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L'Economist cambia opinione: dopo tante ironie sulla CSR, comincia a prenderla sul serio

08/11/2004

Riportiamo tradotto in italiano un interessante articolo dell'Economist (6-12 novembre 2004), che commentiamo anche nelle news mondo.

I report non finanziari sono troppo importanti per essere amatorialiC'era un tempo in cui i resoconti delle aziende sull'impatto sociale e ambientale non venivano presi seriamente. Gli sforzi compiuti dai pionieri venivano quasi sempre screditati come cinici esercizi di relazioni pubbliche finalizzati a compiacere le ONG. Negli anni '90 le ONG hanno criticato sempre più le multinazionali per la loro mancanza di attenzione nei confronti dell'ambiente e dei dipendenti nei paesi in via di sviluppo.Le aziende speravano che poche parole ben scelte riguardo le politiche di gestione della forza lavoro e riguardo le emissioni di CO2 sarebbero state sufficienti a sfuggire all'assalto delle ONG.Questo brutto anatroccolo ora sembra promettere una imminente metamorfosi in cigno. I "report non finanziari" hanno fatto strada dalla loro comparsa. Il governo britannico ha intenzione di renderli obbligatori per le grandi aziende. E questa settimana una nuova classifica dei report non finanziari stilata da UNEP, SustainAbility e Standard & Poor's dimostra quanto questi possano essere sofisticati.Il report di British Petroleum (BP) - 50 pagine - ha un'introduzione firmata dal Ceo Lord Brown in cui viene dichiarato che le intenzioni dell'azienda sono di "rendere conto di qualcosa di più dei semplici risultati finanziari e raccontare tutta la storia il più chiaramente possibile."Le storie sono belle ma se non sono rilevanti per i risultati dell'azienda è meglio lasciarle ai romanzieri. Comunque ci sono segnali sempre più evidenti che le storie che le aziende raccontano suscitano l'attenzione di un pubblico crescente e influenzano la capacità di un'azienda di attrarre capitali e assoldare i migliori dipendenti. Quest'anno per la prima volta ha partecipato alla stesura della classifica anche S&P's che ora dichiara di riconoscere "la crescente importanza delle informazioni non finanziarie nella valutazione complessiva del profilo di rischio di un'azienda".Il grosso problema è che lo sviluppo dei report è stato finora disorganizzato. Nessuna organizzazione influente si è assunta la responsabilità del suo progresso. Di notevole nei report vincenti di quest'anno ci sono non solo le somiglianze ma anche le differenze. C'è scarso accordo tra le aziende su quali siano le best practice da seguire e ciò rende difficile comparare i risultati ambientali e sociali tra diversi tipi di aziende. Ci sono richieste di armonizzazione, ma il miglior tentativo di dare risposte a tali richieste, il Global Reporting Initiative (GRI), dimostra gli inconvenienti di un format valido per tutti.Per venire incontro alle esigenze di tutti i tipi di azienda il format del GRI comprende una lunga serie di domande a cui le aziende decidono se rispondere o meno. BP, per esempio, rifiuta di fornire l'analisi geografica dei sussidi governativi che riceve.In cerca di una guidaAffinché i report non finanziari si trasformino da brutto anatroccolo in cigno è necessario maggior impegno verso la definizione di standard unanimemente approvati.Per iniziare bisogna rendere i report quantificabili. Il semplice fatto che essi non siano finanziari non vuol dire che non possano essere tradotti in cifre. E hanno bisogno di essere associati a dati rilevanti per la valutazione di un'azienda. Il report della BAT sarebbe più credibile se affrontasse con maggior dettaglio l'impatto del fumo sulla salute, mentre dichiarazioni della Co-operative Financial Service sul trattamento degli animali e emissioni di Co2 sono irrilevanti.Ci sono molti aspetti, importanti per quasi tutti i business, che non trovano solitamente spazio nei report finanziari. Uno di questi è la proprietà intellettuale. Poche aziende - i due quinti secondo una recente indagine sulle aziende europee - cercano di valutarla e anche quando questo accade i dati non trovano spazo negli abituali report finanziari. Un'altro aspetto importante è costituito dalle risorse umane, che molte aziende definiscono "il bene più importante"; ciononostante tra queste poche dichiarano quanto investono per l'aggiornamento dei dipendenti o quanti se ne vanno durante l'anno.Infine, conferire credibilità ai report non finanziari è cruciale se le aziende sono sincere nell'intenzione di voler raccontare tutta la storia il più chiaramente possibile. E ciò significa sottoporsi a uno strumento di controllo affidabile e non semplicemente vantarsi. Le aziende contabili hanno finora tardato ad avvicinarsi al problema ma il presidente della Chartered Accountants in England and Wales ha recentemente dichiarato di ritenere che la categoria debba assumersi a questo proposito un ruolo guida. Questa è una tematica che cerca disperatamente una guida.(trad. di Gabriele De Palma - Totem)Leggi l'originale.Leggi la nostra news mondo.
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