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A Ferruccio De Bortoli e Paolo Mieli: contiamo su di voi... perché non...?

28/12/2004

L'autonomia e l'indipendenza dei principali canali di formazione delle opinioni che contano del nostro Paese sono ora in mani affidabili e credibili - commenta Toni Muzi Falconi. E a questo punto perché non istituire anche da noi la figura del public editor?

Sarà forse perchè invecchio, ma 'sento un gran calduccio dentro' in questi gelidi giorni di fine anno a pensare che i due più importanti giornali italiani siano finiti nelle mani intelligenti, esperte e navigate di Ferruccio De Bortoli e di Paolo Mieli. Mi congratulo con Cipolletta per la sua caparbia insistenza su Montezemolo a proposito della nomina di De Bortoli al Sole. Mi congratulo con Colao e con Marchetti per avere avuto il coraggio di 'ripescare' Mieli alla direzione di un Corriere in difficoltà, il solo che in questi chiari di luna è capace al tempo stesso di:- fare muro con autorevolezza al davvero inquietante assalto dei tanti azionisti dai mille interessi alle stanze della redazione;- ottenere la fiducia del comitato di redazione:- e impedire la sollevazione della Casa delle Libertà e dei suoi stretti alleati nel patto di sindacato.Di più: la scelta di Mieli ha provocato un corto circuito virtuoso in quanto la prevedibile protesta degli azionisti - irritati perché consapevoli di trovare ora nel ri-direttore un muro alle loro incursioni - sarebbe parsa ai più un ulteriore attentato all'indipendenza e all'autonomia del giornale, come e peggio di quando fu lo stesso De Bortoli a fare posto ad un Folli che non ha soddisfatto nè gli uni nè gli altri.Dunque le cose sarebbero potuto finire assai peggio e mi conforta sapere che in un momento così delicato - in tutto il mondo e, con specificità tutte sue, anche in Italia - l'autonomia e l'indipendenza dei principali canali di formazione delle opinioni che contano del nostro Paese sono ora, e nel prevedibile futuro, in mani affidabili e credibili. Si pensi solamente a quel che è successo con l'uscita di scena di Enrico Mentana dalla direzione del TG5 e a come si è in pochissimi giorni imbastardita l'informazione televisiva e sopratttutto anche quella del TG1, il cui direttore si è finalmente sentito autorizzato ad assecondare il proprio istinto populista.Basterebbero queste osservazioni per chiudere questo pezzo, ma non posso fare a meno di sintetizzare al lettore la relazione quindicinale del 'public editor' ai lettori pubblicata il 26 Dicembre dal New York Times, il più importante giornale del mondo. Come molti sanno il public editor è il rappresentante dei lettori presso il giornale, un po' come l'ombudsman. Egli può intervenire in qualsiasi momento sul giornale o presso la direzione o la redazione in base a segnalazioni di qualsiasi lettore o anche proprie.Mi chiedo se sia De Bortoli che Mieli non possano immaginare, come opportuno segnale di discontinuità rispetto alle passate gestioni cui anche loro hanno rilevantemente partecipato, di istituire una qualche analoga figura... E questo, non per sostenere che prima si operasse male, ma per rendere noto al lettore che anche loro si rendono conto che la situazione non è più quella di prima, e che la tutela del lettore dal giornalismo di oggi - più ancora che dai poteri che vi sono dietro e che lo condizionano - è soprattutto necessaria oggi, in un sistema dei media ove bolle alla grande la melting pot di informazione, propaganda, comunicazione, pubblicità, interessi economici e le professioni si intrecciano senza più confini percepibili: analisti finanziari che fanno i giornalisti, giornalisti che fanno gli uffici stampa, politici che fanno i finanzieri, commentatori che fanno i protagonisti del reality televisivo quotidiano, imprenditori che fanno i comunicatori e questi ultimi che fanno tutti i mestieri precedenti.Insomma ci piaccia o meno (e a me sicuramente non piace), la marmellata è quel che oggi ci passa il sistema dei media e sarebbe confortante sapere che anche all'interno del Corriere o del Sole ci sono (dall'articolo del New York Times citato) ' gruppi di lavoro che esaminano le questioni chiave del mestiere del giornalista: come migliorare la relazione fra lettori e redattori, come e quanto ridurre l'uso di fonti anonime e come giustificarne l'uso quando diventa indispensabile; come tutelare il lettore dalle opinioni forti del giornalista quando passano per informazione e come assicurare accuratezza e tempestività.'A qualche lettore critico questa potrà sembrare soltanto una intelligente mossa di relazioni pubbliche, oppure un futile esercizio destinato a rapida morte burocratica. 'Ma - conclude il public editor quasi anticipando la fin troppo facile osservazione - voglio assicurarvi che i migliori e più rispettati giornalisti sono impegnati in questo sforzo e che l'uscita di informazioni e articoli sul tema, compreso questo, indica che il lavoro in corso è pubblico.......Se non ricevete ulteriori notizie da me su questo lavoro nelle prossime settimane, ebbene è anche compito vostro pretenderle e richiederle. Auguro a tutti noi un sano, accurato e responsabile anno nuovo!"Eh...cari amici...non sarebbe proprio male! (tmf)  
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