Valerio Fabbri
A inizio di questa settimana si è svolto il Forum Strategico di Bled (BSF). Giunto alla XX edizione, negli anni l’appuntamento ha cambiato pelle.
Da piattaforma regionale, il Forum si è trasformato in un evento di rilievo europeo e internazionale, un’evoluzione che forse ne ha snaturato il vero valore aggiunto, ovvero la possibilità di dialogare sulle più stringenti questioni del sud-est Europa.
In parte sulla scia della seconda presidenza di turno dell’Ue (2021), in parte sull’onda lunga del seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2024-2025), negli ultimi anni al BSF si sono ritrovati capi di Stato, di governo e ministri anche da Asia, Africa e mondo arabo.
Un modo per allargare il campo mentre il contesto internazionale diventava sempre più complesso. E il tema di questa edizione è stato proprio quello di “Un mondo in fuga” (“A Runaway World”), con un’agenda dei lavori dominata da Ucraina, Medio Oriente e Balcani occidentali, anche se sui grandi temi l’edizione di quest’anno è sembrata più un esercizio di stile che di pensiero critico.
Il cortocircuito, secondo chi scrive, può essere riassunto nel panel dedicato al Medio Oriente, nel quale il direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi Palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha denunciato il rischio di Gaza come cimitero del diritto internazionale umanitario, oltre che di vite umane, senza per questo scuotere il mondo, troppo passivo nei confronti di Israele.
Nello stesso panel Christophe Bigot, nuovo rappresentante speciale dell'Ue per il processo di pace in Medio Oriente, ha impiegato il suo tempo a elencare le azioni intraprese da Bruxelles per fermare il conflitto, quando il giorno prima era stata la stessa Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera Ue, a dirsi frustrata per il mancato coordinamento su Israele.
O ancora, il richiamo comune della leadership politica slovena a una maggiore presenza dell'Europa sulla scena globale non è in linea con quanto indicato dall'ambasciatore statunitense alla Nato, Matthew Whitaker, che ha ribadito l’interesse a un contributo più importante dell'Europa per porre fine al conflitto fra Mosca e Kiev.
Oltre alla politique politicienne, dove ognuno recitava la sua parte, sono stati numerosi i panel ricchi di contenuti interessanti anche per i professionisti della comunicazione: sostenibilità e turismo, intelligenza artificiale ed etica, e l’immancabile lotta alla disinformazione che deve essere combattuta come una sfida di sicurezza sulla base della fiducia prima ancora che sulla verità.
Notevole, infine, la presenza rosa, al punto che la ministra degli Esteri, Tanja Fajon, in apertura del BSF ha accolto ministre, commissarie europee, diplomatiche, parlamentari nazionali ed europee per un incontro dedicato al ruolo delle donne nella politica globale.