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Ferpi: verso un nuovo modello associativo

29/11/2012

Il Consiglio Direttivo Nazionale di Ferpi ha avviato una campagna di ascolto rivolta ai soci ma anche agli oltre 50 mila professionisti non soci che seguono, attraverso i media della Federazione (sito, newsletter e magazine), sulla necessità di revisionare il modello associativo e dunque lo statuto. Un’esigenza dettata dal mutato scenario professionale.

Negli ultimi decenni la funzione e la professione delle Relazioni pubbliche è cambiata radicalmente. “Oggi, per la prima volta nella storia” – com’è emerso nel Mandato di Melbourne – “l’accesso dei pubblici della comunicazione alla comunicazione stessa come protagonisti rappresenta la vera nuova sfida e allo stesso tempo un’opportunità per le relazioni pubbliche, le organizzazioni e per la società. Il nuovo scenario che si sta delineando richiede un nuovo mandato per le Rp e, più in generale, per la comunicazione”. Questo scenario chiede un “cambio di passo” alla Ferpi che dal 1970 aggrega e rappresenta in Italia i professionisti delle Relazioni pubbliche e più in generale della comunicazione.
“Nel corso degli ultimi mesi è emersa la necessità di accelerare il percorso di riflessione sul modello associativo avviato dal Consiglio Nazionale” – afferma il Presidente Patrizia Rutigliano – “I cambiamenti in corso nella nostra società e alcune criticità organizzative interne rendono urgente un ripensamento sul ruolo e sulla funzione di Ferpi”.
Cambio di passo che significa revisionare il modello associativo rendendolo più adeguato ai tempi e alle aspettative dei professionisti. E’ l’obiettivo ambizioso che si è posto il Consiglio Direttivo Nazionale della Federazione dando il via, dopo diversi mesi di analisi e dibattito interno, al processo di revisione dello statuto. Il processo, sotto la supervisione del Consiglio Direttivo Nazionale stesso, nella prima fase è stato guidato da Fabio Bistoncini, già vice presidente di Ferpi che, dopo una lunga fase di analisi e ascolto di alcuni tra i soci e professionisti non soci più rappresentativi del panorama nazionale, ha messo a punto un documento La Ferpi che vorrei che traccia la strada verso la revisione dello Statuto.
Fondamentale, in questo percorso, il ruolo che avrà ogni singolo socio e i professionisti non soci che vorranno dare a Ferpi il proprio contributo su come vedono e cosa si aspettano da un’associazione professionale.
Lo scenario e il ruolo di Ferpi
“E’ da qualche anno che si assiste ad una forte espansione del ruolo e dell’importanza della comunicazione ed in particolare della nostra disciplina (le Relazioni pubbliche)” – afferma Fabio Bistoncini – “Questa aumentata consapevolezza della necessità di comunicare ha determinato un forte incremento del mercato, la ricerca di nuove professionalità consulenziali, il consolidamento della figura del comunicatore come elemento rilevante all’interno delle organizzazioni. Soprattutto in considerazione che la tendenza evolutiva pone al centro delle attività di tutte le organizzazione la creazione di una relazione con gli stakeholder strategici”.
Si moltiplicano le occasioni formative (corsi di laurea, master, corsi di formazione) determinando l’ingresso nel mercato del lavoro di nuovi soggetti dotati, forse per la prima volta, di un solido bagaglio teorico a cui si aggiunge la conoscenza di alcune tecnicalità e dei primi concreti rudimenti del nostro lavoro.
La disintermediazione della nostra società, la conseguente necessità di avviare un dialogo continuo e costante con i propri stakeholder, l’avvento dei social media: dinamiche e loro effetti che rafforzano la nostra professione e che, conseguentemente, pongono in crisi altri soggetti a noi contigui. Giornalisti e
pubblicitari devono reinventarsi il proprio lavoro seguendo delle pratiche che appartengono al nostro patrimonio professionale e culturale. Al tempo stesso si deve notare ancora una situazione di arretratezza culturale diffusa sul nostro lavoro, la persistenza di alcuni stereotipi che rischiano di sminuire la strategicità che le RP possono e devono avere nel raggiungimento degli obiettivi organizzativi. Inoltre, per alcune specializzazioni (vedi le relazioni istituzionali) i tentativi normativi che sono stati portati avanti da alcuni interlocutori pubblici, proprio in questi ultimi mesi, dimostrano un approccio distonico e non omogeneo.
Se è da segnalare positivamente quanto svolto dal Ministero delle Politiche Agricole per l’emersione dei gruppi d’interesse, al contrario il dibattito scaturito attorno al reato del “traffico di influenze” dimostra che la consapevolezza dell’importanza di un approccio professionale alle relazioni istituzionali non sia ancora diventato patrimonio comune all’interno del nostro sistema politico e istituzionale.
Se il mercato, in alcuni contesti ben definiti, sta premiando la nostra professione è altresì vero che la strada per una sua affermazione identitaria è ancora molto molto lunga. Ferpi rappresenta sicuramente qualcosa di unico all’interno del patrimonio associativo del nostro Paese: di conoscenze e competenze che hanno raggiunto un livello di reputazione e notorietà importanti. Alcuni dei nostri soci ricoprono infatti dei ruoli apicali nell’ambito di aziende (pubbliche e private), Istituzioni, strutture consulenziali.
Le linee guida
Il documento “La Ferpi che vorrei” è suddiviso in quattro parti. Una prima parte più generale sullo scenario professionale e di mercato, risultato di una serie di interviste con alcuni tra i più autorevoli protagonisti della comunicazione. Una seconda parte di analisi su Ferpi che sintetizza punti forti e criticità della Federazione. La terza parte del documento propone la modalità progettuale e la metodologia per la campagna d’ascolto che si svilupperà online attraverso il sito Ferpi e in un momento assembleare, Ferpi Talk, previsto a Bologna per il 26 gennaio. Infine sono indicate quattro aree su cui si chiede il contributo dei soci.
La prima è sul “patto associativo”. Le ragioni del perché stare insieme e la riscoperta del “senso” associativo, pilastri dell’esistenza della Federazione. Una riflessione non banale che rimanda ai mutati confini della professione sempre più allargati e pone una domanda: quali i profili di adesione all’associazione?
Altro aspetto (il secondo) che il documento propone è quello, oggi non più rinviabile, sul modello organizzativo e la sua governance. Il ruolo e la funzione degli organi statutari, le modalità di elezione dei vertici associativi e la loro durata.
Poi il ruolo dei territori. Le delegazioni territoriali servono? Quale deve essere il rapporto con l’Associazione?
Infine il punto centrale dell’esistenza di una community professionale come Ferpi: l’aggiornamento professionale e la formazione. Quali le nuove aspettative formative. Ferpi deve proporle autonomamente o in sinergia con altri soggetti?
Come dare il proprio contributo
E’ possibile rispondere alla campagna d’ascolto in due modalità. I professionisti che non sono soci Ferpi basta registrarsi sul sito e nell’area Statuto postare il proprio contributo sulle aspettative verso Ferpi.
Per i soci, invece, basta accedere a FerpiNet, il social network interno, e postare il proprio contributo o intervenire nel dibattitto. E’ stata creata un’area dedicata allo Statuto (nella barra Menù del profilo personale), dove può essere postato il documento Ferpi Talk, elaborato dal coordinatore del progetto “sviluppo associativo”, nell’ambito della delega all’Advocacy. Quest’area ospiterà il nostro dibattito sul futuro della “Ferpi che vorrei”, le proposte e le indicazioni sul ruolo di Ferpi nei confronti degli iscritti e la sua funzione di rappresentanza presso gli esterni. Al contributo di testo sarà ovviamente possibile aggiungere immagini, documenti o video. Tutti i contributi saranno pubblicati nell’area FerpiNet dedicata allo Statuto dove, come già accade per il sito, sarà possibile commentare ogni singola proposta.
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