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In azienda più spazio per il Pr

24/03/2010

La comunicazione va sempre più diventando una funzione strategica nelle realtà aziendali, contribuendo in maniera sostanziale al successo delle imprese. E’ quanto emerge dall’European communication monitor 2009 e quanto spiegano Emanuele Invernizzi e Toni Muzi Falconi in un’intervista con _Il Sole 24 Ore_ per lanciare il nuovo progetto di ricerca dell'Euprera sull'evoluzione delle Rp in Europa.

Dopo l’edizione 2009, è stata lanciata in questi giorni la quarta edizione dell’ European Communication Monitor, una ricerca sull’evoluzione delle RP in Europa, che lo scorso anno ha coinvolto quasi 2.000 professionisti provenienti da 34 Paesi, svolta da Euprera (European PR Education and Research Association) in collaborazione con la European Association of Communication Directors.
Clicca qui per partecipare all’edizione 2010, on line fino al 31 marzo.
di Antonietta Demurtas
«Chi deve comunicare, alla fine, si troverà sempre a confrontarsi con il solito problema: cosa dire e come dirlo». Lo ha detto anche Bill Gates all’inizio della sua fortunata carriera di imprenditore. Se, infatti, il mondo dei media e i suoi mezzi cambiario continuamente, la comunicazione si istituzionalizza e oltre a crescere come funzione di servizio, diventa strategica, permeando l’intera organizzazione e tutte le iniziative aziendali.
Sarà per questo che oggi il responsabile comunicazione sempre più dipende dal Ceo dell’azienda (nel 75% dei casi) e non dal direttore marketing o delle risorse umane, come accadeva prima «Se negli anni Sessanta le imprese erano diventate marketing oriented, – spiega Emanuele Invernizzi, presidente dell’European public relations education and research association (Euprera) – oggi sembra invece il momento di parlare di azienda communication oriented, dove è la comunicazione a essere fondamentale per il successo delle imprese».
Stando alla ricerca Euprera European communication monitor 2009, fatta in 34 Paesi su un campione di 1,863 mila professionisti della comunicazione, 1155,7% degli intervistati si definisce uno strategic facilitators, un mediatore che nell’84,8% dei casi si occupa di sviluppare un piano di comunicazione che supporti le strategie dell’organizzazione, oltre che ad aiutare (per il 63,2%) il top management ad adeguare l’organizzazione alle richieste degli stakeholder e della società. «Saper interagire nel modo giusto con i clienti, i dipendenti e i venditori è la chiave per sviluppare una buona reputazione e vendere i propri prodotti», continua Invernizzi. Ecco perché il direttore della comunicazione oggi entra nel board di un’impresa ed è fondamentale nei processi decisionali: «La comunicazione vincente è data dalla qualità dei prodotti e dal buon rapporto con i dipendenti». Sempre secondo i dati Euprera il 64% dei comunicatori ad alto livello sono, infatti, facilitatori strategici , il 73% dichiara che le loro raccomandazioni sono prese in seria considerazione dal senior management. «Per questo oltre alla comunicazione di impresa e pubblica, diventano necessarie competenze manageriali e di economia aziendale».
Davanti a un’importanza sempre maggiore del ruolo del comunicatore, l’interesse per la professione attira maggiormente i giovani: secondo un’indagine Almalaurea, su 6.468 laureati di primo livello in scienze della comunicazione, laureati nel 2007 e intervistati un anno dopo, il tasso di occupazione è del 64 percento. Il valore varia dal 59% per i laureati in teoria della comunicazione ed editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, al 67% per i laureati in pubblicità e comunicazione d’impresa e scienze della comunicazione sociale e istituzionale. E se la presenza di una direzione comunicazione all’interno delle aziende è passata dal 10% nel 1994 al 55% nel 2004 per poi raggiungere il 78% nel 2008, ciò che è in fase di cambiamento è il valore strategico della professione: la comunicazione interna è divenuta una parte importante all’interno delle aziende, portando di fatto il comunicatore ad un ruolo di mediatore tra il management, l’azienda e gli azionisti. Secondo un’indagine dell’Assorel sull’andamento del mercato delle relazioni pubbliche in Italia (2009), il digital pr è l’area in cui la comunicazione si sta orientando in modo significativo, segue il mondo del crisis management e delle relazioni con i media.
Un lavoro che cambia con il mutare degli strumenti a disposizione, reti sociali e telematiche sono prese sempre più in considerazione. «Ogni giorno il piccolo comune o l’azienda capiscono che in un mondo così interattivo e comunicativo il tema delle relazioni è fondamentale. Ecco perché diventa necessario analizzare le nuove dinamiche delle relazioni», racconta Toni Muzi Falconi, socio della Federazione italiana delle relazioni pubbliche (Ferpi) e docente di relazioni globali e comunicazione interculturale alla New York University. Per trovare le linee guida da offrire agli operatori del settore, in giugno a Stoccolma, ci sarà il Forum mondiale sulle relazioni pubbliche. «Sarà l’occasione per fare il punto della situazione su un settore in forte crescita Oggi tutte le persone sono diventate dei media, vogliono comunicare, dire la loro, non solo essere informate – dice Falconi – e tutte le organizzazioni e le aziende devono soddisfare questi bisogni».
Tratto da Il Sole 24 Ore
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