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Elogio della concorrenza: un articolo di Paolo D'Anselmi

15/03/2005
Se Confindustria porta a bilancio sociale il contributo del suo ufficio studi al tenore culturale della nazione, l'Antitrust nella prossima relazione annuale esorbita nei valori sociali con un elogio della concorrenza a tutto campo che suscita qualche perplessità. "Declino o non declino attacca l'autorità - se questa società vuole andare avanti sul cammino del capitalismo ben temperato, ci vuole una dose da cavallo di un vecchio antibiotico: la concorrenza. Il primo passo da fare è smascherare un finto fantasma. Parlar di concorrenza è infatti anatema. La concorrenza è spietata, anzi è sempre più spietata. Vanno bene le sue pallide ancelle: la trasparenza, la par condicio, le pari opportunità, ma la concorrenza s'ha paura a nominarla, come il cancro."E se la concorrenza fosse invece pia? prosegue l'autorità - Basta chiederlo agli esclusi: ai disoccupati, esclusi dal lavoro da lavoratori sovra-garantiti; ai viaggiatori dei mezzi pubblici, bloccati dalla concorrenza sleale dei mezzi privati, che congestionano l'ambiente senza portarne il costo, bloccati da scioperi di chi non rischia nulla; ai neri bravi, esclusi dai neri somari che immigrano al posto loro, in assenza di meccanismi formali di immigrazione; ai candidati nei concorsi pubblici, frustrati dalla finalizzazione di molte gare; ai clienti delle professioni protette, che non possono cambiare avvocato e se lo fanno sbattono il muso sul cartello delle tariffe; agli elettori dei partiti politici, esclusi dalla scelta dei candidati per la assenza di meccanismi di elezione primaria; ai clienti delle banche, frustrati dal non passa lo straniero di via nazionale."La concorrenza è il crinale sul quale si gioca il futuro della società. Non importano destra e sinistra, sud e nord, evasori e tartassati, padroni e operai: il crinale è chi è soggetto a concorrenza e chi no. Né la distinzione pubblico / privato individua il discrimine tra concorrenziato e non concorrenziato. Si suppone infatti che il pubblico non sia assoggettabile a concorrenza, ma non è così. Chiariamo con un esempio. La concorrenza fra Asl aziende sanitarie locali si può fare se non si impone ai cittadini di farsi assistere in base ad una competenza territoriale delle Usl stesse. E mi pare che oggi sia già così. L'altra condizione è che i diversi offerenti portino le conseguenze della domanda effettivamente servita. Vale a dire: la Asl cui si rivolgono più clienti deve essere premiata rispetto alla Asl cui si rivolgono meno clienti. A parità di condizioni, si intende. Premiata in che modo? Con premi al personale, con maggiori risorse per investimento. E chi decide tutto questo? Degli assessorati alla sanità felici di fare un lavoro di valutazione, benchmark e assegnazione delle risorse."Vediamo quindi che le condizioni per l'attuarsi della concorrenza non sono necessariamente di privatizzazione forzata. Ciò di cui la concorrenza ha bisogno è la molteplicità della offerta e la effettività della domanda. Occorre rifuggire dalle sirene delle economie di scala e creare l'ufficio postale giallo in concorrenza con l'ufficio postale blu. La economicità ed efficienza del lavoro dell'ufficio postale dipende molto di più dalla realtà della concorrenza che dalle economie di scala. Queste ultime sono un fatto squisitamente tecnico, taylorista mentre la concorrenza mette in tiro gli esseri umani che operano in ciascuna organizzazione, con evidente vantaggio della performance della organizzazione stessa. l'autorità conclude che - La concorrenza spietata è la concorrenza che non c'è."Paolo D'Anselmi
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