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Il futuro misterioso del giornalismo

27/07/2009

In un articolo su Internazionale Clay Shirky sostiene: "Solo tra qualche decennio sarà possibile stilare un bilancio delle perdite e dei ricavi. Nel frattempo, i nuovi modelli di aggregazione del pubblico e le nuove forme di finanziamento guideranno il giornalismo su strade inesplorate. E ci stupiranno".

“Il giornalismo si sta progressivamente trasformando in un’attività aperta a tutti, svolta ora bene ora male, ma di dimensioni tali da non poter essere sostenuta solo da un piccolo gruppo di dipendenti a tempo pieno. I modelli giornalistici che avranno successo nei prossimi anni si baseranno su nuove forme di creazione: alcune saranno opera di professionisti, altre di dilettanti, altre di gruppi e altre ancora di macchine.


Questi cambiamenti non sostituiranno il giornalismo vecchia maniera: niente e nessuno potrà farlo. Sia la sua conservazione sia la sua semplice sostituzione sono ipotesi da scartare. Il cambiamento che stiamo vivendo non è un potenziamento: è uno stravolgimento. E solo tra qualche decennio sarà possibile stilare un bilancio delle perdite e dei ricavi. Nel frattempo, i nuovi modelli di aggregazione del pubblico e le nuove forme di finanziamento guideranno il giornalismo su strade inesplorate. E ci stupiranno”.


E’ la conclusione di un ampio articolo di Clay Shirky – uscito su Cato Unbound, un forum di discussione online del Cato Institute di Washington, con il titolo Not an upgrade, an upheaval – e appena pubblicato in traduzione italiana da Internazionale.


Nell’ articolo Shirky rileva in particolare che “il giornalismo non consiste semplicemente nel trovare notizie e scrivere gli articoli, ma anche nella capacità di raccogliere un pubblico di lettori che reagisca alle cose pubblicate”. Un meccanismo che secoli di esperienza nella carta stampata aveva consolidato, ma che nel mondo online non si riproduce allo stesso modo.


“Sul sito del giornale – spiega Shirky – gli articoli sono gli stessi dell’edizione in edicola, ma riunire un pubblico così vario come quello della rete è completamente diverso. L’homepage non ha la stessa funzione della prima pagina. Sul web meno della metà dei lettori passa dall’homepage di un giornale. Chi è interessato al tema dei matrimoni gay, per esempio, arriverà agli articoli su quell’argomento grazie ai link scambiati per email, via chat o Twitter.
Non importa se l’articolo si trova a pagina uno o diciassette né se il quotidiano è di Anchorage o di Miami: online sono le persone, e non la direzione del giornale, a stabilire la gerarchia degli articoli”.


tratto da Libertà di Stampa Diritto all’Informazione
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