Ferpi > News > Il business di dare una mano al prossimo

Il business di dare una mano al prossimo

28/02/2006

L'Economist analizza il panorama dei filantropi che vede oggi, accanto ai grandi nomi, nuovi protagonisti sempre più attenti al modo in cui vengono utilizzati i loro fondi.

Per rendere il mondo un posto migliore: così Bill Gates, Brin, Page e un esercito di vecchi e nuovi miliardari giustificano le proprie sontuose donazioni, specificando che essere filantropi regala un'auto gratificazione imparagonabile al più eclatante successo professionale.Ma, come si fa notare da un po' di tempo, le aziende e i loro capi sono sensibili all'argomento anche per pagare meno tasse, senza nulla togliere alla nobiltà dei loro gesti. L'articolo dell'Economist (su abbonamento) va oltre questa verità ormai consacrata e cerca di spiegare le ragioni meno evidenti del business della filantropia, che tra le sue fila conta anche il fondatore di eBay, Pierre Omidyar, e il suo numero uno, Jeff Skoll, il fondatore di Intel, Gordon Moore e una serie di personaggi a capo dei più recenti imperi della new economy. La tesi è che, al di là del sollievo fiscale, l'atteggiamento filantropico sia diventato anche una moda e, a suo modo, uno status symbol. Lo fanno Angelina Jolie e la rockstar Bono e ottenere un posto a tavola in una cena organizzata da una delle charity più prestigiose ha un costo esorbitante.
Inoltre la febbre da donazioni è uno degli effetti di un'incalzante sperequazione economica nel mondo. I ricchi, insomma, sono sempre più ricchi e, per espiare questa colpa, devono essere anche più buoni. Resta il fatto che, come fa notare Claire Gaudiani nel suo ultimo libro "The Greater Good: How Philanthropy Drives the American Economy and Can Save Capitalism", la filantropia sta muovendo grandi capitali e in America la maggior parte degli ospedali, delle librerie, delle università e dei servizi è costruito grazie ai soldi di donazioni private. E' importante infatti distinguere, come sottolinea Gaudiani, tra carità e filantropia. La seconda non si limita a ridistribuire la ricchezza ma indirizza un capitale economico verso settori e progetti ben precisi.
Secondo gli esperti nei prossimi 10-20 anni il fenomeno conoscerà il suo momento migliore. A patto ovviamente che non perda troppo il suo candore. Uno degli ultimi numeri della Social Innovation Review di Stanford si intitola "A failure of Philanthropy" e punta il dito contro i recenti scandali che hanno investito alcune organizzazioni non-profit, a cominciare dall'uragano Katrina.Emanuela Di Pasqua - Totem
Eventi