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Verdi sbiaditi

20/02/2006

Gli ambientalisti americani sono una specie a rischio? Un ampio servizio dell'Economist ripercorre i punti deboli dei verdi statunitensi a partire dalla trasformazione da movimento di protesta a quello di advocacy per finire con le divisioni sulle questioni di principio.

Sono tanti, frammentati, non sempre la pensano allo stesso modo a proposito di energia nucleare, di fonti energetiche alternative o di effetto serra. Ma soprattutto la loro immagine è decisamente in ribasso perché sono visti dalla gente troppo estremisti, e perché continuano a rifarsi a un modello un po' obsoleto: sono gli ambientalisti americani, che vanno dal gruppo Friends of the River, ai Sierra Club, o agli Allegheny Land Trust. Sono numericamente consistenti, alcune associazioni assomigliano quasi più a multinazionali, eppure non riescono a sfondare politicamente e le loro proposte rimangono spesso impantanate nel labirinto legislativo. Un recente sondaggio promosso dal Centre for the defence of free enterprise denuncia una visione negativa dei verdi americani da parte del 61 per cento dei partecipanti all'indagine: "propongono soluzioni poco equilibrate".
L'Economist si chiede in questo pezzo le ragioni di questo flop annunciato recentemente anche da un libro dal titolo per nulla sibillino: The death of environmentalism. Il fatto è che l'ambientalismo ha molte facce e sempre più temi vengono posti all'attenzione di chi vuole genericamente limitare l'impatto dell'uomo sulla natura.
Inoltre, secondo il prestigioso settimanale britannico, i verdi americani continuano a vivere dell'icona di Woodstock e delle suggestioni di quell'epoca. Forse i paladini dell'ambiente non hanno saputo trovare un altro paradigma e un altro modello, rimanendo fermi ad anni ormai troppo distanti. Forse non è stato solo un problema dei verdi americani e dopo i sixty e i seventy nessuna idea è stata così affascinante. Emanuela Di Pasqua -Totem
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