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La svolta di META: libertà di espressione o caos informativo?

13/01/2025

Luca Alfieri

Sarà compito di tutti, dai professionisti della comunicazione ai decisori politici, trovare un equilibrio che garantisca spazi sicuri per il dialogo, senza cedere alle insidie che nasceranno in questo nuovo ecosistema.


Mark Zuckerberg ha fatto sapere che Meta eliminerà gradualmente il sistema di fact-checking da Facebook, Instagram e Threads, sostituendolo con le “community notes”, un modello ispirato alla piattaforma X di Elon Musk. Una scelta che, nelle parole dello stesso Zuckerberg, punta a ridurre la censura e a rafforzare la libertà d’espressione. Al di là della reale motivazione che ha spinto Meta a compiere questo passo, e tralasciando le questioni politiche ed economiche che si celano dietro di esso, è opportuno chiedersi quali saranno le implicazioni di questa scelta.

 

Meta, dal 2016 a oggi, ha fatto ricorso a fact-checkers indipendenti certificati dall’IFCN (International Fact-Checking Network). In questi anni si è appoggiata a una rete globale di oltre 90 organizzazioni partner, il cui lavoro è consistito nel ridurre la diffusione di contenuti problematici e dei quali è stato possibile dimostrare la falsità, con l’obiettivo di arginare la disinformazione. Tuttavia, sempre secondo Zuckerberg, queste organizzazioni hanno ecceduto in atti censorei e politicamente di parte, andando a minare la fiducia nell’intero sistema. Da qui, la volontà di tornare alle “radici” di Facebook, semplificando le politiche interne e ristabilendo la libertà d’espressione. 

 

Va precisato che Meta manterrà alta l’attenzione su violazioni gravi della legge e che queste modifiche interesseranno inizialmente solo gli Stati Uniti, tuttavia verranno allentati i controlli su temi considerati secondari ma pur sempre sensibili, come le questioni di genere o l’immigrazione. A questo punto – se davvero il problema è da ricondurre alla sola censura – c’è da chiedersi se una soluzione così drastica fosse davvero necessaria anziché eventualmente migliorare il sistema del fact-checking. Le Community Notes, infatti, pur essendo un'idea sulla carta interessante, hanno dimostrato su X i propri limiti: spesso risultano tardive o incapaci di contrastare contenuti che sono già diventati virali.

 

L'assenza di un filtro adeguato rischia di rendere i social un campo minato, dove la veridicità delle informazioni sarà sempre più difficile da garantire. Gli attori privati o pubblici dell’universo social dovranno affrontare sfide inedite: se da un lato aumenterà la libertà nella produzione di contenuti, dall’altro si rischia un’esplosione di narrazioni fuorvianti o di attacchi coordinati mirati a danneggiare la reputazione di specifici obiettivi.

 

La libertà d’espressione è un valore fondante delle democrazie, ma dove si colloca il limite tra garantire questo diritto e arginare la disinformazione? La decisione di Meta, se da un lato allenta i vincoli, dall’altro solleva interrogativi su come distinguere il vero dal falso. Senza un sistema affidabile, il rischio è che il controllo passi nelle mani di chi riesce a manipolare meglio le informazioni, o le masse che le fanno circolare.

 

In quest’ottica le implicazioni non saranno solo reputazionali o comunicative, ma anche geopolitiche. Le piattaforme social, spesso utilizzate per influenzare le opinioni pubbliche, potrebbero diventare terreno fertile per campagne di disinformazione orchestrate da governi o entità straniere. Questo apre scenari da guerra cognitiva, con rischi concreti per la sicurezza nazionale, soprattutto in contesti di crisi.

 

La domanda fondamentale è se la scelta di Meta rappresenti una nuova era di libertà o l’apertura a un caos informativo. In un mondo sempre più interconnesso, la libertà d’espressione non può essere disgiunta dalla responsabilità, né può essere perseguita a scapito della lotta alla disinformazione. Sarà compito di tutti, dai professionisti della comunicazione ai decisori politici, trovare un equilibrio che garantisca spazi sicuri per il dialogo, senza cedere alle insidie che nasceranno in questo nuovo ecosistema.

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