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Litigation PR: tra il Proposito ed il Progetto

28/10/2015

Tra il Proposito ed il Progetto. In una situazione di sospensione in cui – apparendo già delineato il se, alla luce di trasformazioni sociali intuibili e quotidiane – è il come a versare ancora in uno stato di incertezza organizzativa e operativa. È quanto emerge dagli atti della Tavola Rotonda “Litigation PR – Linee guida comuni per l’accreditamento e l’operatività”, pubblicati in questi giorni. Ne abbiamo parlato con il componente del Gruppo di lavoro FERPI Comunicare le professioni Intellettuali, Stefano Martello e con il Delegato Ferpi Emilia-Romagna, Biagio Oppi.

 

Stefano, tu sembri evocare una situazione di stallo, in cui la necessità appare chiara mentre, al contrario, la strategia di attuazione è ancora vaga.
S.M.: Sì, ma non si tratta di una notazione necessariamente negativa o, ancora peggio, di una ammissione di resa nei confronti di un tema che sconta già – rispetto ad altri ambiti europei – un considerevole ritardo, quanto di una opportunità importante per impostare un dialogo comune con le parti professionali interessate e, più in generale, per ricalibrare una relazione fino ad oggi caratterizzata da un certo tono muscolare e non sufficientemente condiviso. Non dimentichiamo che la stessa struttura dello strumento rappresenta, autonomamente, una evoluzione importante del rapporto Comunicatore/Professionista, riunendo le parti non più (solo) sotto lo stesso tetto ma addirittura nella stessa stanza e nell’economia del procedimento giudiziario stesso.

Credo che serva una esatta identificazione non solo delle licenze ad operare ma anche e soprattutto degli spazi d’azione dove operare, con tutte le caratterizzazioni del caso. Pensiamo solo alle differenze sostanziali tra il procedimento penale e i procedimenti in tema di diritto commerciale.

Il tutto, chiaramente, per non compromettere l’efficacia dello strumento (qualunque sia l’ambito trattato) e per evitare sovrapposizioni insidiose che potrebbero pregiudicare sia la resa prettamente giuridica sia quella comunicativa.

Quali sono i temi che meritano particolare attenzione, secondo te?
S.M.: il tema (l’opportunità) di una Fiducia reciproca tra le parti è sostanziale ma non è il solo in ballo. Lo ha già intuito Giampietro Vecchiato: le Litigation PR introducono naturalmente sulla scena un terzo attore (l’Assistito), che non può essere certo definito come un comprimario e che entra, non solo “di diritto” ma anche operativamente, nel tema in discussione.

La riprova di questo ruolo stringente non è rinvenibile solo – anche se indirettamente – nel codice deontologico forense ma anche e soprattutto nella quotidianità. Da appassionato di cinema vorrei citare la storia processuale di Claus Von Bulow (raccontata ne Il mistero Von Bulow del 1991, con un indimenticabile Jeremy Irons – accusato di aver volontariamente provocato il coma della moglie – in cui proprio la personalità dell’imputato, la sua imperturbabilità da molti percepita come freddezza emotiva, giocò un ruolo non indifferente nelle varie fasi del processo. È importante ricordare, inoltre, come sotto la lente d’ingrandimento dei media non andò solo il comportamento tenuto durante il processo ma anche la condotta tenuta prima dei fatti contestati; in particolare, una relazione sentimentale (di cui pure la moglie era a conoscenza) e una relazione matrimoniale alquanto atipica.

Lo stesso tema introduce, così, l’ennesima variabile; quella tutela della Reputazione che a molti (e per ragioni che andrebbero debitamente approfondite anche nella comunità dei Comunicatori) appare quasi superflua e accessoria ma che, al contrario, deve tornare ad essere punto d’origine di una qualsiasi condotta comunicativa.

Stefano, le tue considerazioni conclusive?
S.M..: questa tavola rotonda rappresenta un punto d’inizio, ma più che sull’obiettivo finale vorrei soffermarmi sul metodo scelto. Perché questo evento è stato caratterizzato da una forte condivisione, non solo tra gli Avvocati (idealmente rappresentati dalla Scuola Superiore di Studi Giuridici) e i Comunicatori, ma anche ad un livello più interno, tra la stessa Delegazione che ci ha ospitato ed il Gruppo di lavoro di cui faccio parte. E credo fermamente che questa scelta di metodo possa rivelarsi vincente nel medio lungo termine, sia a livello di organizzazione interna sia nel raggiungimento di quegli obiettivi che tutti noi auspichiamo.

 

Biagio, come è nata la collaborazione con la Scuola superiore di Studi giuridici dell’Università di Bologna, la Delegazione Ferpi Emilia-Romagna ed il Gruppo di lavoro Comunicare le professioni intellettuali?
B.O.: La tavola rotonda di giugno incentrata sulle Litigation PR rappresenta il terzo evento realizzato insieme al Gruppo di lavoro Comunicare le professioni intellettuali e il secondo con la Scuola superiore di Studi giuridici dell’Università di Bologna: l’anno scorso realizzammo, grazie a Michela Dalla Vite che lavora presso la Scuola, un primo appuntamento sull’organizzazione dello studio professionale; poi a gennaio di quest’anno portammo a Reggio Emilia davanti ad oltre 300 professionisti lo stesso tema. A giugno, sempre grazie a Michela e al gruppo di lavoro, abbiamo segnato un passaggio importante su un tema ancora poco trattato in Italia: le Litigation PR presso la Scuola dell’Università mettendo insieme accademici, professionisti, ordine, la nostra associazione professionale e comunicatori. Quasi tutti gli stakeholder…

Quasi tutti?
B.O.: nel prossimo appuntamento sarebbe proficuo coinvolgere anche le procure e la magistratura da un lato, i giornalisti dall’altro. Questo per riuscire a costruire un percorso condiviso di riflessione che tenga in considerazione tutti gli stakeholder.

Quale contributo può portare la nostra associazione?
B.O.: Io credo che in un territorio ancora inesplorato nel nostro paese, la nostra associazione possa anzitutto contribuire a sviluppare un dialogo in cui i diversi stakeholder si legittimano e si riconoscono a vicenda in maniera ben chiara e definita.

Ai nostri interlocutori come Ferpi possiamo garantire la formazione continua dei nostri associati e la loro adesione a codici deontologici riconosciuti in Italia e condivisi a livello mondiale tramite Global Alliance. A livello interno infine dovremmo essere in grado di promuovere un dibattito aggiornato su dove si sta indirizzando la nostra professione, come abbiamo fatto in particolare negli ultimi anni con gli Stockholm Accords e il Melbourne Mandate.

Gli atti di questa tavola rotonda rappresentano una buona base di partenza su un tema specifico come le Litigation PR che vanno però affrontate e approfondite nel contesto italiano. Vorrei sottolineare come non si tratti di mera teoria, ma che le Litigation PR possono rappresentare un concreto ambito di lavoro per tanti colleghi. Per diffondere questi atti (come suggerito da Toni Muzi Falconi) invitiamo tutti i soci a diffondere il materiale con l’hashtag #LitigationPR ed eventualmente a contattare il gruppo di lavoro per portare questa prima esperienza in giro per l’Italia come abbiamo proficuamente fatto qui in Emilia-Romagna.

 




 

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