La bella tormentata. Perché l’informazione non se la passa tanto bene
31/01/2014
Il mancato controllo delle fonti non è un problema che riguarda i soli blogger ma anche i grandi gruppi editoriali. E ha che fare sia con cattive abitudini sedimentate nel tempo, sia con la fragilità di Internet come fonte affidabile di sapere. Forse, sostiene _Luca Sabia,_ è l’irrilevanza il vero problema che il giornalismo dovrà affrontare nell’immediato futuro.
di Luca Sabia
Dagli al blogger. O forse no. La questione in effetti è un po’ più complessa. Sostiene Umberto Eco che se la notizia ricorre tre volte ci sono buone probabilità sia vera. Un po’ come dire che tre indizi fanno una prova. Ma a quanto pare non è sempre così, internet non offre le stesse garanzie dell’enciclopedia tanto amata dal professore e il metodo giudiziario del tre indizi che fanno una prova si arrende di fronte a ben altre evidenze.
In altri termini, il mancato controllo delle fonti non è una cattiva abitudine dei soli blogger come scriveva Daniele Chieffi qualche giorno fa su questo stesso blog, ma riguarda anche i grandi gruppi editoriali. E probabilmente ha che fare sia con cattive abitudini sedimentate nel tempo, sia con la fragilità di internet come fonte affidabile di sapere.
Leggere per credere. Daniele Virgilito, scrittore freelance, ha fatto una prova. Racconta: “È nato così, come un innocente esperimento sul giornalismo in Italia. Poi la cosa ha funzionato e ho alzato il tiro, riuscendo a manipolare discorsi di politici, servizi televisivi ed articoli di importanti testate giornalistiche con poche, pochissime parole piazzate nel posto giusto, al momento giusto”.
Virgilito ha tratto ispirazione da un irlandese che l’ha fatta niente di meno che al Times e al Guardian! Le cose sono andate così: “Nel 2009, Shane Fitzgerald è un normalissimo studente di sociologia all’University College di Dublino. Quando il famoso musicista e compositore francese Maurice Jarre passa a miglior vita, Shane decide di inserire nella sua voce Wikipedia una (finta) citazione che recita: ‘When I die there will be a final waltz playing in my head’. Shane pensa che la citazione venga ripresa da qualche giornale di basso livello, ma sono il Times, il Guardian e altre testate di primissimo piano a riportarla fedelmente nei loro articoli. Leggendo dell’impresa dello studente irlandese mi sono detto: ‘Se lui è riuscito a fregare The Guardian, ho qualche speranza con il Resto del Carlino!’ Quando si è presentata la prima occasione in Italia, dunque, ho agito di conseguenza”. Un esempio su tutti: “Quando viene a mancare la grandissima attrice milanese, mi sorprende quanto sia scarna la sua voce Wikipedia. Spinto per l’ultima volta dal desiderio di sperimentare i meccanismi editoriali del web, conio una finta citazione che cerca di riprodurre, forse in maniera maldestra, la miscela di poesia, ironia ed umorismo tipica della Melato: ‘Recitare è un bisogno, come quello di amare o di andare in bagno’. D di Repubblica, TG La7, Resto del Carlino e innumerevoli giornali locali riportano il pensiero dell’attrice. Una ricerca su Google restituisce più di 2.500 occorrenze”.
Come sottolinea Virgilito non è solo una questione di mancato controllo delle fonti e a finire sotto accusa sono i meccanismi editoriali del web. La denuncia arriva anche dalle colonne del Guardian. Una giovane giornalista, nonché ex studentessa di giornalismo della City University London, 24 anni e un biennio di esperienze di testate di primissimo piano, viene ospitata nel blog di uno dei maggiori esperti di media al mondo, Roy Greenslade: “Le redazioni online dipendono completamente dalle agenzie e dagli addetti stampa. Ho lavorato per tre siti di altrettante testate nazionali e ognuna di loro ha chiesto copia e incolla con foto sul sito (…) Se una generazione di giornalisti si sta facendo le ossa in un contesto che richiede sempre meno gli skill tradizionalmente associati al lavoro del reporter, nel tempo gli standard della professione saranno destinati a scomparire”.
Sarà forse anche per questo motivo che, come spiega in uno dei suoi ultimi editoriali John Lloyd della Reuters, il principale problema con cui il giornalismo dovrà fare i conti nell’immediato futuro non sono i ricavi ma l’irrilevanza? Ed è solo una questione di carisma se leader di fama mondiale come Obama, Papa Francesco, il primo ministro indiano Manmohan Singh, preferiscono ingaggiare direttamente le proprie audience? Lloyds pensa di no e a questo proposito ricorda di quando Steve Jobs impediva ai propri dipendenti di parlare con la stampa pena il licenziamento.
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
Fonte: OLMR