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L'insuccesso di Pavia, un monito per tutti. Anche per il gruppo dirigente di Ferpi, scrive Muzi Falc

07/02/2006

Prende spunto da un articolo della scorsa settimana di Rossella Sobrero sul master in marketing e comunicazione interculturale il corsivo di Toni Muzi Falconi, cui replica il vice presidente Fabio Bistoncini. Ecco lo scambio di opinioni.

Bene ha fatto Rossella Sobrero a pubblicare sul nostro sito una riflessione critica sul perché non partirà il master in marketing e comunicazione interculturale.Un sito associativo non serve soltanto a sottolineare le cose che funzionano, ma anche ad informare e riflettere in comune su quelle che non funzionano, per fare meglio. Sarebbe ora importante che anche altri esprimessero una opinione su questa pessima notizia, abbastanza rappresentativa di una fase associativa in cui lassunzione di responsabilità appare prevalentemente individuale o di piccoli gruppi, indipendentemente dal gruppo dirigente.
E' sempre stato così?
Probabilmente sì, ma non credo possa sfuggire, in carenza di concetti e obiettivi condivisi, il rischio di frantumazione operativa.Il progetto era partito da tempo, la conseguenza logica, coerente e qualificata di un programma che da tempo la Ferpi andava realizzando per sensibilizzare i soci alla emergenza della comunicazione interculturale e della diversità. Il fatto che neppure una impresa, una agenzia, un giovane abbiano ritenuto rilevante iscriversi, costituisce un doccia fredda per tutti noi e sottolinea la distanza sempre esistente fra attenzione e comportamento.
Credo che una riflessione autocritica si imponga innanzitutto agli ispiratori del progetto (fra i quali chi scrive), ma anche a un gruppo dirigente della Federazione da cui non sembrano provenire linee guida e orientamenti politici significativi e non casuali, capaci di dettare l'agenda e definire priorità dinamiche.Con tutta la possibile empatia e comprensione, mi chiedo: se non fa questo, un gruppo dirigente si legittima soltanto facendo housekeeping e facilitando le iniziative sparse di altri?Toni Muzi Falconi


I moniti servono a qualcosa?
Ho molto apprezzato l'articolo della socia Rossella Sobrero sul fallimento del Master in Marketing e Comunicazione Interculturale dell'Università di Pavia.Una riflessione critica e preoccupata, di spessore intellettuale e soprattutto lontana dall'attitudine culturale tutta italiana della non assunzione delle responsabilità.E' colpa degli arbitri se la nostra squadra del cuore, nel Circo Barnum del calcio italiano, non riesce a raggiungere i risultati auspicati; è colpa dell'avversario politico che demonizza e strumentalizza le mie posizioni se la mia campagna elettorale è poco efficace; è colpa degli elettori che non capiscono se perdo le elezioni.Per gli stessi motivi non condividiamo alcuni passaggi del corsivo di Toni Muzi Falconi, che cerca di approfondire le ragioni del mancato successo di Pavia.Innanzi tutto perché crea un collegamento ineludibile tra il fallimento del master con "l'attuale fase associativa in cui l'assunzione di responsabilità appare prevalentemente individuale o di piccoli gruppi, indipendentemente dal gruppo dirigente". Non solo ma, sostiene Toni, l'attuale gruppo dirigente sarebbe responsabile di inerzia (o ignavia?) dal momento che non sarebbe in grado di dettare l'agenda e definire le priorità associative limitandosi a facilitare l'esistente e, vera chicca, a fare del puro e semplice "housekeeping" (economia domestica).Il sottoscritto si trova nella singolare situazione di aver fatto parte del vecchio gruppo dirigente (dinamico e proattivo, secondo Toni) e dell'attuale (statico e inconcludente, sempre secondo Toni). Per questo motivo si è assunto l'onere di rispondere. 
Ora, che Toni sia fortemente critico nei nostri confronti non è una novità e non ci sorprende, quindi. Anzi le sue provocazioni sono sempre state prese in considerazione nonostante, a volte, non condividessimo parole e toni. Ma vorremmo puntualizzare alcuni punti.
L'attuale dirigenza ha una propria agenda e un proprio programma condiviso ed approvato nell'assemblea di Trieste lo scorso anno.Abbiamo avviato e concluso il più importante processo di ristrutturazione interna degli ultimi anni, che ha dato vita ai nuovi coordinamenti territoriali.La Commissione aggiornamento professionale (di cui anche Toni è parte integrante) ha dato vita ad un eccezionale sforzo moltiplicando in maniera esponenziale gli appuntamenti formativi per tutto il nostro corpo sociale.E' stata avviata una importante campagna di marketing associativo per incrementare il nostro numero di soci.Decine di iniziative stanno nascendo nelle Regioni, portate avanti con fatica e determinazione da parte di tutti i nostri referenti sul territorio.Le critiche a questa impostazione sono sempre ben accette. Sappiamo benissimo che dobbiamo fare di più, che ci sono ancora molti ritardi, che su alcuni punti del programma dobbiamo ancora iniziare a lavorare.Non accettiamo invece che si sostenga che non abbiamo un programma, una visione, un'agenda politica.Concordiamo quindi sulla necessità di avviare una riflessione sulle iniziative che hanno deluso le nostre aspettative. Anche quando, come nel caso del Master di Pavia, si tratta di iniziative già avviate da precedenti ispiratori.
Lo facciamo con spirito aperto e sereno, senza drammi, assumendoci tutte le nostre responsabilità derivanti dal ricoprire, per volontà dei soci, un ruolo direttivo nella FERPI. 
Ma se riflessione deve essere, facciamola tutti, per favore, con umiltà e spirito di servizio. Per questo invito lo stesso Toni - che come lui stesso ha ricordato figura tra gli ideatori del progetto - a proseguire l'analisi cominciata da Rossella Sobrero, offrendo al dibattito nuovi spunti di riflessione.Riflessione e polemica sono due parole che mal si conciliano tra loro.Fabio BistonciniVice Presidente FERPI
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