Bp: una storia infinita
06/11/2006
L'azienda petrolifera continua a pagare il dazio dell'incidente in Texas alla luce del recente report della Chemical Safety Board e di altri disastri.
Il programma di crisis management del colosso petrolifero era indubbiamente ambizioso, ma il peso dell'esplosione della più grande raffineria dell'azienda in Texas continua a farsi sentire. Da subito Bp ha fatto il mea culpa e ha messo a disposizione delle vittime e dei loro parenti tempestivi aiuti economici. Inoltre ha avviato un programma di sostegno psicologico e spirituale, avvalendosi di un pastore e di esperti di counseling. Infine ha messo a disposizione un sito per garantire la più totale trasparenza nelle indagini e per dare le risposte doverose.
Ma il crisis management, anche se ben congegnato, non è stato sufficiente a cambiare il verdetto della Chemical Safety Board, espressasi in un recente report in termini molto duri per la reputazione già in bilico dell'azienda: le strategie di Bp, in termini di sicurezza, sono state secondo lo studio più orientate alla forma che alla sostanza. E nonostante il dossier non abbia pretese punitive e potere vincolante, è probabile che questo verrà utilizzato dai parenti delle vittime in sede processuale.
Duro colpo per l'azienda che su altri fronti sta attraversando un periodo favorevole, grazie anche alla gestione di John Browne. Bp continua a rispondere delle proprie colpe, ma l'esplosione texana non è l'unico neo per la sua reputazione. L'Economist ripercorre tutti i "peccati" recenti della società, a cominciare dal tentativo di manipolare il mercato del gas propano.
E aspettando il processo, fissato per l'8 novembre, la credibilità è in pericolo. Nonostante il crisis management.
Emanuela Di Pasqua - Totem