Per rendere il mondo un posto migliore: così Bill Gates, Brin, Page e un esercito di vecchi e nuovi miliardari giustificano le proprie sontuose donazioni, specificando che essere filantropi regala un'auto gratificazione imparagonabile al più eclatante successo professionale.Ma, come si fa notare da un po' di tempo, le aziende e i loro capi sono sensibili all'argomento anche per pagare meno tasse, senza nulla togliere alla nobiltà dei loro gesti. L'articolo dell'Economist (su abbonamento) va oltre questa verità ormai consacrata e cerca di spiegare le ragioni meno evidenti del business della filantropia, che tra le sue fila conta anche il fondatore di eBay, Pierre Omidyar, e il suo numero uno, Jeff Skoll, il fondatore di Intel, Gordon Moore e una serie di personaggi a capo dei più recenti imperi della new economy. La tesi è che, al di là del sollievo fiscale, l'atteggiamento filantropico sia diventato anche una moda e, a suo modo, uno status symbol. Lo fanno Angelina Jolie e la rockstar Bono e ottenere un posto a tavola in una cena organizzata da una delle charity più prestigiose ha un costo esorbitante.L'Economist analizza il panorama dei filantropi che vede oggi, accanto ai grandi nomi, nuovi protagonisti sempre più attenti al modo in cui vengono utilizzati i loro fondi.