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Il salotto bianco della continuità

07/12/2011

Il nuovo premier, _Mario Monti,_ illustrerà martedì 6 dicembre le misure economiche della manovra a _Porta a porta,_ celebre trasmissione di _Bruno Vespa_ spesso utilizzata come salotto televisivo da _Silvio Berlusconi._ Ma scelta di continuità è un errore? Secondo _Michele Serra_ sì, come racconta dalle pagine de _La Repubblica._

di Michele Serra
Con comprensibile orgoglio, Bruno Vespa ha annunciato che il premier Mario Monti, con i ministri Corrado Passera ed Elsa Fornero, illustrerà le sue misure economiche martedì sera a Porta a porta. Stesso studio stessa poltrona dove Silvio Berlusconi ha inscenato alcune delle sue più celebri gag istituzionali, a partire dalla solenne firma in calce al sedicente Contratto con gli italiani.
Senza volere togliere nulla alla indiscussa centralità di Vespa nella Roma governativa e curiale (come dimostra lo strepitoso presepe di quella cena a casa del conduttore, dove sedevano Berlusconi, Letta, Draghi e Bertone), colpisce che un governo di così preclare competenze, e intelligenze, e sapienze tecniche, non annoveri tra i suoi consulenti anche qualcuno che mastichi di comunicazione o, come si diceva una volta, di relazioni pubbliche. Qualcuno in grado di spiegare al premier che la preziosa aura di discontinuità che circonda il nuovo governo (e che è fonte della sua popolarità) non può reggere a una così evidente scelta di continuità.
Niente come quella poltrona bianca, come quel padrone di casa cordiale e compiacente, rappresentano il primato del Palazzo sulla società. Esattamente agli antipodi della Piazza santoriana, c’è la Poltrona vespiana: e se nessuno, nemmeno il più illuso dei fan, può mai concepire un Mario Monti che illustra i suoi severi calcoli direttamente al popolo dolente e tumultuante, va detto che nemmeno il più prevenuto dei detrattori poteva immaginare un Monti così romanamente poltronizzato, e così rapidamente fagocitato.
Escluso che esista una tribuna televisiva davvero adatta a un professore poco avvezzo al cerone, c’erano molte maniere per affrontare l’impatto mediatico giocando in casa invece che in trasferta, e cioè decidendo il tono e i ritmi piuttosto che subirli. Una conferenza stampa bene organizzata, in una sede più consona a un governo di emergenza nazionale, con vere risposte a vere domande, volendo a reti unificate (se non ora, quando?), insomma ospitando le telecamere invece che andando a presentarsi umilmente al loro cospetto, è quanto basta e avanza, in tutte le democrazie del mondo, per affrontare a fronte alta l’urto dei media, e tradurre in notizie e informazioni i duri protocolli della crisi. Dopo aver illustrato le misure in Parlamento, beninteso.
Tratto da La repubblica di sabato 3 dicembre 2011
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