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Comunicare il cambiamento attraverso la cultura economica

11/05/2022

Marcello Presicci

L'importanza dell’educazione finanziaria e il ruolo della comunicazione sono al centro del contributo di Marcello Presicci, Presidente Advisory Board Fondazione Educazione Finanziaria ed Economica.

Il lessico economico oggi prende largamente in prestito termini inglesi, ma il problema non è la comprensione di singole parole come spread o stock option, quanto la valutazione del loro impatto nella quotidianità di ognuno di noi. 

Nei nostri dizionari la voce “finanza” non ha nessuna connotazione che faccia riferimento, ad esempio, alla distinzione fra economia reale ed economia finanziaria. La finanza oggi è ben altra cosa: è teoria del portafoglio, è prodotti finanziari di mille tipi, dalle obbligazioni alle azioni alle opzioni; è mercati finanziari, che digeriscono enormi quantità di informazione e sui quali questi prodotti vengono scambiati; è, infine, una disciplina accademica che ha visto crescere enormemente la propria influenza all’interno della scienza economica. 

Il linguaggio dell’economia è prettamente tecnico e deriva dall’uso comune di alcune parole: pensiamo a termini come produttività, efficienza o rischio, che però in ambito finanziario assumono un significato ben preciso. Questo significato tecnico entra poi nell’uso comune, attraverso i mezzi di comunicazione di massa e l’opera dei divulgatori. Richard Feynman, che si autodefinisce nobelist physicist, teacher, storyteller, bongo player”, è uno dei più grandi fisici teorici della storia (nel 1965 ha vinto il Premio Nobel per la Fisica per lo sviluppo dell'elettrodinamica quantistica) e un divulgatore scientifico in grado di spiegare a tutti, in modo corretto le teorie più indecifrabili. Perché è interessante richiamarlo in questo articolo sull’importanza di comunicare l’educazione finanziaria? Perché Feynman ci insegna a capire la differenza tra imparare una cosa e capirla. Affinché il processo formativo funzioni davvero, abbiamo necessità di applicare la conoscenza e successivamente apprendere in modo progressivo, dove ogni azione, se errata, viene corretta. In pratica se ognuno di noi avesse un termine di paragone esatto, gli errori commessi sarebbero solo tappe intermedie sulla strada di un processo educativo efficace. Ciò che Feynman intuisce, oggi è chiaro nell’ambito dell’educazione finanziaria dove la comunicazione, se si vuole che sia efficace, non può e non deve limitarsi alla sola informazione, poiché ciò non è minimamente sufficiente a indurre comportamenti corretti. Dovremmo poi aprire un capitolo a parte sulle fonti delle informazioni, sulla loro attendibilità e autorevolezza e infine anche sui volumi eccessivi ai quali ognuno di noi è sottoposto quotidianamente ma, proprio per queste ragioni, è necessario affiancare alla mera conoscenza il concetto di relazione. La Fondazione per L’Educazione finanziaria e al risparmio, grazie al suo approccio valoriale ai temi dell’economia, entra in gioco in questo preciso istante nella sua qualità di divulgatrice e mediatrice culturale e, come tale, la prima domanda alla quale tutte le attività della Fondazione devono rispondere positivamente è “Riusciamo a farci capire quando parliamo di economia?” e la seconda è “Ciò che facciamo è efficace?” 

Ed è questa la sfida più avvincente, per chi si occupa di educazione finanziaria: relazionarsi con le persone non da un palco ma su un terreno comune di scambio che abbini il giusto linguaggio e il giusto canale di comunicazione: solo in questo modo si può generare un rapporto di fiducia attraverso la relazione ed è questo il primo passo per una piena efficacia del processo di comunicazione. 

La fiducia tra le parti ci conduce verso la comprensione dei fenomeni e degli accadimenti, specie qualora questi risultano complicati da più variabili e situazioni contingenti e, dalla comprensione dei fenomeni si passa quindi all’agire nella quotidianità. È solo grazie alla motivazione che possiamo adottare un nuovo paradigma culturale che si traduce in comportamenti corretti, ma tutto ciò non può avvenire se alla base non si sceglie un processo di comunicazione adeguato.

La distinzione tra informazione e comunicazione è essenziale, secondo la BCE, per la comprensione del ruolo degli intermediari finanziari in futuro. Fino ad oggi in effetti ci si è molto concentrati sulla macrocategoria delle Informazioni, ponendo - sicuramente a ragione - come centrale il tema delle asimmetrie informative; ci si è soffermati meno sul tema della comunicazione, inteso come un percorso composto da relazione, fiducia, motivazione e azione, ritenendo che bastasse ridurre le disparità di accesso all’informazione per sanare un divario culturale che trova radici ben più profonde nella formazione stessa delle persone.

Per pensare di avere risultati tangibili, FEduF crede nella forza del partenariato e della creazione di reti che possano rendere sinergiche e più efficaci le singole azioni e collabora da sempre con le Istituzioni pubbliche e con il Comitato per l’educazione finanziaria. Ciò che la Fondazione si avvia a rafforzare è il suo ruolo di catalizzatore delle energie private, un fil rouge che colleghi e valorizzi anche le iniziative realizzate singolarmente, in un’ottica di potenziamento e sinergia. La strada imboccata è quella della sussidiarietà orizzontale, nella certezza che la nostra azione possa contribuire in modo rilevante allo sviluppo del capitale umano e al bene del Paese. Questa strada non può però prescindere dalla componente pubblica, perché l’impegno che il settore privato profonde da anni possa trovare una scala più ampia e strutturale.

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