in questi mercati e sia necessario farlo al meglio, sfruttando al massimo quelle che sono le nostre potenzialità. La chiave è sicuramente il Made in Italy, ma ci si dimentica spesso di cosa esso sia realmente e soprattutto si dà per scontato che il Made in Italy sia la bacchetta magica che trasforma tutto in oro. Non è così: non basta avere alle spalle una lunga tradizione e fare prodotti di alta qualità per avere il successo assicurato. Ѐ necessario imparare a comunicare il valore del Made in Italy e inserirlo in una visione strategica aziendale che abbini le solide radici alla capacità innovativa. Italians do it better: facciamo in modo che questa espressione non si riferisca solo agli incontri galanti, ma sia anche il cavallo di battaglia delle nostre imprese.
Le PMI devono fare fronte a sfide sempre più complesse: la crescente concorrenza internazionale, l’immediatezza della comunicazione e la conseguente rapidità con cui qualsiasi informazione si propaga in rete, la necessità di acquistare e mantenere la fiducia del consum-attore, la capacità di recepire l’innovazione e le nuove tecnologie e la necessità di garantire uno sviluppo sostenibile. In questo contesto che ruolo possono giocare i professionisti delle Relazioni pubbliche?
l problema fondamentale delle nostre PMI è che sono prevalentemente di taglia extra-small e per questo motivo non riescono ad apportare la giusta dose di innovazione per affrontare a testa alta le nuove sfide. Tuttavia le nuove tecnologie offrono il vantaggio di aver abbattuto determinati costi ed eliminato diversi steccati che separavano le grandi aziende dalle piccole. Una campagna di comunicazione sui social media ha costi decisamente più contenuti rispetto a campagne tradizionali e permette di accedere a pubblici altrimenti irraggiungibili. Il compito delle relazioni pubbliche è quello di farsi motore dell’innovazione nella comunicazione: devono creare valore per l’organizzazione, aiutandola a raggiungere i propri obiettivi, creando e autoalimentando gli asset intangibili fonti del vantaggio competitivo. La comunicazione sta assumendo sempre più un’importanza strategica in tutti i tipi di organizzazione (pensiamo ad esempio allo sviluppo sostenibile, impossibile da realizzare senza la visione a lungo termine) Il posizionamento di un’impresa e/o di una marca non può più essere gestito esclusivamente all’interno dell’organizzazione: le relazioni pubbliche hanno dimostrato di essere uno strumento efficace e guadagnano sempre più quote di investimento rispetto ad altre discipline della comunicazione.
La diversità, lo sappiamo bene, è un valore. In che modo l’interculturalità può aiutare le imprese a superare i conflitti di valore tra le varie culture?
Mi viene in mente una frase che Virginia Busato ha scritto nel suo libro Conoscere i cinesi e che, non a caso, ha riportato nella home page del blog omonimo: «Nuove regole hanno superato confini ed attraversato continenti, sovvertendo l’ordine conosciuto, e racchiudendo il mondo intero in un minuscolo chicco di riso». È infatti in questo chicco di riso che dobbiamo lavorare e confrontarci sempre più spesso con realtà diverse dalla nostra. Realtà che hanno diverse esigenze e diversi modi di approcciarsi al mercato, dovuti una diversa visione del mondo. È indispensabile mettersi in ascolto dell’altro, capire le sue necessità, i suoi desideri, i suoi sogni. Senza sensi di colpa; senza falsi buonismi; parlando di diritti, ma anche di doveri; cercando ciò che ci unisce ma anche ciò che ci distingue e caratterizza. Anche per i relatori pubblici si pone una nuova sfida: costruire relazioni con tutti i pubblici, con tutte le diversità. Compito per niente facile, ma indispensabile ed estremamente affascinante.
Clicca qui per saperne di più sul progetto Be Italian.
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