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La Ferpi che verrà - Aspettando la conferenza programmatica

22/02/2005

Si è aperto il dibattito sul futuro associativo.

Bene: il dibattito si è innescato. Carmelo Stancapiano, come avrete letto sul sito, ha già fornito la prima risposta (delle tante che ci attendiamo) al documento di Fabio Bistoncini in tema di Conferenza Programmatica. Il nostro vice-presidente ora pubblica qui sotto il suo pensiero sullo stato di avanzamento del rinnovo associativo. Seppelliteci di pareri, cari colleghi!e.c.Un nuovo gruppo dirigente, un nuovo metodo di lavoro: una nuova FERPIServe un cambiamento. Su questo aspetto mi sembra che vi sia un consapevolezza condivisa almeno tra i membri dell'esecutivo. Un cambiamento che permetta almeno di colmare alcune lacune che a mio avviso rischiano di penalizzare, se non risolte, lo sviluppo della nostra associazione. Ho al riguardo alcune idee che vorrei sottoporre alla vostra attenzione.Ruolo della FERPIAffronto il primo problema sapendo di entrare in un "terreno minato". Ma, secondo me, dovremmo (ri)cominciare ad interrogarci sul ruolo della nostra Federazione. Se pensiamo soltanto all'ultimo decennio & quanti cambiamenti impressionanti nel mondo che ci circonda, nella nostra professione in particolare. Basti pensare, a titolo d'esempio, che il presidente e il direttore generale di Confindustria vantano una carriera che si è sviluppata in gran parte nel settore della comunicazione.Quale è dunque il nostro ruolo? Quello di rappresentare i professionisti della comunicazione? Oppure quello di rappresentare le "risorse migliori" delle relazioni pubbliche? Forse una riflessione strutturata sarebbe utile.Incrementare il numero dei soci.Considerando associati e professionisti siamo circa 940. L'inizio della diminuzione dei soci, sotto la presidenza di Toni, era "naturale": la necessità di ripulire i nostri archivi di tanti soci assenti da anni, non più interessati a partecipare attivamente. Ma dopo? Non siamo ancora riusciti a determinare un trend costante nel tempo di crescita dei nuovi soci. Con questo non significa che non abbia apprezzato gli sforzi del gruppo di lavoro sul marketing associativo. Ma tutto ciò si è rivelato insufficiente. Anche perché, a mio avviso, il marketing associativo è una delle funzioni centrali dell'associazione che deve essere assunta direttamente dal comitato esecutivo e non invece una mansione di un gruppo di lavoro.Valorizzare le diverse realtà professionali.All'interno del gruppo dirigente (Consiglio Nazionale e Comitato esecutivo) è sovra dimensionata la realtà dei consulenti rispetto a quella aziendale o altre categorie professionali (mi riferisco ai soci che hanno incarichi di Responsabilità all'interno di strutture comunicative di enti pubblici, enti territoriali, ecc.). In parte questo è fisiologico dal momento che in genere sono i consulenti che più spesso sentono l'esigenza di "fare sistema", di utilizzare la FERPI anche per ampliare la propria rete di relazioni e contatti. Comunque la situazione deve essere riequilibrata sviluppando una politica associativa che permetta di "includere" e valorizzare le competenze professionali che sono al di fuori del mondo consulenziale.Le risorse finanziarie e la modalità di finanziamento dell'attività.Dalle considerazioni precedentemente esposte emerge chiaramente come l'attuale situazione finanziaria dell'associazione debba essere analizzata nel dettaglio dal momento che l'unica rilevante fonte di entrata, al di fuori delle quote associative, è l'Oscar di Bilancio. E di questo dobbiamo essere tutti grati a Gherarda. Il WPRF si svolgerà soltanto in forza della capacità attrattiva di finanziamenti da parte di Toni. Ma tutto il resto?Emerge la necessità di avviare un ripensamento delle modalità di finanziamento dell'associazione che permettano di finanziare anche iniziative che abbiano un scarso "appeal" economico ma valide dal punto di vista culturale ed associativo. I pericoli che ci troviamo di fronte sono di duplice natura:- da un lato si pongono in essere soltanto le iniziative portate avanti dai soci in grado di attrarre finanziamenti indipendentemente da altre considerazioni di valore;- dall'altro si scatenerebbe una "caccia allo sponsor" da parte di tutti noi che, se non coordinata, gestita, pianificata determinerebbe ad esempio la paradossale situazione: il socio Comin, responsabile comunicazione dell'Enel, si vedrebbe contattato, sempre con il cappello della FERPI da: Muzi Falconi per il WPRF, da Bistoncini per un interessante convegno sulla lobby, da Rodriguez per un evento sulla comunicazione sul cambiamento delle grandi realtà urbane, da Caterina Isabella (coordinatrice Ferpi Lazio) per un'iniziativa del gruppo Ferpi Laziale ed infine da Gherarda per l'Oscar di bilancio.Esagero, volutamente, ma non troppo..Un nuovo presidente.In primo luogo bisogna puntare su un presidente che sia espressione di una realtà aziendale forte e consolidata nel panorama della business community del nostro paese. Che sappia inoltre, in attesa che la Federazione e il "corpo sociale" si ristrutturino, colmare quel gap che c'è tra la FERPI e il "resto del mondo". La Ferpi infatti ha un deficit di visibilità. Sui media e sui "tavoli decisionali". Ne parlavo l'altro giorno con Andrea Prandi che, per chi non lo conoscesse, è un nostro socio che ricopre la carica di responsabile comunicazione del gruppo Edison. "Nei convegni che contano, nei circuiti di discussione, ad esempio, della comunicazione finanziaria c'è la Borsa Italiana, ci sono gli analisti finanziari, ci sono i giornalisti, non c'è la FERPI", diceva Prandi. Un nuovo presidente, con le caratteristiche sopra delineate, sarebbe a mio avviso una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per rilanciare l'associazione.Un nuovo metodo di lavoro e una campagna di ascolto.Occorre individuare un nuovo metodo di lavoro che definisca poche e qualificate iniziative annuali (due o tre al massimo, oltre all'Oscar) e che indichi le modalità di recepimento delle risorse necessarie per realizzarlo. Secondo me è assolutamente fondamentale avviare una seria e strutturata "campagna d'ascolto" che sappia coinvolgere tutto il corpo sociale. L'appuntamento della conferenza programmatica potrebbe essere l'occasione per analizzare i dati. Occorre inoltre riattivare, attraverso un forte coordinamento territoriale, i referenti regionali della federazione, promuovere (anche attraverso piccoli finanziamenti) la creazione di un coordinamento tra le varie realtà; avvicinarsi ai soci, farli sentire meno "soli". L'attività dunque della FERPI si dovrebbe svolgere su due piani:- a livello centrale (competenza del CN e esecutivo) con poche iniziative qualificanti, di ampio respiro, magari anche un I(talian)PRF;- a livello periferico.Una riflessione sull'Oscar di Bilancio.E' necessario inoltre avviare una riflessione sull'Oscar di bilancio che, con il passare degli anni, è diventato un vero e proprio asset della federazione. Anche in questo caso le opzioni sono tra le più varie e precondizione di qualsiasi scelta sarà l'opinione puntuale di Gherarda. Possiamo continuare a gestire l'Oscar così come è stato fatto fino ad oggi; possiamo affidare a un socio la gestione del premio; possiamo darlo in gestione ad altre strutture esterne alla FERPI. L'obiettivo dovrebbe essere quello di determinare, all'inizio dell'anno, un budget (risorse finanziarie e umane) per l'Oscar e soprattutto definire quanto l'Oscar è in grado di contribuire al bilancio di Ferpi.Conclusioni.Possiamo fare tante cose, dunque. Non ho la presunzione che tutto venga deciso nell'ambito della Conferenza programmatica. Ma alcuni punti chiave, un percorso condiviso questo sì. Queste sono alcune delle considerazioni che volevo sottoporre alla vostra attenzione. Mi auguro di non avervi annoiato e soprattutto di avere da voi critiche e contributi che servano a far diventare queste poche pagine un documento programmatico vero e proprio. Se al contrario ritenete di non condividere la necessità di questo sforzo segnalatemelo e ne prenderò volentieri atto.Fabio Bistoncini
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