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Il futuro della professione e il ruolo di Ferpi

01/03/2011

Le relazioni pubbliche stanno attraversando un momento importante. Se da un lato la professione cresce e la funzione è sempre più istituzionalizzata, dall'altro necessita di una community di riferimento forte e di una governance adeguata. Sono due delle sfide che Ferpi si trova dinanzi a pochi mesi dal rinnovo del gruppo dirigente come evidenzia _Toni Muzi Falconi._

di Toni Muzi Falconi
Il prossimo 8 Marzo il consiglio nazionale della Ferpi deciderà data e luogo della prossima assemblea elettiva. Ci avviamo dunque verso una stagione di dibattito, di programmi, di dichiarazioni, di candidature che coinvolgerà direttamente o indirettamente ogni singolo socio.
Con questa nota vorrei esplicitare, prima che i giochi si avviino, alcune riflessioni basate su una lunga esperienza associativa, integrata con una conoscenza abbastanza approfondita di come funzionano le associazioni professionali di relazioni pubbliche simili alla Ferpi negli altri Paesi.
1. La chiave di successo delle associazioni che funzionano meglio è riposta nella figura del loro direttore. Per quanto ispirate, autorevoli e innovative possano essere le leadership volontarie elette dai soci… occorre riconoscere che la continuità e la qualità di governo e di gestione di una organizzazione risiede soprattutto nel suo personale direttivo, professionale e continuativo. Resasi consapevole di questo, da qualche settimana Ferpi ha un nuovo direttore – la socia Letizia Pini – che pare avere tutte le caratteristiche per assumere il coordinamento e la guida operativa dell’associazione e quindi – prima ancora di pensare a quali colleghi vorremmo eleggere in Consiglio Nazionale (si ricordi bene che Esecutivo e Presidente non vengono eletti dai soci ma dal Consiglio Nazionale) – dovremmo assicurare a Letizia ogni supporto proattivo (e non solo reattivo) affinché possa rapidamente esercitare il ruolo che le è proprio e che purtroppo per diversi anni, soprattutto (ma non solo) per responsabilità dei soci volontari eletti, è stato svuotato di senso assumendo – nel migliore dei casi – quello di guardiano del traffico. In ogni caso non posso fare a meno di sottolineare l’importanza di un Presidente Ferpi di genere femminile. E questo, non per una questione di political correctness, ma per una semplice presa d’atto della nostra realtà associativa. Spero che tutte le donne di Ferpi decidano di non votare qualora non vi fosse un candidato donna. Di certo io mi comporterò così.
2. L’aspetto più debole, secondo me, della pur complessivamente felice leadership in uscita è stato quello della trasparenza e nella messa a disposizione tempestiva e comprensibile dal corpo associativo dei processi decisionali e delle singole decisioni del gruppo dirigente. Per questa disattenzione (di certo escludo sia stata voluta) non credo si possano invocare scuse. Chiunque assuma nuovi incarichi, di qualunque natura in Ferpi in futuro deve assicurare un puntuale rendicontazione del suo impegno, così come anche dei singoli organi sociali.
3. Una sessantina di soci senior e junior, professionisti e dirigenti di organizzazioni, educatori e studenti, da sei mesi stanno attivamente lavorando (e sono operativi) ad un articolato programma di relazioni pubbliche per le relazioni pubbliche: proprio quello che un socio chiede alla sua Associazione professionale. Mai nella storia della Ferpi si è verificato un lavoro del genere, così ampio e pensato. Non serve quindi accapigliarsi sul programma durante la campagna elettorale. Il programma è già pronto e, naturalmente, potrà essere opportunamente rivisitato dal nuovo gruppo dirigente appena eletto. Quindi, per me almeno, un problema in meno.
4. Esistono invece da affrontare nella discussione pre-elettorale alcune questioni di governance dell’associazione che, secondo me, rappresentano (senza malizia verso alcuno) un freno alla potenzialità di Ferpi. Ecco quelle che, sempre a mio parere, sono le più rilevanti:

il Consiglio Nazionale si riunisce per Statuto quattro volte l’anno ed è un bene che sia così. Questo però implica che l’organo non davvero essere altro che un organo di ratifica e di discussione. I tempi di attuazione operativa sono così veloci che non può essere altrimenti. Senza mettere mano allo Statuto (questo poi mai fino a quando non saremo costretti a farlo da possibili vincoli esterni…) è sufficiente prendere atto di questo e selezionare un Consiglio Nazionale che sia massimamente rappresentativo dei soci tenendo conto delle tante sfaccettature che profilano oggi la nostra professione. Questo reclutando fra i soci (e ce ne sono tanti) colleghi che davvero autorevoli, reputati e che possano, quattro volte l’anno, confrontarsi con la dirigenza dell’associazione sui programmi realizzati e da realizzare. Quindi un Consiglio Nazionale che sia come un Senato. Più donne di uomini, liberi professionisti, dirigenti di società di consulenza, dirigenti di imprese, di organizzazioni non profit, di amministrazioni pubbliche, educatori…
l’Esecutivo, almeno informalmente allargato ai soci volontari che abbiano responsabilmente accettato una delega operativa, deve invece riunirsi una volta la settimana (anche via teleconferenza, tenendo però conto che la teleconferenza funziona soltanto quando è preparata accuratamente con distribuzione preventiva di agende e documenti). Le deleghe vanno ridotte a un massimo di dieci, e fra queste per me sono essenziali:

- il governo dei flussi finanziari e il reclutamento di nuovi soci, -le relazioni con i soci e il coordinamento delle delegazioni territoriali;
- l’Oscar di Bilancio;
- l’attuazione del programma;
- le relazioni con gli stakeholder (internazionali, non profit, amministrazione pubblica, imprese private, studenti e università, altre associazioni della comunicazione);
- la formazione e l’aggiornamento professionale (l’obiettivo è di fare buona formazione che porti alla Ferpi almeno il 50% delle sue entrare annuali);
- il governo dell’etica (non solo probiviri che attendano che qualcuno si lamenti, ma un lavoro proattivo di avvio di indagini e di promozione interna esterna dell’etica professionale);
- Ferpi Servizi (va bene un Presidente volontario, ma l’esecuzione delle sue attività deve essere ricondotta al Direttore)
- comunicazione (editoria, web, relazioni con i media).
Io spero davvero che si apra una ricca discussione fra noi, così che quando saremo chiamati ad esprimere il nostro voto lo potremo fare a ragione veduta.
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