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Certificare la parità: quando il cambiamento è più forte dei trend

20/01/2025

Rosella Scalone, componente della Commissione Relazioni di Genere

I dati dimostrano come la UNI/PdR 125:2022 stia trasformando il tessuto organizzativo italiano, creando basi solide per una cultura più equa e sostenibile.

 

I dati confermano il valore della certificazione di parità di genere: a due anni dall'introduzione della UNI/PdR 125:2022, le organizzazioni certificate hanno registrato risultati significativi e misurabili. Una recente ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore evidenzia come questo strumento stia trasformando concretamente il tessuto organizzativo italiano. Le prime tre aree della certificazione - cultura e strategia, governance e processi HR - registrano tassi di raggiungimento tra l'85% e il 90%, dimostrando che le organizzazioni stanno costruendo solide basi strutturali per la parità di genere.

 

La certificazione UNI/PdR 125:2022 non è una semplice dichiarazione di intenti o una policy aziendale. È uno strumento concreto, nato in Italia, sviluppato con UNI, supportato dal PNRR e integrato nel nostro sistema normativo. Rappresenta un percorso strutturato che porta a cambiamenti tangibili nell'organizzazione del lavoro e nelle opportunità professionali.

 

I risultati parlano chiaro: le realtà certificate riportano un incremento nella capacità di attrarre talenti, una riduzione del turnover e un miglioramento del clima aziendale, elementi che si traducono in una maggiore efficienza e produttività. Le sfide più significative emergono nelle aree delle opportunità di crescita, dove solo il 49,85% delle imprese raggiunge gli obiettivi, nell'equità remunerativa e nella conciliazione vita-lavoro, confermando quanto questo strumento sia necessario per guidare un cambiamento concreto e misurabile.

 

Particolarmente significativa è la scelta di ordini professionali, associazioni e istituzioni di intraprendere questo percorso. Non lo fanno per i vantaggi economici, che sono peraltro destinati alle aziende, ma perché credono nel valore trasformativo di questo strumento. La loro decisione di certificarsi ha un impatto che va oltre i confini dell'organizzazione, influenzando positivamente tutto il sistema professionale e la società nel suo complesso.

 

L'esperienza sul campo dimostra che le organizzazioni che intraprendono questo percorso lo fanno con convinzione e serietà, implementando cambiamenti reali nelle politiche di assunzione, nei percorsi di carriera, nella conciliazione vita-lavoro. Sono trasformazioni concrete che stanno gradualmente modificando il tessuto lavorativo italiano, contribuendo a creare una cultura organizzativa più equilibrata e rispettosa.

 

Il valore di questo strumento assume particolare rilevanza nell'attuale contesto comunicativo. La certificazione permette di andare oltre la narrativa superficiale sulla parità di genere, dimostrando con evidenze concrete e misurabili l'impegno di un'organizzazione. In un'epoca in cui la credibilità si costruisce attraverso azioni tangibili, questo percorso rappresenta la differenza tra chi si limita a parlare di cambiamento e chi sceglie di esserne protagonista. È uno strumento che trasforma i valori in pratiche verificabili, permettendo di guidare il dibattito pubblico con l'autorevolezza dell'esperienza diretta.

 

Non si tratta quindi di seguire una tendenza, ma di contribuire attivamente a un cambiamento culturale necessario e duraturo. Il fatto che sempre più organizzazioni scelgano questo percorso dimostra come la certificazione sia uno strumento di valore sociale prima ancora che economico, capace di generare un impatto positivo e misurabile sulla nostra società.

 

La vera sfida è comprendere come questo strumento possa essere utilizzato al meglio per creare un cambiamento duraturo nel nostro sistema professionale e sociale. Un cambiamento che punta a costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti.

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