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Lobby: quantità vs qualità

09/12/2010

Quantità non è sinonimo di qualità. Soprattutto per chi si occupa di lobby. _Isabella Toppetta_ riporta un caso accaduto di recente, quello dell’onorevole Valentini balzato dal nulla agli onori delle cronache. Se si guarda alla quantità di atti parlamentari a suo nome l’onorevole risulta un illustre sconosciuto. Ma basta scendere più in profondità a scandagliare quale sia il suo ruolo politico… per scoprire come lo scenario cambi.

di Isabella Toppetta (*)
C’è un concetto, semplice, che chi fa questo lavoro conosce bene: quantità non è sinonimo di qualità.
Questo articolo nasce proprio con questo scopo.
Far capire, anche a chi non è “un addetto ai lavori”, che far affidamento esclusivamente sul “numero” di certe informazioni può essere un sistema fallace. Spesso totalmente inconcludente. Mi è capitato sottomano proprio ieri un esempio per così dire “da manuale” di questo concetto.
Si prenda, solo per fare un esempio sia chiaro, l’ On. Valentino Valentini balzato agli onori della cronaca perchè il suo nome è finito in uno dei cablogrammi inviati a Washington dall’ex Ambasciatore statunitense a Roma, Reginald Spogli. L’On. Valentini è, per i più, un illustre sconosciuto. Mai letto il suo nome su di un giornale (può darsi mi sia sfuggito, ovviamente). Quello che non mi era sfuggito (qui entra in gioco il mio lavoro) è che il suo nome non mi era per niente familiare e se per lavoro passi le giornate a leggere atti parlamentari è strano che il nome di un onorevole prima o poi non lo si incontri.
Invece zero. Può darsi sia la memoria. Meglio controllare.
In questo ci aiutano i siti di Camera e Senato che mettono a disposizione, in assoluta trasparenza, i dati dei Parlamentari. Così gli elettori possono anche “controllarne” l’operato.
Apro, quindi, il sito della Camera dei Deputati e mi dirigo sulla pagina dell’Onorevole.
Le informazioni messe a disposizione mi daranno la soluzione, ragiono. L’Onorevole ha al suo attivo un numero “impressionante” di atti parlamentari presentati come primo firmatario ovvero: zero.
Niente di niente in due anni di legislatura.
L’esempio, dicevo, è da manuale.
Utilizzare esclusivamente il dato quantitativo (ovvero il numero di atti presentati piuttosto che degli interventi effettuati) per capire se un “decisore” è “influente” (da non leggersi come “potente”) semplicemente non funziona.
(*) FB & Associati
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