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20-20-20: il Patto dei Sindaci per l’Ambiente e le Relazioni sul territorio

24/11/2010

Quella della sostenibilità in campo energetico è una delle sfide più importanti per gli enti locali. Interessante, in proposito, il _Patto dei sindaci per l’ambiente e le relazioni sul territorio,_ iniziativa sostenuta dalla UE. Ne abbiamo parlato con _Federica Paina,_ support officer per la Commissione Europea sull'iniziativa del Covenant of Mayors (Patto dei Sindaci) di Bruxelles.

di Carlo De Sio
Si parla molto di energia sostenibile ma i comuni fanno ancora poco. Il dato emerge dai primi riscontri al Patto dei Sindaci, iniziativa promossa dalla UE per sostenere le iniziative politica energetica. Ne abbiamo parlato con Federica Paina che abbiamo intervistato nel suo ufficio alla J.R.C. di Ispra (Va). Una stanza luminosa, tavolo pieno di lavoro ma ordinato, un ambiente curato dove non manca un tocco femminile nei particolari. Federica Paina lavora nell’Unità Energie Rinnovabili (Settore Efficienza Energetica) dell’Istituto per l’Energia (IE) del JRC. Si è formata nel campo della chimica organica, laurea presso l’Università degli Studi di Milano e poi un master ed un PhD (Dottorato di Ricerca) all’Imperial College di Londra. Dopo l’esperienza inglese, tornata in Italia, ha lavorato per 2 anni circa nel settore trattamento-smaltimento rifiuti, con particolare attenzione alla sua connessione con quello del recupero energetico. Dal luglio 2010 lavora come scientific/tecnical support officer per la Commissione Europea sull’iniziativa del Covenant of Mayors (o “Patto dei Sindaci”).
Nell’ambito di questo ruolo si occupa delle relazioni con le autorità locali e le strutture di supporto a livello nazionale ed europeo che richiedono il sostegno tecnico del JRC relativamente allo sviluppo dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile, partecipando a moltissimi convegni e workshop sull’Ambiente.
Io l’ho conosciuta ed avuto modo di apprezzare la sua cultura sulla materia a Roma, il 10 Settembre scorso all’interno di ZeroEmissions.
Quale vantaggio trae un Comune dall’adesione al Patto dei Sindaci?
Aderendo al patto, i sindaci si obbligano a trasmettere entro un anno dalla firma un PAES, o Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile. Questo PAES viene analizzato all’interno del JRC, in quanto, come dicevo prima, il JRC è stato incaricato da DG ENER di prendersi cura di tutta la parte tecnico-scientifica dell’iniziativa.
La redazione del PAES è, da un punto di vista formale, il primo requisito al quale le amministrazioni locali che hanno sottoscritto il patto devono ottemperare. Da un punto di vista sostanziale è, dal mio punto di vista, un’occasione importantissima per quei comuni che vogliono impegnarsi in maniera seria alla lotta al riscaldamento globale e alla dipendenza dalle fonti energetiche fossili. Questo è perché i firmatari del patto possono avvalersi direttamente del supporto tecnico del JRC nell’elaborazione della loro strategia d’azione utilizzando, in primis, le Linee Guida all’interno dello stesso redatte. Il manuale delle Linee Guida infatti, è stato elaborato dopo una serie di approfondite ricerche, studi ed incontri con esperti nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Riteniamo che seguendolo le autorità locali siano in grado di produrre documenti sia solidi da un punto di vista scientifico, sia concreti in termini di possibili misure da metter in atto. Inoltre le amministrazioni hanno la possibilità di usufruire direttamente di un servizio di helpdesk tecnico della Commissione (sempre svolto dal JRC) senza la necessità di passare attraverso il filtro dei governi nazionali.
E’ la prima volta che la Commissione Europea sperimenta un modello del genere e credo che sia molto interessante testarne l’efficacia.
Infine (ma non in ordine di importanza) avere un piano di interventi ben strutturato facilita le amministrazioni locali nell’accesso a fondi, sia nazionali sia europei, che possano loro consentire di mettere in atto progetti nell’ambito della sostenibilità ambientale.
A questo proposito non dimentichiamo che l’Italia ha degli obblighi internazionali definiti dal protocollo di Kyoto di riduzione delle emissioni di gas serra e deve sottostare alle direttive europee che operano nello stesso senso. Gli interventi a livello locale possono sicuramente contribuire in maniera significativa al soddisfacimento di questi vincoli.
Cos’è il JRC?
Il JRC (Joint Research Centre) è il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea. Sostanzialmente è il braccio tecnico-scientifico della Commissione e svolge, come struttura scientifica, un ruolo di supporto scientifico e tecnico alle sue politiche – dalla loro concezione, al loro sviluppo, alla loro implementazione. E’ costituito da 7 istituti che coprono vari campi d’azione, dislocati in 5 città europee. Il sito più grande, come estensione e numero di addetti, è quello di Ispra in provincia di Varese, all’interno del quale si trovano anche alcune unità dell’IE, l’Istituto per l’Energia, tra cui quella “Energie Rinnovabili” dove lavoro.
In quali rapporti JRC è con il Patto dei Sindaci (o Covenant of Mayors)?
Il JRC ha ricevuto mandato dal Direttorato Generale per l’Energia (DG ENER) di svolgere supporto tecnico-scientifico a tutte le fasi dell’iniziativa della Commissione denominata “Covenant of Mayors” o “Patto dei Sindaci”. Questo lavoro viene svolto all’interno dell’IE e dell’IES (Istituto per l’Ambiente e la Sostenibilità, anche’esso dislocato ad Ispra). Svolgiamo questo lavoro con la collaborazione di rappresentanti del DG ENER, che ci danno indicazioni e direttive di tipo politico, e di un ufficio con sede a Bruxelles chiamato CoMO (Covenant of Mayors Office) che svolge invece un ruolo amministrativo.
Qual è la prassi di JRC nella valutazione dei Piani d’Azione?
Da un punto di vista sostanziale, il JRC valuta i PAES sulla base delle linee guida che ha redatto e reso pubbliche sul sito ufficiale del Covenant of Mayors (www.eumayors.eu). All’interno di queste linee guida sono indicati i 10 elementi chiave che un PAES deve contenere: è fondamentale che vengano rispettati. Ci deve poi essere coerenza tra quanto dichiarato dai comuni in termini di consumo energetico ed emissioni di gas serra e quanto rilevato in termini statistici a livello nazionale ed europeo, così come serietà nella proposta delle azioni.
Da un punto di vista procedurale, nei limiti del possibile i piani vengono analizzati seguendo l’ordine temporale di presentazione.
Quanti Piani d’Azione sono stati presentati ad oggi in Italia, e e quanti ne sono stati accolti?
Purtroppo ad oggi, nonostante l’Italia vanti oltre 700 firmatari il patto (è la seconda in Europa dopo la Spagna), ci sono giunti solo 5 piani d’azioni in forma completa. Sembrano tutti ben fatti , uno in particolare, quello della città di Genova, appare essere di eccellente qualità), anche se l’analisi completa non è ancora stata ultimata perché come accennato, per ragioni di correttezza, dobbiamo dare la precedenza a chi, a livello europeo, ha inviato il piano prima. Sappiamo che almeno una decina di altri piani sono in avanzata fase di elaborazione e speriamo di riceverne presto molti di più.
Quali sono gli errori più usuali commessi dai Comuni nei Paes?
Nei PAES finora analizzati vi sono lacune di vario tipo, alcune delle quali macroscopiche. Mi riferisco a carenze di tipo “procedurale”, se mi passa il termine. Mi spiego meglio: chi sottoscrive il Patto dei Sindaci è tenuto ad inviare, entro un anno dalla firma, un piano d’azione completo nella propria lingua che sia stato approvato dal consiglio municipale insieme ad una cosiddetta “template” in lingua inglese che ne rispecchi i contenuti. La template è, sostanzialmente, una serie di tabelle da compilare nell’area del sito web riservata ai comuni firmatari. Purtroppo la compilazione della template viene talvolta sottovalutata ma è fondamentale che questa operazione venga eseguita con molta cura e che il risultato sia coerente con quanto indicato nel piano completo approvato in consiglio. Mi sento poi di cogliere questa occasione per indicare quali siano alcune carenze considerate tanto gravi che, se riscontrate, possono impedire la approvazione del piano da parte del JRC:
• Mancata approvazione del PAES in consiglio comunale;
• Mancanza di un serio e fermo impegno alla riduzione delle emissioni per almeno il 20% rispetto all’anno di riferimento;
• Assenza di un serio Inventario di Base delle Emissioni (il cosiddetto BEI), di fondamentale importanza perché costituisce il punto di partenza per tutte le successive valutazioni;
• Assenza di un serio piano di interventi, che copra almeno i settori più energivori (edile/residenziale, impianti/attrezzature, trasporti).
Insomma, si richiede serietà e forte impegno da parte delle amministrazioni locali.
Sono più accurati i Paes che provengono dal Nord, dal Centro o dal Sud dell’Italia?
Tutti i PAES finora ricevuti provengono dal Nord Italia.
Come giudica la qualità dei Paes presentati in termini di innovazione, originalità e congruenza con le reali esigenze del territorio? Dove potrebbero fare meglio?
Al momento il processo di valutazione dei PAES è nella sua fase iniziale. E’ quindi molto difficile dare dei giudizi e proporre delle conclusioni di carattere generale. Si possono fare degli esempi circostanziati. In particolare, al momento sembra che uno dei trend abbastanza diffusi tra i firmatari sia quello di intervenire soprattutto nei settori di diretta competenza del comune, il che significa, ad esempio, proporre piani d’azione che agiscano in particolar modo sugli edifici e sui trasporti pubblici, sulla flotta di veicoli comunali o sull’illuminazione stradale.
Questo è certamente un punto di partenza imprescindibile e ben apprezzato perché consente all’autorità locale di ergersi ad esempio per la comunità.
Tuttavia la raccomandazione è prevedere azioni che intervengano nei settori privato ed industriale perché queste sono le sorgenti della maggior parte delle emissioni.
In ogni caso stiamo pensando a delle forme attraverso le quali i firmatari del patto possano essere messi in contatto tra di loro, di modo da condividere le loro esperienze e trovare spunti allo scopo di individuare le soluzioni più adatte al loro territorio.
Dottoressa Paina, anche se lei ha una formazione scientifica in fondo si occupa di Relazioni e Comunicazione tecnica, spero quindi di vederla al più presto nella nostra grande famiglia di R.P. professionisti.
Tra qualche giorno vado in maternità, magari ci penserò dopo, perché no?
Quali gli scenari per le città italiane per il 2020?
Non abbiamo ancora dati sufficienti perché io possa rispondere compiutamente a questa domanda. Mi auguro però che tutte le città, anche se piccole, sappiano cogliere questa grande opportunità offerta dalla Comunità Europea, redigendo Paes seri ed inappuntabili.
Condivido l’augurio della dott.ssa Paina, anche perché molte cittadine, specie del Centro Sud, dopo aver fatto, forse per superficialità o mal consigliate, la corsa all’iscrizione al Patto dei Sindaci sono ormai prossime all’esclusione da esso, in quanto il tempo consentito per la presentazione del PAES (dodici mesi), lo hanno passato da un bel po’.
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