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Confindustria: nuovo Presidente il collega Montezemolo

23/03/2004

Riusciremo a recuperare competitività trasformando questa campagna elettorale fino al 2006 in una iniziativa condivisa di relazioni pubbliche per il rilancio della fiducia di imprese e famiglie?

Non tutti ricordano che Luca Cordero di Montezemolo, nuovo Presidente designato di Confindustria, alle prese con un impegnativo incarico di riposizionamento di una organizzazione fortemente decaduta, è prima di tutto un eccellente relatore pubblico. Relatore nel 1981 al primo grande convegno sulle sponsorizzazioni culturali che si tenne alla Piccola Scala di Milano con un documento di base predisposto dalla Ferpi, Luca con una sua agenzia di relazioni pubbliche organizzò il primo consorzio italiano di imprese per l'America's Cup e fece sognare gli italiani con l'avventura di Azzurra. Quindi in Fiat come direttore delle relazioni esterne per poi passare al ruolo di amministratore delegato in Cinzano etc... fino alla leadership della Ferrari.Da buon professionista, le sue prime dichiarazioni da Presidente non ancora ufficiale sono tutte improntate alla necessità che il tessuto economico e produttivo Italiano 'faccia sistema' per recuperare la competitività perduta. Auguri Luca. Speriamo non sia troppo tardi!Il Sole 24 Ore di domenica 27 dedica l'intera pagina tre a confrontare i suggerimenti e le proposte dei più importanti e reputati centri studi per la ripresa economica. Non sorprende che le relazioni pubbliche siano il cemento della maggior parte delle risposte.

Per Paolo Garonna, del centro studi di Confindustria: "Il punto di attacco deve essere un'operazione fiducia, da condurre in modo davvero credibile, non come un'operazione di propaganda... Tutte queste cose servono per contribuire a lanciare il segnale che c'è una classe dirigente in grado di svolgere i suoi compiti... L'essenziale è non dare l'impressione che rispetto a questi problemi non ci sia una governance... La cui insufficienza è fortemente percepita nelle indagini qualitative."
Per Giorgio Ruffolo del Centro Europa Ricerche "La nostra valutazione è che ci troviamo di fronte a una caduta generale della fiducia... Bisogna dare alle famiglie la percezione che effettivamente la corsa dei prezzi sia fermata... C'è grande confusione e non è chiaro dove si voglia realmente andare..."
Per Pia Saraceno dell'Istituto di Ricerche per l'economia e la finanza: "Non si possono fare continuamente annunci di cambiamenti radicali seguiti da inerzia operativa... La prima indicazione di policy è che occorrono meno annunci strepitosi e più attenzione alle conseguenze delle proprie decisioni..."
Per Olivier Blanchard dell'Isae: "...l'elemento decisivo, in questo momento, è cambiare lo stato delle aspettative. I nostri indici sul clima di fiducia per quanto riguarda imprese e famiglie si sono attestati su un punto minimo...."
Per Paolo Onofri di Prometeia: "Studiare politiche che favoriscano l'aumento delle dimensioni delle aziende e potenziare i consorzi fra imprese e università per sviluppare nuove idee... Definire una strategia per tranquillizzare le famiglie..."
Come si può osservare le proposte dei migliori centri studi del Paese insistono su fiducia, governance, basta con la politica degli annunci, networking fra università e imprese, recupero credibilità della politica dei prezzi. Sono tutte attività che presuppongono un centro responsabile, che tiene conto delle aspettative dei suoi stakeholder (famiglie, imprese), definisce obiettivi realistici, li comunica credibilmente e sobriamente agli influenti affinché li facciano propri e li ritrasmettano forti della credibilità del messaggero ai destinatari. Stiamo parlando di una campagna di relazioni pubbliche come la intendiamo noi. Chissà che il nostro collega Luca di Montezemolo non si appresti a proporre qualcosa di simile. Noi ci stiamo. Ma, parafrasando l'ottimo intervento di Sissi Peloso all'incontro della scorsa settimana con Giuliano Amato e proprio per evitare la politica degli annunci, occorre garantire che via sia (a priori) un centro responsabile. Forse la gravità della situazione in cui ci troviamo riuscirà a congelare questa campagna elettorale fino al 2006? Forse ci si convincerà che solo trasformando la campagna elettorale in una campagna di rp per il rilancio della nostra economia e il recupero della fiducia di famiglie e imprese, si potrà sperare di uscire dal declino?Toni Muzi Falconi
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