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Libertà di stampa: le parole per non dirlo

02/11/2004
Il 26 ottobre è uscito il rapporto annuale dell'associazione Reporters sans Frontières.Poche le sorprese, molti i dati allarmanti.All'Europa del Nord spetta il voto migliore in termini di rispetto nei confronti della libertà di stampa, mentre a Corea del Nord, Cuba e Cina spetta il triste trofeo di paesi più liberticidi. In Corea del Nord il giornalismo è al servizio del culto della personalità di Kim Jong-il, mentre la Cina continua a essere la più grande prigione del mondo, con 26 giornalisti detenuti per motivi legati alle idee espresse.Birmania, Laos, Vietnam non sono molto lontani dai peggiori della classifica e anche in Medio Oriente RSF segnala uno scarso rispetto della libertà di espressione.
In Iran sono detenuti 14 giornalisti e nel corso dell'ultimo anno si è assistito a una sistematica repressione di molti siti Internet con aspirazioni riformiste.Un capitolo a sè merita ovviamente l'Irak, paese dilanaito dalla guerra dove, dall'inizio del conflitto, si sono già registrate 44 morti tra i professionisti della comunicazione.Un riconoscimento va invece al Libano, che negli ultimi anni si è distinto per varie iniziative che vanno nella direzione di stimolare un maggior confronto ideologico tra i media.Tirata d'orecchie anche per la Russia, dove non sembra esserci un confronto espressivo libero per chi fa informazione.Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda sono invece i paesi più rispettosi dei giornalisti.In generale l'Europa non se la cava male, ma l'Italia è all'ultimo posto del Vecchio Continente.
 
Emanuela Di Pasqua - Totem
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