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Comunicare al tempo delle crisi bancarie

11/10/2016

Giovanni Landolfi

C’è stato un grande imbroglio, ma anche una grande leggerezza da parte degli enti di controllo: è stato il focus del confronto con Stefano Righi, caposervizio al Corriere della Sera, durante l’incontro organizzato a Verona il 1° ottobre da Ferpi Triveneto sul tema: “Banche, fallimenti e comunicazione finanziaria”. Un'occasione per ragionare su quello che hanno fatto, detto e scritto giornalisti e comunicatori d’impresa.

 

C’è stato un grande imbroglio, ma anche una grande leggerezza da parte degli enti di controllo: si può sintetizzare così l’asse attorno al quale si è sviluppato il confronto con Stefano Righi, caposervizio al Corriere della Sera, durante l’incontro organizzato a Verona il 1° ottobre da Ferpi Triveneto sul tema: “Banche, fallimenti e comunicazione finanziaria”. Lo spunto per parlarne era il libro “Il grande imbroglio. Come le banche si prendono i nostri risparmi” (Guerini, 2016), con cui Righi ricostruisce passo per passo il baratro che ha inghiottito un bel po’ di banche italiane, dalla Banca Popolare di Vicenza a Veneto Banca, passando per la Cassa di Risparmio di Chieti e quella di Ferrara, la Banca delle Marche e la Popolare dell’Etruria e del Lazio, fino al Monte dei Paschi di Siena.

Il grande imbroglio della definizione artificiale del prezzo delle azioni delle banche popolari, affidato a un perito di parte senza riscontri col mercato, si è sommato a una vigilanza eccessivamente prudente, dato che i primi rilievi alle banche oggi fallite risalgono a 15 anni prima, e a banchieri arroganti, capaci di distruggere valore per milioni di piccoli azionisti e di chiudere gli occhi fino all’ultimo davanti all’evidenza: “Celebre il caso della Popolare dell’Etruria – cita Righi – che nel 2014, quando era già una banca tecnicamente fallita, rifiutò l’offerta di acquisto della Popolare di Vicenza”.

Al di là della cronaca, l’incontro è stata l’occasione per ragionare su quello che hanno fatto, detto e scritto giornalisti e comunicatori d’impresa: “Le pagine dei giornali stanno lì a dimostrare che la stampa aveva denunciato per tempo i problemi delle banche decotte”, ha spiegato Righi. “Si poteva fare di più? I comunicatori delle banche potevano fare qualcosa di diverso? Difficile dirlo oggi”. Certo è che il sistema dei controlli non ha funzionato e questa deve essere una lezione per il futuro. Futuro ancora incerto visto che le procedure di accorpamento tra banche, che erano state indicate come una possibile via d'uscita, non sono state ancora completate e, in alcuni casi, neppure iniziate.
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