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Barbara, D’Urso, Renzi e la sciura Maria

23/10/2014

Se la costruzione del consenso passa dal legame di fiducia tra il leader e i suoi follower e la relazione si costruisce attraverso un rapporto diretto con la gente, allora che il Premier partecipi alle trasmissioni della domenica pomeriggio, forse, non è una scelta così esecrabile. L’analisi di _Matteo Colle._

di Matteo Colle
Ma davvero c’è qualcuno che rimpiange le tribune politiche in cui un polveroso De Mita con accento nuschese snocciolava siderali formule nel più puro politichese? Sembra una domanda retorica ma a leggere le reazioni all’ospitata del Presidente del Consiglio al contenitore domenicale di Mediaset condotto da Barbara D’Urso, viene da pensare che sia davvero così. Stupisce e scandalizza ancora che un politico vada ospite a una trasmissione televisiva di intrattenimento? La politica deve essere alta e altra rispetto alla leggerezza un po’ cialtrona e un po’ fancazzista del pomeriggio di Canale 5?
I maliziosi vedono nella scelta di Mediaset di costruire una puntata intorno alla celebrazione di Renzi una scelta studiata a tavolino da Silvio Berlusconi per consolidare il patto del Nazareno. Altri, rivolgendo a Renzi la stessa stereotipata critica che la sinistra rivolgeva a Berlusconi, lo accusano di utilizzare la comunicazione e le tv per imbonire gli italiani, poveri scemi rimbambiti davanti al tubo catodico.
Renzi sa che la costruzione del consenso passa dal legame di fiducia tra leader e i suoi follower e che la relazione si costruisce attraverso un rapporto diretto e non intermediato con la gente. E la gente guarda anche Domenica 5, non solo Daria Bignardi e Fabio Fazio. E’ trash? Forse sì, forse no, ma stare dove sta la gente è il compito di ogni leader, la democrazia del pubblico teorizzata da Manin è anche questo.
Matteo Renzi fa e dice cose comprensibili, forse fa il piacione, ma ha capito che il linguaggio fa la realtà e usa le parole per costruire cornici che consentono alla gente di orientarsi nella complessità. E piace perché non sembra un alieno sbarcato per caso al cospetto di Barbara D’Urso. Ve lo ricordate D’Alema che pareva catapultato per sbaglio da Palazzo Chigi dentro gli studi tv a cucinare il risotto? Renzi no, non parla alla casalinga di Voghera con compiacente paternalismo un po’ schifato dal contesto un po’ trash, perché la baracconata televisiva sarà pure ciabattona, ma la responsabilità di un leader è di adattarsi all’ambiente comunicativo, di muovercisi dentro in modo efficace, di plasmarlo alle proprie esigenze, non di evitarlo perché inopportuno o poco consono.
E il selfie con la labbruta conduttrice sarà pure trash, ma in questa epoca di autocomunicazione di massa in cui ciascuno diventa un produttore di informazioni e di notizie e protagonista della loro diffusione, il premier non si sottrae e si presta a fare quello che ogni personaggio pubblico fa. Presta la sua immagine al protagonismo e al narcisismo suo e dei suoi follower come una volta si donava la firma a chi chiedeva l’autografo. Si vada a vedere il repertorio di selfie di e con Obama. E se spiace che si faccia ritrarre con Barbara D’Urso, si abbia il coraggio di dire che è lei che ci fa schifo e che non ha diritto di stare in foto con il Presidente del Consiglio. E poi lo si vada a dire alla sciura Maria.
Fonte: MR Blog
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