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Il caso Sangiuliano-Boccia mette in crisi il progetto di egemonia culturale

19/09/2024

Federica Zar

La sfida social (e non solo) persa da Giorgia Meloni per il controllo dell’interpretazione, che ha portato alla crisi del progetto di egemonia culturale della presidente del Consiglio è al centro dell’articolo di Sergio Baraldi pubblicato su Pagina 21.

A margine del caso Sangiuliano-Boccia molti sono gli interventi di professionisti della comunicazione e di giornalisti che giornalmente ci vengono proposti, in molti casi elogiando le competenze social di Maria Rosaria Boccia – prima dei recenti eventi era sconosciuta ai più – dimenticando però di analizzare il comportamento poco etico della “comunicatrice”, come lei stessa si definisce. Tra i vari interventi, mi piace ricordare quello del giornalista Sergio Baraldi, pubblicato su Pagina21, sulla sfida social (e non solo) persa da Giorgia Meloni per il controllo dell’interpretazione, che ha portato alla crisi del progetto di egemonia culturale della presidente del Consiglio.

La Meloni si è mossa subito per riuscire a imporre l’interpretazione della propria posizione dominante – così scrive Baraldi, che è stato anche speaker di InspiringPR – quella che lo studioso Stuart Hall ha definito la «lettura preferita» della vicenda. L’errore che ha commesso è stato credere di poter gestire questa competizione secondo regole tradizionali. La premier non ha lesinato i mezzi per prevalere: ha spedito il ministro a confessarsi su Rai Uno, a chiedere perdono alla moglie e a lei stessa (ma non all’ex assistente), a piangere, a tessere una storia che spostava l’attenzione dall’istituzione alla camera da letto (…). Del resto, questa è la relazione che la presidente applica nel suo discorso ai cittadini. È stata un’azione senza precedenti: non si ricorda un’intervista di 15 minuti a un ministro in prime time con la Rai che fa slittare gli altri programmi.

La premier non sembra essersi resa conto di quanto sia cambiata la sfera pubblica ibrida (social, tv, giornali) – si legge nell’articolo – e lo spettacolo che in esso si svolge. Non ha considerato che l’interazione con il pubblico ha una natura bidirezionale e problematica. L’audience ha una voce e un potere: i cittadini rielaborano i codici narrativi in modo autonomo, secondo le proprie competenze culturali, linguistiche, comunicative, psicologiche. Possono non accettare la «lettura preferita» (del governo) e dare vita a una  lettura o negoziata o oppositiva, quella che Umberto Eco ha definito «aberrante», cioè divergente rispetto a quella dell’emittente.

Il suo ingresso nella storia con la forza del capo del governo ha finito per sovrapporre alla crisi comunicativa una crisi politica, perché per la prima volta da quando siede a Palazzo Chigi non è riuscita a costruire una narrazione credibile, che avrebbe dovuto consolidare la fiducia nel suo operato e il consenso al governo.

Perché l’operazione è fallita nonostante i dubbi che circondano la figura della Boccia?

La risposta, insieme alla riflessione sulla conseguente crisi del progetto di egemonia culturale, la leggete completa nell’articolo, al link: https://www.pagina21.eu/la-polarizzazione-populista-e-stata-applicata-ai-populisti-giorgia-meloni-perde-la-sfida-social/sergio-baraldi/.

 

 

 

 

 

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