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82esima Mostra di Venezia, il red carpet megafono del mondo

03/09/2025

Annamaria Gallo

Il sipario sta calando al Lido di Venezia su una delle edizioni più significative non solo per il Cinema Italiano e Internazionale ma anche per le polemiche che l’hanno attraversata.

 

L’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che si concluderà il prossimo 6 settembre, non è mai stata una semplice Festa del cinema legata solo alla promozione di Film ma è, da sempre, un gigantesco e frenetico laboratorio di relazioni. Un laboratorio che racconta e promuove eventi che si estendono ben oltre la sala cinematografica. 

 

La prima cosa che un comunicatore impara a Venezia è che il red carpet è un asset strategico. Ogni abito, ogni gioiello, ogni scelta di stile non è casuale. Dietro a quella che per alcuni può sembrare pura vanità, si nasconde un meticoloso lavoro di brand placement. Le collaborazioni sempre più intense con case di moda, marchi di cosmetica, di gioielli e di chi più ne ha più ne indossi, sono un momento unico per posizionare un brand capace di generare un'onda di visibilità che ha pochi eguali. 

 

La foto di una star sul tappeto rosso vale a volte molto più di una campagna pubblicitaria da svariati milioni di euro. Poi ci sono gli influencer, chi pensa che arrivino al Lido solo per strappare qualche like non ha inteso il gioco, anche se quest’anno c’è stata una forte stretta e molti sono stati allontanati dal red carpet anche malamente. 

 

Dal nostro punto di vista la virtù rimane sempre da cercare nel mezzo, alcuni di loro, nonostante i recenti scandali che hanno creato non pochi timori tra gli addetti ai lavori, rimangono pur sempre un canale di comunicazione ancora efficace. La loro forza sta nella capacità di raggiungere direttamente un pubblico che i media tradizionali faticano a intercettare. 

 

Quando un brand decide di raggiungere la Generazione Z, la risposta non è una conferenza stampa, ma una partnership strategica con qualcuno che sappia trasformare un evento di alta cultura in un contenuto pop e accessibile. La loro presenza è una linfa importante che rende la Mostra rilevante per le nuove generazioni generando un’amplificazione virale che è oro colato per sponsor e organizzatori. 

 

Un tempo l'unico modo per farsi raccontare la Mostra era attraverso la penna di critici e giornalisti, oggi la narrazione è stata democratizzata anche dagli influencer. Dar loro voce, seppur quest’anno con eco minore, scatena sempre non poche polemiche sollevando domande sul valore artistico di un evento che sceglie persone poco qualificate. Ma la loro importanza, dal punto di vista della comunicazione, è innegabile e chi ancora storce il naso sbaglia. Basta non seguire il consenso facile scegliendo nel mucchio, ci vogliono fiuto e scelta strategica puntando su chi, oltre a rappresentare un brand, porti sul red carpet anche un'idea di qualcuno capace di costruire una narrazione coerente e di valore.  

 

Ma la Mostra non è, per fortuna, solo glamour. A Venezia, quest’anno in stato di allerta per la manifestazione organizzata il 30 agosto scorso a sostegno del popolo palestinese e dopo la richiesta di molti artisti di ritirare l’invito a due personaggi ritenuti filo-istraeliani Gal Gadot e Gerard Butler attesi al Lido, i professionisti della comunicazione hanno dovuto gestire un’altra grande sfida. La protesta sociale avrebbe potuto cambiare le carte in tavola in un attimo, la Biennale dal canto suo non si è tirata indietro e ha subito replicato rivendicando la propria vocazione al confronto e alla libertà d’espressione. "La Mostra è un luogo aperto a tutte le questioni urgenti", ha subito messo in chiaro il Presidente Pietrangelo Buttafuoco. 

 

La sfida più grande per chi fa questo mestiere è mantenere il controllo della narrazione quando gli eventi esterni minacciano di distrarre l'attenzione. Il lavoro da fare è quello di navigare con cautela il dibattito pubblico, difendere la reputazione dei clienti e del festival e fare in modo che la notizia principale rimanga il film e non lo scandalo. 

 

I manifestanti che hanno utilizzato il palcoscenico del Lido per dare visibilità alla loro causa, non hanno però deviato l'attenzione dei media dai film alle questioni geopolitiche. Per i responsabili della comunicazione è stato sì un banco di prova di gestione della reputazione ma i ventuno titoli presenti, con cinque film italiani in concorso, non hanno minato lo spessore di una Mostra che farà discutere anche per l’impegno e i temi trattati. 

 

 

Anche in questo risiede il vero valore di Venezia, che dimostra di essere una vetrina capace di dare visibilità a temi che altrimenti rimarrebbero in secondo piano, confermando il suo ruolo di megafono del mondo.

 

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