Alex Moscetta
Anche per chi si occupa di comunicazione e di relazioni può essere la stagione della speranza, fatta di scelte significative
Il 2025 si è aperto con due messaggi importanti sul tema della speranza. Da una parte l'inizio del Giubileo con l'apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco e dall'altra con il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la sera del 31 dicembre.
La speranza, parola mai più necessaria in questo tempo.
Nella bolla di indizione dell'Anno Santo, il tema è "la speranza non delude - Spes non confundit". È la speranza ciò che il Papa invoca come dono del Giubileo 2025 per un mondo segnato dal frastuono delle armi, dalla morte, dalla distruzione, dall'odio verso il prossimo, dalla fame, dal “debito ecologico”.
Nel discorso del Presidente Mattarella abbiamo ascoltato un passaggio determinante: “La speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”.
In un mondo dove appare affermarsi una stagione della forza con la guerra, la violenza, e l'uso dell'informazione e dei mezzi di comunicazione sempre con più aggressività e violenza, può esserci una scelta di vivere in maniera operosa la speranza. Per chi si occupa di comunicazione e di relazioni può essere la stagione della speranza. Fatta di scelte significative: dall'uso del linguaggio, alle priorità da comunicare, alla gestione dei rapporti.
L'invito del Presidente Mattarella è centrato sull'esprimersi in modo sincero, dunque con concretezza, sui nodi problematici che attraversano le nostre società. Essere concreti e sinceri. Spesso contrapponiamo concretezza e idealità, come se le persone concrete non avessero idee e fossero solo legate al fare. Il termine “concreto”, invece, ha un significato più profondo e deriva dal latino cum-crescere, cioè crescere insieme. L’uomo concreto, infatti, è colui che ha imparato a far maturare tutte queste dimensioni: la materialità della vita, senza trascurare la dimensione spirituale ed etica, i valori e l’ideale. Concretezza che è legata alla sincerità e alla verità. Non cadere nelle fake news e lavorare per una comunicazione più sincera.
Il legame tra le parole del Papa e il Presidente della Repubblica si legano proprio all'oggetto di questa riflessione. Tutti noi siamo invitati a fare propria la virtù della speranza, che non è “un’attesa inoperosa”. La speranza siamo noi, quando ci impegniamo in quello che facciamo con tutta la passione di cui siamo capaci. Chi crede e spera in questa vita non si ritira dalla scena sociale, politica o lavorativa per non contaminarsi, ma vi si immerge con tutto l’entusiasmo possibile, sapendo che il futuro sarà positivo.
Possiamo come professionisti fare la differenza scegliendo di mettere come base della nostra attività proprio il tema della speranza ben declinato dai discorsi qui citati. La speranza è una promessa che diventa realtà. Una promessa che ci può permettere di aiutare la nostra società a comprendere il mondo mai così complesso e difficile come in questo tempo.