Il falso ossimoro dei lobbisti aperti e trasparenti
10/03/2017
Superare l’onnicapienza semantica e stimolare la regolamentazione del lobbying. A Roma, durante la Settimana dell’Amministrazione Aperta 2017, Ferpi sperimenta la conversazione aperta fra lobbisti, amministrazioni pubbliche e cittadini.
Successo di pubblico e critica, direbbero in questi casi i giornalisti. Una serata di confronto appassionato e appassionante sui temi della trasparenza e del lobbying, direbbero invece i
political ghostwriters.
A noi relatori pubblici, invece, piace pensare che sia stata la prima azione di lobbying fatta in modo unitario e coordinato da lobbisti, amministrazioni pubbliche e cittadini in favore della trasparenza e della partecipazione civica. Una sorta di collegio di ponderazione (civico e multilivello) finalizzato a sostenere il pieno diritto di cittadinanza e il superamento dell’onnicapienza semantica che spesso caratterizza i termini lobbying e trasparenza, soprattutto nel nostro Belpaese.
È tutto qui il senso di
#AroundPA. Conversazioni su lobbying e trasparenza, l’appuntamento organizzato dal gruppo Open Government di Ferpi, in collaborazione con il gruppo Relazioni Istituzionali e Ferpi Lazio, che si è svolto martedì 7 marzo scorso presso l’Accademia L’Oréal di Roma.
Si è trattato di un momento di confronto audace ma franco, nel pieno spirito della Settimana dell’Amministrazione Aperta (#SAA2017) voluta dal Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione nell’ambito del
Piano d’Azione italiano per l’Open Government. Un confronto durante il quale il tema del giusto equilibrio fra la rappresentanza di interessi, l’interesse della rappresentanza professionale e il diritto alla conoscenza da parte della collettività si sono alternati nei diversi interventi di quanti hanno partecipato alla conversazione. Tutti accomunati, però, da due fattori principali:
1. regolamentare è un imperativo improcrastinabile
2. partecipare è la soluzione
Così se da un lato
David Maria Mariani, capo della segreteria particolare del ministro per lo Sviluppo Economico, ha illustrato gli sforzi realizzati dall’Amministrazione con il
Registro della Trasparenza del Ministero dello Sviluppo Economico e
Giuseppe M. Di Niro, dirigente del Ministero Economia e Finanze e rappresentante dell’Associazione Classi Dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni, ha portato il punto di vista dei dirigenti pubblici, dall’altro
Federico Anghelè, responsabile delle relazioni istituzionali di Riparte il Futuro, ha portato alla platea il punto di vista dei cittadini, illustrando il rapporto
“Eppur si muove sulla regolamentazione del lobbying nel 2016”.
In tutti i casi è emerso con chiarezza che a fronte degli sforzi fatti dalle amministrazioni per rendere più trasparente la rappresentanza di interessi, soprattutto mediante la creazione di registri, ad oggi non esiste in Italia alcuna regolamentazione del lobbismo. Ciò nonostante oltre 50 disegni di legge prodotti in oltre 40 anni.
Una debolezza evidenziata sia dalle amministrazioni pubbliche che dall’opinione pubblica italiana che, proprio secondo Riparte il Futuro, nel 2016 sembra aver maturato una consapevolezza forte sull’importanza della regolamentazione del lobbying.
E per quanti possano risultare sorpresi (noi non lo siamo per nulla), un bisogno che è stato espresso in modo netto anche da chi, per professione, svolge l’attività di lobbista. Come hanno sottolineato durante la conversazione sia
Paolo Zanetto, founding Partner Cattaneo Zanetto & Co, che
Fabio Bistoncini, Amministratore delegato di FB Associati e socio Ferpi, la regolamentazione di settore rappresenterebbe un fattore abilitante di primaria importanza sia per il miglioramento della competitività di settore, sia per l’incremento della partecipazione civica e della qualità della democrazia. Come sostiene anche Sabino Cassese nel suo ultimo libro dedicato a
La Democrazia e i suoi limiti, la crisi dei partiti e dei corpi intermedi ha creato un vuoto di intermediazione fra i due poli della democrazia (il popolo e il governo) che spesso è colmato da “intermediari tra la società e lo Stato, variamente definiti lobby, interessi organizzati, corporazioni, gruppi di interesse, quasi tutti a carattere settoriale. Questi sono riconosciuti e persino regolati”.
Laddove essi non siano regolati, dunque, si annida un pericolo per la democrazia che è tutto insito nel limite di poterla esercitare in modo aperto, trasparente e partecipato.
Da ciò scaturisce quell’onnicapienza dei termini trasparenza e lobbying che spesso assumono estensioni semantiche negative basate sulla scarsa reputazione costruita mediaticamente e amplificata dalla moderna logica 3D (Disintermediazione Digitale Disinformata).
Un’onnicapienza che nei giorni di promozione dell’evento di Roma ci ha consentito di venire in contatto con numerosi
openscettici, ovverosia di numerose persone che hanno ritenuto un vero e proprio ossimoro l’accostamento della parola lobby con il tema della trasparenza; per non parlare di quanti ci hanno chiesto come mai nella settimana dell’amministrazione aperta al posto di rilasciare qualche dataset ci fossimo preoccupati di unire il tema dell’open government con l’opacità del lobbismo.
La risposta l’abbiamo data con la grande passione e partecipazione all’evento del 7 marzo e, soprattutto, con nostra grande
soddisfazione (ma non sorpresa) l’ha data Raffaele Cantone ieri sera nel corso della trasmissione
@PiazzapulitaLA7 quando, proprio mentre stavo chiudendo la scrittura di questo articolo, ha annunciato la necessità di una legge sulle lobby.
Se la nostra sperimentazione della conversazione aperta fra lobbisti, amministrazioni pubbliche e cittadini ha sortito i suoi effetti immediati non lo sappiamo. Di certo siamo consapevoli che, qualsiasi percorso di regolamentazione si vorrà tracciare, noi di Ferpi ci saremo. Più che altro perché per primi siamo convinti che, come recita lo slogan della #SAA2017, la partecipazione è la soluzione!
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