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Il fascino dei veri comunicatori, quelli che sanno mettersi in gioco

19/11/2009

Alcune brevi considerazioni sulla comunicazione e sulla sua efficacia. Perché per comunicare davvero, senza limitarsi ad informare, occorre mettere in gioco se stessi e le proprie emozioni.

di Filippo La Porta


Esiste una ricetta sicura per “comunicare” in modo efficace? Probabilmente no, e anzi se la cultura si pone interrogativi del genere già si espone un po’ allo spirito (corruttore) del tempo. Proprio nella società della comunicazione quest’ultima tende a pervertirsi e a diventare l’opposto della conoscenza: un codice universale che in nome della “immediata” comprensione uniforma qualsiasi discorso. Di un’idea ci si chiede quanto sia comunicabile e non se è buona o cattiva, giusta o sbagliata! Eppure l’etimo della parola rimanda a communis, a ciò che possiamo mettere in comune, e dunque se ne può recuperare un’accezione positiva.


Qualche giorno fa a Perugia ho partecipato a un incontro su questo tema, all’interno della rassegna “Umbrialibri”. E intervenuto tra gli altri Mario Capanna, dicendo alcune cose molto sensate e condivisibili. Per in tale occasione lui che è stato indubbiamente un grande comunicatore ha secondo me comunicato pochissimo. Perché? Perché ci che diceva assomigliava a un ovvio catechismo laico, formulato in una lingua un po’ inerte, sul degrado ambientale e sulle iniquità del capitalismo. Non basta informarci, con tono indignato, che ogni sei secondi muore un bambino nel Terzo Mondo per colpa nostra. Bisogna spiegare in che modo questa notizia ci modifica nel quotidiano, in che modo influisce sui nostri stili e progetti di vita. Altrimenti resta una affermazione nobilmente retorica, interscambiabile con mille altre.


Per comunicare davvero occorre mettersi in gioco, gettare sulla scena se stessi la propria biografia, le proprie emozioni, i propri idiosincratici umori , anche un po’ rischiando. Così chi ti ascolta sente non solo che “ci credi” a quello che dici , ma che ne sei parte integrante. Forse Saviano con il suo eroismo civile è un esempio estremo. Ma certo Pasolini è stato uno straordinario comunicatore quando ancora non esistevano i master in comunicazione attraverso la forza poetica delle sue metafore e soprattutto grazie a una rara trasparenza emotiva.


Tratto dal Corriere della Sera
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