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Bugiardi. Così sono ingiustamente considerati i relatori pubblici

23/09/2009

Spin doctors. Venditori di fumo. Mestatori. I termini dispregiativi per definire i relatori pubblici sono svariati e la percezione tra la gente sta peggiorando. Ma una recente ricerca ha misurato in modo empirico lo sviluppo morale dei professionisti di Rp dimostrando, invece, che queste critiche sono ingiuste. L’etica riveste grande importanza per i relatori pubblici che nella classifica sono più in alto di chirurghi e contabili.

Spin doctors. Venditori di fumo. Mestatori. La lista di termini gergali dispregiativi per definire i relatori pubblici è quasi infinita! E la percezione tra la gente – soprattutto i giornalisti – sta peggiorando, con critiche sempre più feroci lanciate negli ultimi anni da Chris Anderson di Wired e Joe Nocera del New York Times.


Una recente ricerca, invece, dimostra che queste critiche sono ingiuste: “I relatori pubblici hanno, invece, un buon livello etico” dice Renita Coleman, borsista al Centro Arthur W. Page per l’Integrità nella Comunicazione Pubblica dello Stato della Pennsylvania.
La Coleman, insieme ad un altro borsista, Lee Wilkins, è autore di un nuovo paper dal titolo “L’evoluzione della morale dei relatori pubblici: un confronto con altre professioni e il miglioramento di eticità nei comportamenti”. Lo studio è stato pubblicato sul numero di luglio del Journal of Public Relations Research.


I professionisti di rp, osserva la Coleman, “mostrano analogie con altri professionisti che hanno livelli simili di formazione quali i giornalisti, le infermiere e gli studenti di odontoiatria”.
In effetti, i relatori pubblici hanno avuto un punteggio superiore ai chirurghi ortopedici, ai commercianti, agli studenti di ragioneria e di veterinaria.


Si tratta della prima ricerca che misura in modo empirico lo sviluppo morale dei relatori pubblici in attività. La Coleman, assistente alla cattedra di giornalismo dell’Università di Texas a Austin e Wilkins, docente di giornalismo all’Università di Missouri-Columbia, hanno scelto di intervistare persone scelte a caso nelle 400 maggiori società di relazioni pubbliche.


Il questionario proponeva sei dilemmi etici e chiedeva ai rispondenti di dare un voto a dodici affermazioni per ciascuno, in base al peso che avrebbe avuto nel prendere la decisione. I voti andavano da uno, uguale ‘non importante’ a cinque, uguale ‘della massima importanza’. Il test si proponeva di misurare il livello di eticità in cinque settori: scrupoli connessi al business, ragioni interne, lealtà e rispetto, condizionamenti di ordine religioso e condizionamenti esterni.


I risultati del test sui relatori pubblici sono stati confrontati con quelli di altri 19 gruppi i cui membri erano stati sottoposti, in passato, ad uno studio analogo. I seminaristi e i filosofi sono i primi in assoluto per quanto riguardo l’impegno morale misurato dal test. Seguono gli studenti di medicina, i medici, i giornalisti, gli studenti di odontoiatria, le infermiere e i relatori pubblici.


Gli ultimi in classifica? Studenti della scuola superiore, solo un gradino al di sopra dei detenuti!
“Ma non c’è niente di cui stupirsi, osserva la Coleman, perché l’età e l’educazione sono i migliori profeti dell’impegno morale – più se ne hanno, meglio ci si comporta. E questo spiega anche perché gli studenti delle media hanno ancora bisogno della guida dei genitori”.


Contrariamente a quanto si crede, Coleman e Wilkins affermano che l’etica riveste grande importanza per i professionisti di rp: “I relatori pubblici vedono il loro ruolo come una connessione tra i clienti e il mondo esterno, soprattutto attraverso i giornalisti e i nuovi media.
Per portare a termine questa funzione, hanno bisogno di mantenere la fiducia di entrambe le parti, ma soprattutto quella dei giornalisti che sono già scettici circa il loro ruolo istituzionale e le loro motivazioni personali. Di conseguenza, l’onestà e l’assenza di volontà di ingannare coloro che ricevono le informazioni sono essenziali nella pratica di relazioni pubbliche efficaci”.


(traduzione F.C.)


tratto da Daily ‘Dog
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