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Libertè, egalitè e Internet

29/03/2010

_Internet è libertà: perché dobbiamo difendere la Rete_: questo il titolo del convegno che ha visto la partecipazione di Lawrence Lessig a Roma. Un enorme successo di pubblico e molti spunti di riflessione. Il commento di Francesco Simeone.

di Francesco Simeone
La rivoluzione del web, diritto inviolabile dell’Umanità
Veder proiettare Bambi doppiato da un pezzo rap alla Camera dei Deputati. Questo è quello che può accadere quando un luminare come Lawrence Lessig viene invitato a parlare del rapporto tra Internet e libertà e di come questo sia indissolubilmente legato al concetto odierno di civiltà sviluppata. Ma l’atipica proiezione per l’austera Sala della Regina a Montecitorio è solo una delle iperboliche immagini figurative e concrete usate da Lessig per spiegare il perché sia importante difendere la rete da ogni forma di controllo e censura.
L’ 11 marzo Palazzo Montecitorio ha ospitato il convegno Internet è libertà: perché dobbiamo difendere la Rete, l’incontro ha suscitato grande interesse nella Capitale, la fila per entrare a Montecitorio tagliava in due la piazza antistante l’entrata della Camera tra gli sguardi stupiti di chi magari pensava di andare ad un evento come tanti.
L’evento è stato aperto dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si è schierato a favore della Rete dandole un ruolo di primo piano nella comunicazione contemporanea.
Mi pare chiaro che l’ormai obsoleto e decadente regno della TV broadcasting sovrana, che dispensa arbitrariamente al popolo ciò che serve alle oligarchie, ha ormai fatto il suo tempo; la presa di potere rivoluzionaria del popolo è alle porte e la vecchia sovrana vede ormai consumarsi i suoi ultimi rantoli su un trono ormai in procinto di essere esautorato dal beniamino del popolo che è la Rete.
Una posizione che, sebbene con toni meno “romanzati”, è vicina a quella del Presidente Fini che ha caldeggiato tra l’altro la stimolante candidatura di Internet al premio Nobel per la Pace 2010 “perché da sempre la Democrazia germoglia dove c’è accoglienza, ascolto, scambio e condivisione”.
A seguito la Lectio Magistralis di Lessig, il giurista statunitense docente di Harvard e fondatore di Creative Commons, ormai in uso anche alla Casa Bianca grazie all’amministrazione Obama.
L’intervento di Lessig è stato ovviamente multimediale, le sue parole erano accompagnate con perfetto sincrono da immagini, suoni, citazioni e qualche disimpegno ironico che alleggeriva la discussione rendendola più gradevole. Il vero divide secondo Lessig è quello intergenerazionale più che quello interculturale ed entrambi potranno assottigliarsi sempre più grazie all’uso della Rete. Certo non si può dire che il web sia un Eden priva di ogni forma di peccato ma la causa non può certo essere identificata nel mezzo ma in chi lo usa a sproposito. Tra l’altro l’unica forma di regolamentazione possibile, per la natura stessa di Internet, è l’auto-disciplina anche perché è stato più volte dimostrato che una repressione delle istituzioni ha solo fomentato la clandestinità.
Censurare Internet mi sembra una cosa talmente impossibile, forse un po’ profanamente mi ha ricordato un’immagine mutuata da un aneddoto di Sant’Agostino: non si può svuotare il mare all’interno di una piccola buca, allo stesso modo la Rete non potrà mai costringersi entro dei limiti e dei confini imposti dall’alto.
Si può però migliorare lo sviluppo di Internet evitando gli estremismi sia in positivo che in negativo e dando il giusto peso al principio di trasparenza, in primo luogo da parte delle istituzioni. A questo proposito Lessig ha mostrato come portali del calibro di Data.gov negli States siano un fiore all’occhiello delle comunicazioni pubbliche e istituzionali americane.
A seguire vari interventi, tra i quali quello di Franco Bernabè AD di Telecom Italia il quale ha ripreso il concetto di trasparenza che, insieme alla presenza di numerosi e paritetici soggetti, rende adatto il paragone tra la struttura di Internet a quella del mercato concorrenziale. Unico limite della rete deve essere quello che preserva la libertà altrui.
Alla fine il dibattito ha preso connotazioni più politiche, i tweet arrivati al moderatore Riccardo Luna viaggiavano al ritmo di 2 al secondo, e ovviamente non mancavano quelli pungenti nei confronti del Vice Ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani, presente all’incontro e reo, secondo molti, di aver espresso una posizione censoria nei confronti della Rete all’interno del dibattito riguardante il caso Google-Vivi Down. Si parla finalmente di WiMax in Italia, che darebbe la possibilità a tutti dell’accesso alla banda larga. Merito del Governo secondo Romani, che per ora ha però “surgelato” gli 800 milioni di euro per il progetto aspettando tempi più opportuni. Immediata la provocazione di Luna secondo il quale magari i tempi sono più opportuni per il WiMax piuttosto che per il ponte sullo Stretto di Messina.
Simpatica in chiusura la gaffe di Romani che nel tentativo di mostrarsi novello ma aficionado cybernauta ha dichiarato la sua difficoltà nel reperire facilmente porno su Internet, nonostante diversi tentativi…
Convegno e argomenti decisamente interessanti, voi che ne pensate?
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