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Internazionalizzazione: l'importanza della lingua

07/03/2012

Inizia una nuova rubrica, dedicata alle migliori esperienze imprenditoriali italiane che sono riuscite a vincere la sfida sui mercati internazionali. Questa settimana, nell'ambito di _Be Italian,_ progetto ideato da Fondazione Symbola e Shenker, in collaborazione con Ferpi, _Mariangela Cassano_ intervista _Barbara Santoro,_ dal 1996 alla guida del Gruppo Shenker.

di Mariangela Cassano
Rifacendomi a una frase letta sul sito internet del Gruppo Shenker “Saper comunicare in inglese è ormai un obbligo nella società odierna, una condizione necessaria per guardare al futuro” , quanto conta saper comunicare anche all’estero?
E’ una condizione necessaria per guardare al presente oltre che, ovviamente al futuro. Da un’indagine fatta su un buon numero di HR emerge che la conoscenza dell’inglese è passata da condizione preferenziale per un’assunzione a condizione essenziale. La conoscenza dell’inglese è la base per lavorare ormai a qualunque livello: lo si sta richiedendo non solo ad aspiranti manager ma anche a taxisti, vigili urbani, commessi eccetera. Ma imparare l’inglese non basta più per garantirsi buone relazioni d’affari e personali: bisogna conoscere gli interlocutori, approfondire la cultura degli altri: ecco perché abbiamo predisposto una serie di workshop di interculturalità: conoscere le culture altrui per comunicare meglio.
Parliamo di Be Italian. Il 17 aprile a Roma e il 15 maggio a Milano si terranno i primi workshop Be Italian. Comunicare l’eccellenza italiana nel mondo, realizzati da Fondazione Symbola, Shenker e Ferpi. Come nasce il progetto e quali sono i suoi obiettivi? A chi si rivolge l’iniziativa? Perché suggerisce di investire in formazione?
Be Italian è un progetto di Shenker e Symbola, in collaborazione con Ferpi, i cui obiettivi sono soprattutto quelli di fornire alle aziende, e in particolare alle Piccole e Medie Imprese, gli strumenti per presentarsi con orgoglio e prospettive di successo sul mercato internazionale. La formazione è indispensabile e questi workshop offrono la possibilità a conoscere e imparare a comunicare con culture diverse. D’altro canto se si pensa all’entità dell’investimento che un’azienda fa per mandare i propri commerciali (e i propri prodotti e materiali promozionali) alle numerose fiere internazionali, mi sembra fondamentale che tutto sia fatto in modo che la differenza tra i diversi interlocutori emerga con chiarezza e che un cinese venga interpellato diversamente da un arabo, da un tedesco o da un americano. Ne va del successo della trattativa.
Perché secondo lei é importante per le PMI italiane ampliare e arricchire le proprie competenze sui temi della qualità dei processi e dei prodotti e dell’internazionalizzazione?
Per vincere una competizione internazionale sempre più accanita e intensa, che può diventare letale se si ripiega semplicemente sul prezzo invece che sulla qualità e la capacità creativa, caratteristiche vincenti delle nostre PMI. L’eccellenza troppo spesso non è adeguatamente descritta nei materiali promozionali inviati all’estero o dalle modalità di presentazione messe in atto alle fiere o a manifestazioni internazionali. In parte è una questione di proprietà linguistica o di presentazione promo pubblicitaria; ma l’aspetto più rilevante è costituito dalla non approfondita conoscenza degli aspetti culturali del Paese a cui ci si sta rivolgendo.
In questo difficile momento per il nostro Paese, perché continuare a mostrarsi orgogliosi di essere italiani?
Perché è da questo Paese che è partito il profondo rinnovamento portato nel mondo dal Rinascimento, un rinnovamento legato alle capacità creative e artistiche, ma anche dell’artigianato d’eccellenza. Basta guardarsi intorno per capire che quello spirito, quel talento e quella propensione non sono affare di un preciso momento storico, ma sono intrinseci alla cultura del nostro Paese, capace di grandi sconfitte ma anche di resurrezioni stupefacenti.
Qual e’ secondo lei la formula del successo? Cosa suggerirebbe a un giovane imprenditore che sta per compiere i primi passi nei mercati internazionali?
Una formula univoca ovviamente non esiste per aziende che operano in campi molto diversi. Ma il concetto è che il mondo ci riconosce un’eccellenza storica legata appunto alla nostra storia culturale e artistica: bisogna esserne consci, orgogliosi e convinti di poter vincere. Conoscere bene l’avversario, esprimersi in modo che lui capisca (interculturalità), descrivere se stessi, la propria attività e il proprio prodotto con chiarezza, essenzialità ma soprattutto con l’orgoglio di chi ha una storia alle spalle e un futuro certo davanti.
Quali i canali prediligete per la promozione del progetto Be Italian ? E qual è l’uso che fate dei social media?
In questi anni, rispetto ai media tradizionali abbiamo privilegiato la rete e in particolare i social network oltre, specificamente per le aziende, al marketing relazionale e l’organizzazione di eventi capaci di generare e sviluppare relazioni personali e dirette con potenziali utenti. E’ una modalità che implica uno scambio di informazioni su temi di reciproco interesse e quindi capace di arricchire sia noi che i nostri ospiti.
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