Ferpi > News > Il videomessaggio. La debolezza della (quasi) perfezione

Il videomessaggio. La debolezza della (quasi) perfezione

20/09/2013

Una perfetta autocitazione che ricalca in ogni singolo dettaglio la strategia risultata vincente nel 1994. Eppure il videomessaggio di Berlusconi non convince. Cosa non ha funzionato? L'analisi di _Matteo Colle._

di Matteo Colle
La scrivania, le foto, la libreria, la postura. Ciò che colpisce del videomessaggio berlusconiano è la forza dell’autocitazione. Una costruzione raffinatissima, limata in ogni dettaglio, le parole e i gesti studiati fino allo strenuo, per rievocare se stesso e la discesa in campo del 1994.
Se ci mettessimo a smontare pezzo per pezzo l’architettura dello strumento, sarebbe difficile non riconoscerne la quasi perfezione. La famiglia evocata all’inizio nelle parole e durante tutta la performance dalle foto. I cittadini sono i figli e l’Italia è la famiglia. Figli liberi e la libertà va difesa dai nemici che vogliono conculcarla (magistrati, comunisti, etc.), perché “la libertà è l’essenza dell’uomo e Dio creando l’uomo, l’ha voluto libero”. Liberali, moderati e cattolici in difesa della famiglia Italia. Chapeau!
Perfetto o quasi anche nei gesti, nell’uso delle mani, nella scelta del ritmo, nell’enfasi finale sul nuovo-vecchio partito-brand che si vuole rilanciare. Forza. Italia. E perfetto anche l’effetto di agenda setting sui media: un teasing che dura giorni, una copertura da finale da campionato del mondo e l’effetto di occultare il voto in Giunta del Senato.
Perfetto, o quasi, eppure non funziona. Lo si percepisce a pelle che qualcosa non va, che il motore non gira, che quel signore un po’ gonfio e un po’ pittato non convince più. C’è qualcosa di stonato, di artificiale. Il videomessaggio da Arcore smentisce addirittura MacLuhan. Il medium è il messaggio fino a un certo punto. Il medium, in questo caso, il messaggio Tv, preso in astratto, funziona e avrebbe dovuto funzionare. Come un motore sul banco di prova. Ma poi c’è la strada. Ed è sulla strada, nella ricezione del pubblico che nascono i problemi.
Il messaggio non lo fa solo il medium, ma lo fa anche (per non dire soprattutto) il contesto in cui si trova chi lo riceve; quell’universo simbolico fatto di esperienze fatte, libri letti, emozioni vissute, persone incontrate e parole parlate. Insomma per creare un significato per chi ci ascolta occorre tenere conto di chi abbiamo davanti, pensieri, sentimenti ed emozioni, della sua capacità di rielaborare i messaggi!
Ecco che il messaggio perfetto e cesellato dal labor limae dei comunicatori si scontra con il suo pubblico che non capisce perché Silvio Berlusconi si cita facendo emergere in tutta la sua forza la differenza tra l’ora e il ricordo che ne ha. Una maschera che cade e svela un volto stanco, affaticato, un leader che non è in sintonia con quello che vogliono ora gli elettori (suoi e altrui), che, come si dice, è fuori contesto e fuori tempo. Da un videomessaggio tecnicamente inappuntabile esce, allora, un leader che non è più in sintonia con il suo popolo, che costruisce una comunicazione elettorale (in cui è bravissimo) senza che ci siano elezioni, che proclama la forza di un partito che ancora non c’è, che comunica un’immagine e simboli che non funzionano più.
Eventi