Marina dalle Carbonare
Arianna Traviglia, che sarà a InspiringPR con noi, coordina il Centre for Cultural Heritage Technology (CCHT), un centro dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), che si propone di promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie per l'analisi, la conservazione e la protezione del patrimonio culturale.
Nel suo intervento la dottoressa Traviglia ci accompagnerà in un viaggio affascinante per mostrarci le grandi opportunità aperte dall’utilizzo di queste nuove tecnologie. È tuttavia essenziale farne un uso sempre responsabile e trasparente, per potenziare competenza e sensibilità umane e consapevoli che in ogni attività pianificata “l’etica non è un elemento accessorio, ma un principio guida fin dalle fasi di progettazione”
Attraverso l’utilizzo dell’innovazione e della tecnologia lei si occupa all’IIT di preservare e valorizzare il patrimonio culturale: in che modo i nuovi strumenti possono contribuirvi garantendo il rispetto dell’integrità storica e artistica?
Attraverso strumenti come la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale, è oggi possibile preservare e valorizzare il patrimonio culturale in modi prima impensabili: dalla ricostruzione virtuale di manufatti antichi danneggiati, alla catalogazione automatica di collezioni, fino al monitoraggio in tempo reale di traffici illeciti del patrimonio culturale. Questi strumenti permettono di migliorare l’accesso e la comprensione dei beni culturali, ma devono essere impiegati con attenzione per non compromettere l’integrità storica e artistica degli oggetti stessi e dei contesti in cui essi si trovano e la loro comprensione da parte di un pubblico che, proprio attraverso la ‘disponibilità digitale’, si fa ora globale. Ad esempio, l’utilizzo dell’IA per il riconoscimento e la ricostruzione di reperti archeologici deve basarsi su dati scientificamente validati e coinvolgere archeologi e storici dell’arte, per evitare interpretazioni errate o semplificazioni eccessive, frutto di un utilizzo di dati non controllati ‘in entrata’ che l’Intelligenza Artificiale non è in grado di ‘filtrare’ come farebbe un esperto. Solo così l’innovazione può davvero contribuire alla ricerca sul patrimonio culturale e alla sua tutela, senza tradire il suo senso profondo.
Quali tecnologie avanzate, in particolare l’intelligenza artificiale, vengono utilizzate per l’analisi e la gestione dei dati relativi ai beni culturali e d è possibile che questo approccio offra opportunità per potenziare la comunicazione?
Vi sono ormai già disponibili diverse tecnologie avanzate per l’analisi e la gestione dei dati sui beni culturali. Alcuni sono direttamente legati alla ricerca sui beni stessi, come sistemi di Intelligenza Artificiale per la classificazione automatica di immagini e testi o il riconoscimento di ‘pattern’ all’interno di documenti conservati negli archivi storici. Altri sono legati all’interazione tra i beni culturali e il pubblico che viene con essi a contatto, ad esempio sistemi di IA che danno la possibilità di analizzare le reazioni del pubblico davanti alla visione di un’opera o valutarne gli interessi e preferenze all’interno di uno spazio museale. L’IA consente, ad esempio, di raccogliere e interpretare dati comportamentali attraverso sensori e dispositivi mobili, i cui risultati possono essere automaticamente analizzati in tempo reale.
Questo approccio offre grandi opportunità per potenziare la comunicazione nei musei, gallerie e parchi archeologici: strumenti basati sull’IA possono generare percorsi personalizzati per i visitatori, tradurre contenuti in tempo reale, o creare narrazioni interattive che rendano il patrimonio più accessibile e coinvolgente per un pubblico globale. Tuttavia, è essenziale che l’uso di questi strumenti rispetti i valori culturali e l’accuratezza storica, evitando semplificazioni o distorsioni nella narrazione.
Quali sono le principali sfide etiche che si incontrano nell’uso di tecnologie innovative nel settore dei beni culturali e come si impegna il suo Istituto per garantirne un impiego responsabile e trasparente?
Una delle principali sfide etiche nell’uso delle tecnologie basate sull’IA nel settore dei beni culturali riguarda la gestione dei dati: in alcuni casi si tratta di dati sensibili, personali o culturalmente delicati, che devono essere trattati con estrema attenzione per evitare violazioni della privacy, semplificazioni indebite o narrazioni distorte. Inoltre, l’uso dell’IA solleva interrogativi su come vengono selezionati e “allenati” gli algoritmi: la qualità, la provenienza e la rappresentatività dei dati di input incidono direttamente sull’affidabilità e l’equità dei risultati.
Il nostro Istituto si impegna a garantire un impiego responsabile e trasparente di queste tecnologie attraverso linee guida etiche interne, la collaborazione con esperti multidisciplinari (dall’ambito giuridico a quello umanistico), e l’adozione di protocolli per la protezione dei dati. Promuoviamo inoltre processi di ricerca aperti e inclusivi, che coinvolgano le comunità interessate e rispettino il valore culturale e sociale dei patrimoni studiati. In tutti i nostri progetti, l’etica non è un elemento accessorio, ma un principio guida fin dalle fasi di progettazione.
Passiamo a un esempio concreto: ci può descrivere brevemente un progetto recente in cui l’applicazione dell’intelligenza artificiale ha permesso di innovare la conservazione, la fruizione o la divulgazione dei beni culturali?
Un esempio concreto di applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore dei beni culturali è il progetto europeo RePAIR (Reconstructing the Past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage) che vede la partecipazione di molti gruppi di ricerca del mio Istituto. Finanziato dal programma di finanziamento Europeo Horizon 2020, RePAIR mira a sviluppare tecnologie innovative per la ricostruzione virtuale di reperti archeologici in stato frammentario. Utilizzando algoritmi di deep learning, il progetto è in grado di analizzare e assemblare automaticamente migliaia di frammenti, riducendo significativamente i tempi e i costi rispetto ai metodi tradizionali. Inoltre, la digitalizzazione dei reperti consente una conservazione a lungo termine e una fruizione più ampia, anche a distanza. Anche in questo progetto ci sono attenzioni etiche particolari: l'affidabilità e la trasparenza degli algoritmi devono garantire ricostruzioni accurate, evitando interpretazioni errate, mentre i dati di addestramento devono essere diversificati e rappresentativi per evitare bias culturali.
Come si integra l’utilizzo di soluzioni tecnologiche come robotica e intelligenza artificiale con il patrimonio conoscitivo e culturale tradizionale, assicurando il rispetto dell’identità e complessità del nostro patrimonio storico? Storia e moderne tecnologie interagiscono, come si colloca l’intervento umano?
L'integrazione delle soluzioni tecnologiche come la robotica e l'intelligenza artificiale con il patrimonio conoscitivo e culturale tradizionale deve avvenire in modo complementare e rispettoso, senza sostituire la competenza e la sensibilità umana, ma potenziandola. Le tecnologie, come la digitalizzazione e la ricostruzione virtuale, consentono di preservare e valorizzare il patrimonio, ma devono essere utilizzate come strumenti di supporto alla ricerca e alla conservazione, non come sostituti del giudizio umano.
L'intervento umano rimane fondamentale per garantire l'interpretazione corretta dei dati, la supervisione delle ricostruzioni e la tutela dell'autenticità storica e culturale. Gli esperti, come archeologi, storici dell'arte e restauratori, sono chiamati a guidare l'uso delle tecnologie, assicurando che l'identità e la complessità del nostro patrimonio storico siano sempre rispettate. In questo modo, la storia e le moderne tecnologie interagiscono in modo sinergico, preservando la memoria culturale mentre si abbracciano nuove opportunità di ricerca e divulgazione.