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A domanda... il politico non risponde

20/01/2004
In una brillante e lunga analisi Trudy Lieberman, dalle colonne della Columbia Journalism Review, affronta l'ormai diffuso costume dei personaggi pubblici di non rispondere alle domande dei giornalisti. I metodi utilizzati per svicolare dalle domande più imbarazzanti sono molteplici: dal ricorso all'aneddotica (raccontare aneddoti personali o storielle inventate aiuta a distrarre l'uditorio ed esaurisce generalmente quasi tutto il tempo riservato alla domanda), alla lunga teoria di piccoli preamboli che risultano poi diventare il cuore della dichiarazione. Ma le colpe di tale evasività nelle risposte non dipendono solo dalle tecniche adottate dagli intervistati (tecniche che ora vengono insegnate nei corsi che introducono ai segreti della "art of performing for the press") ma anche dalla scarsa qualità e precisione delle domande dei giornalisti: spesso le domande sono troppo vaghe e concedono troppe vie di fuga a chi risponde, e in generale Lieberman nota una certa condiscendenza da parte dei giornalisti verso gli intervistati per paura di essere bollati come "bulldog", cioè "mastini" poco graditi alle conferenze stampa. Se un tempo il rapporto tra giornalisti e intervistati veniva descritto come quello tra due avversari che fingono di essere amici, ora il rapporto è diventato quello tra due amici che fingono di essere avversari. Con grave danno per il pubblico. Per uteriori dettagli e per l'analisi completa di Trudy Lieberman visita: Columbia Journalism ReviewGabriele De Palma - Totem
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