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Guardando al futuro: le quattro direzioni di "Comunicazione Pubblica"

20/09/2005

Dalla newsletter di ComunicatoriPubblici del 16 settembre le considerazioni di Gerardo Mombelli, presidente Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale nel tentativo di capire, insieme a voi, dove siamo e, come si dice in questi casi, dove vogliamo andare.Un'intenzione ambiziosa, ma necessaria, se vogliamo continuare sulla strada che mi pare essere quella sin qui seguita dall'Associazione: concretezza, unità e chiarezza strategica.Entrando nel dettaglio dei temi da affrontare, l'Associazione considera che un impegno politico e organizzativo rilevante possa e debba prioritariamente orientarsi in quattro distinte direzioni.La prima, una iniziativa nazionale articolata sulle questioni della comunicazione in sanità. Io credo che questo tema della comunicazione in sanità sia importante dal punto di vista della presentazione e del dialogo dell'Associazione nazionale, regionale e locale con i cittadini e con l'opinione pubblica, cioè un modo di comunicare, di far comunicare l'Associazione con il pubblico a cui, evidentemente, dobbiamo rivolgerci.Una seconda direzione è quella di studiare le necessità, i problemi, le questioni legate alle scadenze e agli appuntamenti di una nuova fase di sviluppo regionale e di autonomia regionale e, parallelamente, di costruzione europea, in modo che la partecipazione, la diffusione delle informazioni tra i cittadini sia maggiore di quanto non lo è adesso.In terzo luogo una politica di forte relazione, come si è espresso in altre occasioni il segretario generale Alessandro Rovinetti, con gli studenti e i neolaureati dei corsi e delle facoltà di Scienze della Comunicazione, non soltanto per l'evidente interesse professionale, politico e associativo che noi abbiamo nei loro confronti, ma anche perché l'aumento di iscritti a queste facoltà, la difficoltà e le incertezze di sbocco professionale costituiscono un tema e un argomento che non ci è possibile evitare.Infine, quarta direzione tematica significativa, una partecipazione più attiva e diffusa alle attività e alla politica del Colap, cioè del Comitato di coordinamento delle Libere Associazioni Professionali. La battaglia che il Colap conduce, infatti, tocca un nodo, irrisolto e decisivo, della modernizzazione del nostro Paese: quello delle chiusure corporative dell'ordinamento e della organizzazione sociale. Le indicazioni che vengono dal dibattito, peraltro confuso, in Parlamento e nei Partiti, nella maggioranza come nell'opposizione sulla riforma degli Ordini segnalano addirittura un aumento degli Ordini e un riconoscimento delle libere associazioni vincolato, tartufesco e poco europeo.Penso, per concludere, che un tale sommario quadro programmatico risponda alle esigenze di crescita dell'Associazione e per valorizzare, più di quanto sia avvenuto nel passato, le legittime rivendicazioni e esigenze dei soci riesca, attraverso il dibattito e l'azione politica, a evitare quell'alternativa radicale che taluno ci propone o un tipo di impegno esclusivamente sindacale o un'impostazione puramente culturale.Credo invece che la storia di "Comunicazione Pubblica", che è storia fondamentalmente di successo, sia fatta di incroci, integrazioni, mescolanze. Sia il momento sindacale, sia l'orizzonte delle più generali battaglie civili e democratiche appartengono legittimamente e giustificatamene alle nostre responsabilità associative.
Gerardo Mombelli, presidente Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale
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