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Katrina scuoterà i relatori pubblici?

06/09/2005

Una riflessione di Toni Muzi Falconi

Non più tardi di poche settimane fa al Festival di Trieste, Michael Morley, rispettato, autorevole collega e vice chairman della Edelman, presentava il primo report della task force istituita mesi fa dalla Global Alliance per analizzare e valutare l'impegno della comunità mondiale dei relatori pubblici in occasione della Tsunami del Novembre scorso (dal sito del Festival un riassunto).Molti colleghi si sono chiesti già allora il perché di questa iniziativa, anche se era esplicito il duplice obiettivo di sensibilizzare la nostra comunità professionale a prepararsi ad altre future emergenze e rendere in tal modo i soccorsi più efficaci e, soprattutto, sviluppare un macro-modello di intervento cui organizzazioni di ogni tipo, in ogni Paese, avrebbero potuto riferirsi per verificare il proprio stato di preparazione.Il solo esempio positivo che Morley citava rispetto alle associazioni professionale era quello dell'accordo quadro permanente della PRSA (l'associazione statunitense) con la Croce Rossa.La relazione di Morley si concludeva con 10 raccomandazioni operative alla Global Alliance e alla comunità professionale mondiale.A Trieste, tanti applausi...Ebbene, sabato 27 agosto, Michael scriveva un accorato messaggio a tutti noi, dirigenti della GA, per lamentare l'assenza di qualsiasi nostra azione rispetto alle sue raccomandazioni, sostenendo che siamo proprio come tutti gli altri. In italiano si direbbe... passata la festa gabbato lo santo...Mi ero quindi ripromesso di riprendere la questione con un giro di telefonate per stimolare il comitato esecutivo ad una risposta sensata alle giuste osservazioni critiche del nostro autorevole collega.Faccio questa premessa per dirvi come proprio quel lunedì, quando la televisione informava che Katrina, pur avendo prodotto ingenti danni, era stato declassato come assai meno pericoloso di quel che si temeva, avevo tirato un sospiro di sollievo per quei colleghi americani della PRSA cui, altrimenti, sarebbe toccato valutare una ulteriore sperimentazione proprio su Katrina che avevo pensato di sottoporre all'esecutivo della GA.Poi, e per quasi tutti noi improvvisamente (anche se, con il senno di poi, diffusamente prevista da molti), la rottura delle dighe e l'incredibile cancellazione dalla faccia di questa terra della città americana forse più amata nel mondo (ma meno amata dagli americani teo conservatori, definita "la città del diavolo").Impossibile aggiungere emozioni alle tante che già il sistema dei media ha riversato su di noi in questi giorni, se non una mini riflessione su quanto un Paese diviso sul piano culturale, ideologico ed economico, prima ancora che politico, stenti a reagire con parvenza di efficacia e di credibilità di fronte ad una catastrofe che sarebbe davvero improprio definire naturale.Una catastrofe che ha colpito una città in grande parte libertina, nera, povera, tollerante ed estroversa e povera ("meticcia", direbbe il nostro Presidente del Senato) in una America oggi in maggioranza conservatrice, con una leadership che non ha neppure opportuno dissimulare l'indifferenza.Banale immaginare quanto sarebbe successo se ad essere travolta fosse stata Boston oppure Houston, tanto per fare due esempi di città care alle due componenti principali della classe dirigente (quella wasp democratica e progressista e quella teo conservatrice e repubblicana).La PRSA, mi dice Catherine Bolton, Ceo, è stata in effetti sommersa da e-mail e telefonate di colleghi da tutti gli Stati che chiedevano come contribuire volontariamente ai soccorsi, mentre la Croce Rossa presa completamente alla sprovvista alla pari della Casa Bianca e del ministero della Sicurezza Nazionale ha chiesto alla PRSA, che invocava l'applicazione di quello stesso accordo elogiato da Morley nel suo rapporto sullo Tsunami, di temporeggiare poiché incapace di attivare contemporaneamente più iniziative.Sicuramente nei prossimi giorni (e augurabilmente prima ancora della pubblicazione di questa nota) l'accordo entrerà in vigore e verremo informati di tante utili iniziative dei nostri colleghi per comunicare a supporto degli straordinari sforzi che la classe dirigente americana sicuramente farà per riconquistare credibilità nell'opinione pubblica.Ma tant'è... mai come in questa vicenda è apparso chiaro come la società contemporanea sia al tempo stesso simultaneamente collegata (wired) epperò sempre più separata in pericolosi strati sociali.Il che fa anche pensare a quanto avevano ragione coloro che, nel vivo della vicenda Tsunami, affermavano che tanta attenzione fosse soprattutto dovuta alle decine di migliaia di turisti europei sul posto e che, appena fossero  rientrati, ci saremmo (quasi, poiché il sistema dei media qualche strascico lo induce sempre) dimenticati di tutto.Ed è la sorte toccata al rapporto di Morley... Tutto il mondo è Paese e non c'è nessuna ragione perchè anche i relatori pubblici siano... diversi... da tutti gli altri. Desolante!(tmf)(Sempre su Morley e su tsunami, si legga anche l'articolo di questa settimana di Ruben Razzante)
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