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Wprf: il beneficio della "riflessione critica"

28/07/2008

Prendendo spunto dalle osservazioni di Toni Muzi Falconi sulla V edizione del World PR Festival, Anne Gregory ha scritto un'interessante riflessione sul blog PR Conversations che vi riproponiamo.

Sono stata affascinata nel leggere la riflessione di Toni Muzi Falconi sul World PR Festival, tenutosi a Londra il 28 giugno 2008, e le sue successive osservazioni. […]


Vorrei concentrarmi su un tema che il Festival mi ha fatto prendere in (ri)-considerazione il beneficio della “riflessione critica”.


In questa professione le nostre discussioni tendono ad essere normative, ci piace parlare di come le cose potrebbero o dovrebbero essere, in un mondo ideale, e quindi procediamo a fornire esempi che sostengano la nostra tesi.


Le nostre conferenze, festival, premi, tutti i nostri eventi sono una vetrina piena di studi di casi che dimostrano il meglio delle relazioni pubbliche.
Tendiamo a non mostrare il peggio, anche se molto potrebbe essere acquisito nel farlo.


Non fraintendetemi, voglio sicuramente riconoscere il meglio del nostro settore.
Ma che cosa abbiamo da imparare da questi casi?


Ebbene possiamo raccogliere ogni sorta di suggerimenti, consigli e lezioni su come agire professionalmente e in modo efficace e possiamo apprendere da quello che i colleghi fanno in altri contesti e culture. [...]


Tuttavia, per me le conferenze più “preziose” sono quelle che cercano di affrontare e discutere questi innegabili problemi e questioni che la professione si trova ad affrontare.


Questo non perché sono “masochista”, ma perché voglio rendere la nostra professione migliore e più rispettata e possiamo fare questo solo quando siamo onesti circa le legittime preoccupazioni che la professione si trova a fronteggiare. […]


Così, perché ci sono così poche conferenze, festival, eventi, gruppi di riflessione che ci invitano a valutare criticamente la nostra professione; dove possiamo discutere onestamente di come gli altri ci vedono (la nostra professione è percepita)?


Mi sembra che ci siano una serie di problemi rilevanti che abbiamo bisogno di discutere, come, ad esempio:


- i continui problemi etici della nostra professione;


- se e come vogliamo sostenere la democrazia;


- se e perché dobbiamo fornire il nostro consiglio alle organizzazioni il cui contributo al bene pubblico è discutibile, ad esempio, le industrie del tabacco o degli alcolici;


- quali siano i limiti ragionevoli dei gruppi di pressione;


- su come si è spostato l’equilibrio di potere tra i giornalisti e professionisti di relazioni pubbliche e quali sono i nostri doveri;


- circa il legittimo, o differente uso di tecniche di guerriglia su Internet.


Potrei continuare ad oltranza…


Non ho ancora a partecipato ad un evento che affronta seriamente questi problemi, ma so anche che c’è una grande voglia tra gli operatoridi trattare di questi temi.


Il motivo per cui le presentazioni di l’Etang e Sterne sono state così popolari a Londra è perché hanno riflettuto criticamente sulla nostra professione, cercando di generare nuove conoscenze che ci assisteranno nella nostra lotta per la legittimità della professione, e noi continueremo a lottare.


Non è un segno di debolezza affrontare sinceramente i demoni della nostra professione, ma è un segno di maturità e di forza.


Gli altri vedono i nostri problemi fin troppo chiaramente e la nostra mancanza di volontà di confrontarsi con loro non li fa certo andare via.


Se le relazioni pubbliche devono andare avanti dobbiamo avere il coraggio di riflettere criticamente sulla professione, per accettare e discutere pubblicamente la dove ci sono legittimi motivi di preoccupazione e di utilizzare tutti i poteri del nostro intelletto e morali per ri-formulare la teoria e la pratica, là dove sono ingenue, deboli, illusorie o esercitate solo per il denaro.


Leggi l’articolo completo ed in lingua originale sul blog PR Conversations
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