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Cambiamo tutto!

11/04/2013

In un momento buio, un libro ottimista sul potere della rete di cambiare la realtà che ci circonda. _Andrea Ferrazzi_ individua, nell’ultimo lavoro di _Riccardo Luna,_ tre diversi livelli di lettura, come una mela, che “è gustosa, ma se non è mangiata con cautela e senso critico rischia è essere come il frutto avvelenato della favola di Biancaneve”.

Il nuovo libro di Riccardo Luna (Cambiamo tutto, Laterza) va letto come si mangia una mela. C’è la buccia: l’ottimismo che emerge sin dal titolo e che avvolge l’intero volume. Contrariamente a quanto si crede non è questa la parte più nutriente del frutto, ma è comunque ricca di fibre e quindi fa bene alla salute: in un momento in cui prevalgono incertezza, paura e frustrazione, un’iniezione di fiducia aiuta il morale. Per l’autore, internet può contribuire alla rinascita dell’Italia, e non solo. E’ lo strumento che, se adeguatamente utilizzato, può addirittura cambiare il mondo. E, manco a dirlo, in meglio.
«Internet – afferma l’ex direttore di Wired – è la più grande piattaforma di comunicazione che l’umanità abbia mai avuto. E’ l’apoteosi della condivisione della conoscenza, l’incubatore del mondo che verrà». Di più: Internet sta «ribaltando il nostro sistema di valori» e «se i valori sono i pilastri della convivenza civile» si può dire che «siamo all’alba di una nuova società» «Chiamiamolo pure: un mondo migliore», scrive Riccardo Luna.
Tutto questo «ottimismo razionale», proprio come la buccia di una mela, deve essere masticato bene. Altrimenti va di traverso. Ma dà colore e profumo, in una situazione grigia e avvilente. Ovviamente è preferibile mangiare la buccia insieme alla polpa, che è la parte del libro in cui si descrive la rivoluzione economica che innovatori, startupper, makers e dreamer stanno già attuando. Si raccontano alcune storie di successo, di italiani che, come in una favola, riescono a sconfiggere i tanti «draghi» che stanno bruciando il nostro presente e il nostro futuro. Attraverso storie reali si scopre che «è in atto una rivoluzione pacifica e fin troppo silenziosa che passa attraverso l’innovazione e che investe il modo di studiare, di fare scienza, di fare impresa, di creare lavoro e di lavorare, di produrre valore e di consumare».
Finita la polpa, però, si arriva al torsolo. Alla parte della mela da gettare nella spazzatura, anche perché contiene i semi che, come non tutti sanno, sono pure un po’ tossici. Sono le pagine dedicate a coloro che pensano che con la rete la politica possa tornare ad essere una cosa bella. L’ex direttore di Wired, dopo aver raccontato come è nata e come si è sviluppata la candidatura del web al Premio Nobel della Pace, parla di Democrazia Aumentata, «ovvero una democrazia potenziata e resa più efficiente dagli strumenti e della cultura del web». E’ qui che l’ottimismo diventa ingenuità, per effetto di un’impostazione che vede nell’attivismo online una sorte di rinascita dello spirito sessantottino, con una malcelata voglia di abbattere le vecchie élite e un sistema di rappresentanza considerato antiquato. La rete favorisce la trasparenza e la partecipazione, dice l’autore, e perciò migliora la qualità della democrazia. Niente più sprechi, nella casa di vetro dove nulla può più essere nascosto ai cittadini. E soluzioni migliori, grazie al loro coinvolgimento ai processi decisionali.
Questa visione idilliaca porta però con sé i semi di una deriva preoccupante. Evitando di prendere in considerazione i tanti aspetti problematici del rapporto tra democrazia e web, l’autore evidenza un approccio ideologico e tecno-determinista che non aiuta certo la riflessione su un tema fondamentale. Che internet sia la medicina che, da sola, può curare le nostre malandate istituzioni è un’illusione pericolosa.
Così come pensare che la democrazia sia solo partecipazione ai processi decisionali. Certo, la rivoluzione dal basso auspicata da Riccardo Luna è affascinante, proprio come le vecchie ideologie del passato. Ma non per questo va sposata ciecamente: la storia insegna quali possono essere le conseguenze.
Insomma: l’ex direttore di Wired ha scritto L’uomo a una connessione, la nuova bibbia dei cyber-sessantottini, dei barricadieri 2.0, degli utopisti digitali, della Generazione C, anzi SC: sempre connessa. La sua mela è gustosa, ma se non è mangiata con cautela e senso critico rischia è essere come il frutto avvelenato della favola di Biancaneve. Solo che Biancaneve, in questo caso, siamo noi.

Cambiamo tutto!
La rivoluzione degli innovatori
R. Luna
Editori Laterza, 2013
pp. 172, € 14,00
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