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#3minuteschallenge, costruiamo così la FERPI dei prossimi 50 anni

12/04/2022

Orazio Ragusa Sturniolo

Qualità, rilevanza, rappresentatività, alleanze, certificazione professionale, standing internazionale. Questi alcuni dei concetti emersi a delineare la FERPI del futuro, durante l'evento online, organizzato lo scorso 7 aprile dalla Delegazione FERPI Lombardia sul futuro della professione e dell'associazione.

Qualità, rilevanza, rappresentatività, alleanze, certificazione professionale, standing internazionale. Sono questi alcuni dei concetti che, a vario titolo, sono stati espressi nel corso del recente incontro online basato sul format #3MinutesChallenge e promosso da FERPI Lombardia. Con un fil rouge assai evocativo - “Qualità e autorevolezza: la Ferpi di domani per i comunicatori di oggi” - la delegazione ha chiamato a raccolta colleghi autorevoli, soci ed ex soci, per “fotografare” l’organizzazione e, soprattutto, per dare voce alle istanze della nostra comunità professionale, con l’obiettivo di impostare il futuro prima di proporre candidature in vista del rinnovo delle cariche associative del prossimo 2 luglio.

Antonio Calabrò (responsabile Affari Istituzionali e Cultura Pirelli), Maria Criscuolo (presidente Triumph Group), Fabio Bistoncini (fondatore di FB e Associati), Gianluca Comin (presidente Comin & Partners, già presidente di Ferpi), Sergio Bruno (portavoce del Presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti), Paolo D’Ammassa (CEO Connexia), Toni Muzi Falconi (senior counsel di Methods) hanno dato vita a un dibattito intenso, ricco di spunti, riflessioni, critiche e provocazioni. Uno il minimo comune denominatore di tutti gli speech: occorre dare vita a una realtà adatta alle esigenze del comunicatore moderno, capace di comprendere e di agevolare i suoi sforzi per intercettare il cambiamento in questo momento di crisi della rappresentanza. Insieme con loro, decine di colleghi di numerose delegazioni (Lombardia, Sicilia, Lazio, Sicilia, Sardegna e Liguria) hanno lanciato il proprio appello alla “base”: occorre “svoltare” e consegnare agli ex soci, agli iscritti e a chi è in cerca un soggetto rappresentativo in cui identificarsi una associazione attrattiva, capace da un lato di fidelizzare e dall’altro di rappresentare una “casa” per gli oltre 30.000 professionisti della comunicazione che operano in Italia. Alessandro Papini (delegato FERPI Lombardia), Fabiana Callai (delegata Ferpi Sardegna), Amanda Succi (delegata FERPI Sicilia), Biagio Oppi (delegato FERPI Emilia-Romagna), Elisa Greco (manager della comunicazione culturale), Daniela Bianchi (specialista di public & government affairs), Andrea Razeto (direttore CSR e sostenibilità Hitachi Rail) hanno contributo con i loro interventi a “disegnare” una FERPI diversa, lasciando poi a Renato Vichi (Head Institutional Affairs and External Communication di Intesa Sanpaolo) l’incombenza di tirare le somme.

Ne è scaturito un confronto per nulla formale, a tratti “ruvido”, orientato più alla sostanza che al politically correct. Un appuntamento che ha, di fatto, consegnato ai futuri rappresentanti dell’organizzazione moniti e suggerimenti che non dovranno restare inascoltati. È stato toccato il tema della responsabilità civile dei comunicatori che sono, oggi, chiamati più di ieri a effettuare un racconto critico della realtà in trasformazione. Un argomento che deve trovare “patria” dentro una comunità professionale capace di esprimere un giudizio sui linguaggi che fanno da cornice al dibattito pubblico odierno.

Anche la governance s’è rivelata uno dei “titoli” della serata: sono state giudicate sin troppe le 70 deleghe che vengono assegnate a ogni tornata elettorale, a fronte di una membership non particolarmente estesa e di una leadership che viene assegnata per autoelezione. Il tema della crisi della rappresentanza incide, inevitabilmente, sulla capacità di Ferpi di essere, allo stato attuale, un motore di idee per i professionisti di oggi e di domani, configurandosi, secondo alcuni, come un “patronato”. Per queste ragioni, anche in vista del rinnovo delle cariche associative del 2 luglio, è più che mai necessario consolidare il dibattito sull’organizzazione che desideriamo ri-generare. Occorre una governance agile, un modello organizzativo circoscritto, pochi temi qualificanti sui cui puntare per tornare ad essere considerati rappresentativi di un mercato. Una sfida che, secondo i presenti, può oggi essere raccolta da una squadra autorevole che sappia guidare l’associazione all’interno di una società sempre più “mobile”, caratterizzata da una variabilità di contenuti e mestieri che costringono i comunicatori ad aggiornarsi costantemente per non perdere la propria aderenza con la realtà. Il livello degli interventi ha, dunque, chiarito un aspetto: prima di ogni candidatura, prima delle velleità territoriali sulla guida dell’associazione, occorre in questo momento mettersi al servizio dei primi scopi associativi, l’ascolto e il confronto, per comprendere cosa vogliamo davvero diventare nei prossimi 50 anni.

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