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Il premio a Lincoln Group

04/10/2006

Lincoln Group, società già accusata di aver fornito notizie false ai media iracheni, vince contratto milionario con l'amministrazione Bush

Il contratto milionario di due anni con l'amministrazione Bush per gestire la comunicazione delle truppe americane in Iraq e monitorare l'informazione araba e internazionale è stato vinto dall'azienda di  relazioni pubbliche Lincoln Group, già conosciuta per il suo ruolo in un discutibile programma militare che avrebbe pagato i giornali iracheni per articoli favorevoli alle forze di coalizione. L'azienda, tramite il portavoce Bill Dixon, si definisce "orgogliosa di ricevere la fiducia del Governo per assistere le forze multinazionali in Iraq dando notizia del loro essenziale lavoro".Il tenente colonnello Barry Johnson, portavoce dell'esercito americano in Iraq, ha confermato i particolari del contratto, descritti anche nei documenti pubblicati sul sito web del governo federale.
La cifra si aggirerebbe sui 6,2 milioni di dollari all'anno per due anni, che dovrebbero servire a costruire consenso attraverso l'informazione rivolta al pubblico iracheno, arabo, internazionale e americano su quelli che l'esercito definisce i suoi "successi" in Iraq, quali la soppressione di rivolte e l'aiuto agli irakeni a costruire una democrazia. Qualche nome dei media sotto monitoraggio: New York Times, Fox Television e il canale satellitare Al-Arabia. Lincoln Group è al centro di polemiche dall'anno scorso quando è stata resa nota la sua partecipazione al programma militare che prevedeva pagamenti ai giornali iracheni affinché diffondessero notizie positive e ottimistiche sulle attività della cosiddetta coalizione di pace. Il tipo di contratto, i relativi costi e il fatto che sia stato assegnato all'azienda di rp hanno sollevato delle questioni. Il parlamentare Robert Andrews, del comitato delle Forze Armate della Camera, ha chiesto informazioni al dipartimento della Difesa circa la scelta del "discutibile" consulente, ma, ancor di più sul fatto "che un simile contratto sia stato fatto. Non importa a chi".
"Magari il nostro problema in Iraq fossero le cattive rp dell'esercito", ha continuato Andrews. "Il vero problema è il rischio di una guerra civile". Il portavoce dell'esercito Johnson non ha commentato le modalità di scelta della società di rp e ha sostenuto che il contratto non include alcuna spesa per aggiudicarsi opinioni positive. E, se il Lincoln Group non va oltre la stringata dichiarazione, Lucy Dalglish, direttore esecutivo del Reporters Committee for Freedom of the Press di Arlington, dichiara di essere preoccupata che l'esercito stia creando notizie a proprio favore sui giornali o sui siti web cercando di influenzare l'opinione degli americani sull'Iraq. Ma Johnson replica che questo contratto non sarebbe nulla di nuovo rispetto a programmi già in essere, come ad esempio quello di un anno che la forza multinazionale in Iraq ha già con il Rendon Group, società di Washington, che sta svolgendo più o meno le stesse funzioni che il nuovo contratto con il Lincoln Group sostituirebbe. "Monitoriamo sempre la stampa. Lo fanno tutte le organizzazioni, e dovunque, per determinare che tipo di messaggio si invia e quale impatto ha sul territorio", ha continuato Johnson. Ora la vera questione è capire se la campagna di relazioni pubbliche in Iraq potrà funzionare. Nabil Khalid, direttore delle news di Al-Arabia, una delle più popolari tv di lingua araba del Medio Oriente, sostiene che l'esercito perderà la battaglia delle relazioni pubbliche. Attendiamo di sapere se perderà anche la guerra.
N.C.
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