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L'informazione che cambia. Dai quotidiani alla free press a Internet

29/11/2007
Guardare ai new media con lo sguardo curioso di chi vuol cogliere nuove opportunità senza dimenticare il prestigio della tradizione: questo è stato l'atteggiamento dei numerosi partecipanti al convegno "L'informazione che cambia. Dai quotidiani alla free-press a internet", svoltosi mercoledì 21 novembre presso il Circolo Canottieri di Padova. All'incontro, organizzato e promosso da Ferpi Triveneto e da TP (Pubblicitari Professionisti), sono intervenuti in qualità di relatori Vittorio Sabadin, giornalista, vice-direttore de La Stampa e autore di "L'ultima copia del New York Times", Bruno Lommi, amministratore delegato di City e Urban, e l'esperto di social media, nonché socio Ferpi, Italo Vignoli. A moderare lo svolgimento dei lavori sono intervenuti Mariapaola La Caria, delegata Ferpi Triveneto, e Diego Illetterati, coordinatore regionale TP per il Veneto e il Trentino Alto Adige.
Il convegno è stata un'ottima occasione per correre sulla linea del tempo, scorrendo l'evoluzione della comunicazione dal presente al futuro, passando per un passato che forse è molto più lontano di quanto si immagini.
La rapidità evolutiva della tecnologia, come ha sottolineato Vittorio Sabadin, non è calcolabile. L'ultima copia del New Tork Times era stimata inizialmente nel 2043, ma oggi si pensa già al 2012, e forse il prossimo anno il termine potrebbe cambiare ancora. Il problema non sono i giornali in sé, e il calo percentuale del numero delle copie non è da attribuire esclusivamente alla crisi della "domanda". C‘è infatti un aumento del desiderio di informazione, il cittadino la chiede, la vuole e la cerca nei canali che sceglie. Il cittadino si trova nella posizione di poter decidere il modo di consumare le informazioni e spesso ne partecipa alla realizzazione stessa. Come ha ricordato sempre Sabadin lo Tsunami del 2004, oltre che una tragedia umana, ha rappresentato una svolta epocale nel mondo della comunicazione, con i mezzi di informazione che hanno necessitato del supporto essenziale dei turisti presenti nei luoghi colpiti.
Cambiano quindi gli scenari, le modalità, non i contenuti. In un contesto che vede un gran numero di mezzi di comunicazione possibili una scelta vincente è stata quella della free press che ha cercato un nuovo posizionamento: quello di uno strumento tradizionale gestito con modalità differenti, con un nuovo modello di business. Un supporto cartaceo gestito con modalità per certi versi tratte dal web. La free press ha saputo comprendere la necessità di incontrare il lettore nei frammenti di tempo interstiziali e da questo ha iniziato il suo percorso evolutivo. Nonostante i  numerosi attacchi subiti dalla stampa intesa in senso tradizionale, ha inoltre saputo smentire i pregiudizi sui bassi profili socio economici dei suoi lettori ed ha intercettato anche la fascia dei più giovani, portati al concepire l'informazione in un'ottica di gratuità. Come ha ricordato Bruno Lommi, grazie al sistema distributivo ed al modello editoriale, oggi la free press può contare su dati Audipress che certificano una crescita degli investimenti pubblicitari quasi dieci volte maggiore rispetto a quello della stampa tradizionale. E questo richiede sempre maggior qualità. Alla gratuità e disponibilità tipici del web, testate quali Siti, Leggo e Metro aggiungono la connotazione locale e come afferma Lommi "Hanno la capacità di interpretare il nuovo citizen journalism mantenendo la fondamentale intermediazione giornalistico-editoriale".
Ma parlare di mezzi di oggi, di ieri e di domani non vuol dire per forza creare antagonismi e lotte intestine nel mondo della comunicazione. Vuol dire anzi avere la capacità di comprendere che modelli di business diversi hanno e avranno funzioni e risultati diversi. A ciò che esiste si può benissimo aggiungere dell'altro senza privarne di valore o ruolo. La funzione aggiuntiva dei nuovi media è ben chiara a Italo Vignoli, il quale sottolinea l'importanza di capire in primis la complessità dei media. Una volta compresi si è in grado di gestirli, di sfruttarne le potenzialità comunicative e relazionali in modo da poter comunicare con tutti i diversi pubblici.
L'immediatezza del web non presuppone una realtà effimera e passeggera. Richiamando l'immagine usata sempre da Vignoli, in un contesto così eterogeneo il professionista che governa in maniera efficace le relazioni pubbliche è chiamato ad essere camaleontico e a seminare con i mezzi che ritiene più adatti ai singoli contesti. Sarà il pubblico a costruire la pianta se i semi sono caduti in terreni fertili.
Relazioni pubbliche e pubblicità, new media e stampa tradizionale: o si cambia o si muore? Quali saranno i nuovi ruoli di giornalisti ed opinionisti? Qual è la percezione di credibilità e autorevolezza attribuita ai cosiddetti new media? A questi spunti forniti da Mariapaola La Caria e da Diego Illetterati, una risposta concorde è emersa. Realtà nuove, in continua evoluzione e costruzione non possono ancora competere con brand della stampa che vantano una tradizione più che centenaria. La sfida quindi è aperta per tutti.
Per la new press per crescere nella qualità dei contenuti, per la stampa tradizionale nel non perdere significato di esistere ma accrescere il suo valore aggiunto, per il web in continua e crescente espansione, per la pubblicità chiamata ad esplorare i vari canali che ogni giorno si aprono, ma soprattutto per le relazioni pubbliche. Come ricorda Mariapaola La Caria è necessario talvolta affrontare il mondo della comunicazione con maggiore cognizione di causa, con la capacità di creare la giusta sinergia tra i diversi mezzi senza perderne il valore e la valenza.
Oggi si dice che il New York Times avrà l'ultima copia nel 2012 ma come ha ricordato Diego Illetterati quando lui era bambino si cantava "... nel 2000, noi non mangeremo più, pollo arrosto, né spaghetti col ragù, piglieremo 4 pillole e la fame se ne andrà".
Siamo nel 2007 e possiamo dire la nostra a riguardo, chissà cosa diremo nel 2012, che tutto sommato è dietro l'angolo.
 
 
Elena FornasierUNI>FERPI
 
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