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La commistione informazione/pubblicità attraverso le sentenze dei giudici in una ricerca di Franco A

22/06/2004

Come il Consiglio dell'Ordine della Lombardia tutela (sostenuto dalle sentenze dei giudici milanesi) l'interesse generale, che coincide con lo svolgimento corretto e autonomo della professione giornalistica.

La ricerca di Franco Abruzzo è consultabile sul sito:http://www.francoabruzzo.it/Di seguito riportiamo solo l'indice:INDICE

Premessa. Il diritto vivente in tema di commistione pubblicità/informazione scritto a Milano.
Diritti e doveri del giornalista.
Bisogna evitare che un giornale si trasformi in un catalogo commerciale. Tribunale civile di Milano: "La pubblicità deve essere chiara, palese, esplicita e riconoscibile.... il lavoro giornalistico deve  rimanere inconfondibile".
Corte d'Appello di Milano: "Il direttore quantomeno deve rendere pubblico il proprio dissenso all'ufficio marketing".
Antitrust: "La sollecitazione al consumo può nascondere un caso di pubblicità ingannevole".
Gli articoli  pubblicitari giustificano le dimissioni del giornalista, perché ledono la dignità professionale. Inserimento di articoli di natura pubblicitaria in un periodico contro la volontà del condirettore  può giustificare le dimissioni del giornalista, con diritto all'indennità sostitutiva del preavviso per lesione della sua dignità professionale (Cassazione sezione lavoro n. 5790 dell'11 giugno 1999 pres. Lanni, rel. Berni  Canani).
Le sentenze del Tar Lazio sulla pubblicità ingannevole
Tribunale civile di Milano: "La pubblicità ingannevole è slealtà del giornalista".
La prima sezione civile della Corte d'Appello di Milano conferma la sanzione inflitta dal Consiglio dell'Ordine di Milano a Caterina Vezzani: quando la pubblicità ingannevole si nasconde nell'invito dell'articolista a usare un determinato dentifricio.
La prima sezione civile della Corte d'Appello di Milano conferma la sanzione della censura a Marisa Deimichei: nei casi di commistione pubblicità-informazione il direttore ha il dovere di rendere pubblico almeno il dissenso dalle scelte dell'Ufficio marketing.
Sentenza della seconda sezione civile della Corte d'Appello accoglie le ragioni di Franco Abruzzo e Roberto La Pira. Occhipinti perde in appello: corretto il titolo di Tabloid  "Basta marchette, per favore".
Consiglio OgL su giornaliste "attrici pubblicitarie" e su contenitori pubblicitari che mescolano inserzioni e articoli funzionali alle inserzioni.
Conclusioni. Corte d'Appello di Milano: "Il giornalista deve essere e deve apparire corretto"
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