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Arrington: quando quelli del marketing si comportano da "idioti paleolitici"

28/10/2010

Una vicenda d’Oltreoceano, raccontata da _Nicola Mattina_ mostra come alcune dinamiche nei rapporti tra pubblicità, informazione e comunicazione siano simili ovunque. Una questione di grande attualità professionale.

di Nicola Mattina
Michael Arrington, fondatore di Techcrunch, non è certamente uno che le manda a dire, anzi la mancanza di peli sulla lingua e la coerenza della sua condotta sono tra i fattori che ne hanno fatto uno dei più autorevoli commentatori della Silicon Valley.
Il 25 ottobre scrive un post in cui lamenta il fatto che, nonostante le sue credenziali siano ottime, non riesce a ottenere un certo tipo di carta di credito da American Express. Ironicamente, la pagina del post ospita anche un banner di American Express che è inserzionista della testata.
La reazione della agenzia che rappresenta l’azienda è immediata:
Abbiamo trovato questo sul tuo sito oggi e ovviamente non è una buona cosa per Amex e per il marchio Zync. Potete eliminare il post dal vostro sito? Se sì, per favore fatelo il prima possibile. Se non siete in grado di monitorare questo tipo di cose con più attenzione, sfortunatamente non potremo acquistare altra pubblicità da Techcruch in futuro.
La reazione di Arrington è altrettanto repentina e decisa:
Non sono altro che idioti paleolitici del marketing che non riescono a pensare fuori dai soliti schemi. Quel tipo di persone che, non solo si arrabbia quando i propri clienti sono al centro dell’attenzione, ma che minaccia di ritirare la pubblicità se la nostra linea editoriale non è in linea con la loro agenda. Noi non siamo il Wall Street Journal; a noi non piace che ci venga detto cosa possiamo e cosa non possiamo scrivere. Anche se non faremo mai più affari con questa agenzia in futuro dopo questo post, non farò il loro nome. Magari fanno ancora a tempo a salvarsi e, un giorno, mi ringrazieranno.
Nello sfogo di Arrington c’è tutto: l’incapacità degli uomini di marketing di comprendere come sta cambiando il sistema dei media; l’uso scorretto della pubblicità che viene usata come leva per ottenere la compiacenza dei giornalisti; la perdita progressiva e inesorabile di credibilità dei media di massa addomesticati dagli inserzionisti; una testata online che – libera dalla zavorra degli atomi da spostare dalla tipografia all’edicola – preferisce rinunciare a un cliente pur di mantenere la propria autorevolezza.
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