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Metaverso: il nuovo futuro del web? A Tor Vergata l’Università incontra il Metaverso

07/11/2022

Lo scorso 27 ottobre, si è tenuto Metaverso: il nuovo futuro del web?, un incontro dedicato al tema moderato dalla Professoressa Simonetta Pattuglia, nell’ambito di Future Sight, la manifestazione per il 40° anno dalla fondazione dell'Università di Tor Vergata.

All’incontro, moderato dalla Professoressa di Marketing Simonetta Pattuglia, hanno partecipato Carmine Esposito business developer di Justbit, Mariano Tredicini responsabile TIM social platforms, i due manager per l’Italia di The Sandbox Serena Tabacchi e Luca Clementi e Federico Toson Marin digital creator e fondatore di Metafutura srl.

La Professoressa Pattuglia ha introdotto brevemente l’argomento sottolineando come il Metaverso o meglio i Metaversi rappresentino un momento cruciale di innovazione, una rivoluzione che come molte altre precedenti (es. i social media) pongono nuove sfide in uno scenario fatto di rischi e opportunità, ancora tutto in evoluzione. Dal lato dei rischi certamente la questione della responsabilizzazione dei giovani nell’uso di questi mondi di fronte al timore che siano troppo immersivi, “catturandoli” a discapito di altre attività e della socialità in presenza; ma anche la questione della misurazione e dei controlli esterni di soggetti terzi che poco sono graditi (come del resto da altri big del web o dei media) rispetto alla pratica di auto rendicontazione. Molte le opportunità per aziende e marchi anche se le effettive performance andranno valutate nel tempo.

Marco Tredicini di TIM è rimasto colpito dalla preoccupazione emersa dalle domande fatte dai giovani studenti all’inizio dell’incontro, spiegando come del resto l’innovazione e il cambiamento da sempre spaventano. Per questo TIM con Tor Vergata sta portando avanti un progetto di media literacy per far maturare lo spirito critico, la tendenza ad approfondire le notizie e, quindi, a gestire in modo appropriato le tecnologie senza farsi gestire. Per Tredicini il Metaverso non si riduce all’idea di molti del visore di realtà virtuale ma la vera evoluzione è quella verso il web 3.0 in cui gli utenti vengono “spinti dentro Internet” (si parla di emboding internet). I brand guardano al Metaverso per sperimentare, molto spesso per mostrarsi innovativi ma il ruolo delle TLC è determinante in quanto “fondamenta” di queste applicazioni che ne consentono l’esistenza stessa. Senza reti veloci e performanti che consentono una esperienza perfetta agli utenti, infatti, non sarebbe possibile il funzionamento di questi mondi.

Accessibilità, interoperabilità e creatività sono state le parole chiave al centro degli interventi di Serena Tabacchi e Luca Clementi, The Sandbox Italia. Serena Tabacchi ha risposto alle recenti accuse di uno spazio vuoto e disabitato spiegando la diversa logica e la difficoltà di misurazione di chi entra realmente e di quanto tempo passa nel mondo blockchain rispetto ai social media in cui, a parte un codice univoco per ogni wallet/utente, ognuno è anonimo. The Sandbox nasce, infatti, come una organizzazione orizzontale basata sulla economia blockchain e una sua moneta virtuale (Ethereum) che, proprio grazie a queste caratteristiche, è accessibile, interoperabile e aperto alla creatività degli utenti che viene sostenuta e remunerata.

Infatti, i pilastri secondo cui The Sandbox si fonda nella sua presentazione sono proprio:

1. Dare valore a fan e utenti

2. Ricompensarli con reward (premi, nft o asset)

3. Diffondere la cultura degli NFT e i suoi vantaggi

4. Incoraggiare l’user generated content

5. Mettere la creatività al primo posto

Interessante, infatti, l’accento posto sul valore degli NFT nella economia blockchain che consentono quella interoperabilità e decentralizzazione assente in altri mondi. L’esempio fatto è quello delle skin su Fortnite che, seppure acquistate dagli utenti, non possono essere portate fuori in altri mondi. Al contrario l’NFT, una volta comprato compare nel wallet dell’utente con un codice unico che nessuno può bloccare, quindi, il mio avatar su The Sandbox può essere usato anche su Decentraland perché immediatamente riconosciuto dal registro blockchain.

Altro aspetto da sottolineare è che non si parla solo di giochi ma di vere esperienze, per cui accanto ai classici giochi proposti dalla piattaforma o creati dagli utenti si possono creare sfilate, mostre d’arte, concerti. Ed è qui che entrano in gioco i brand che possono entrare in contatto con community internazionali, acquistando propri spazi/land fino ad interi quartieri dove far vivere esperienze uniche e personalizzate con avatar e oggetti/asset dedicati e messi in vendita, passando così dal virtuale al reale. Anche le collaborazioni tra brand (es. l’avatar di Snoop Dogg vestito Gucci), se possono rappresentare un rischio per l’identità del marchio, d’altro canto sono un ottimo modo di raggiungere nuovi consumatori e acquisire visibilità reciproca.

A riprova di uno spazio tutt’altro che deserto c’è anche il dato secondo cui il mondo di The Sandbox ad oggi è stato venduto al 70%, il rimanente è prezzato a 50.000 dollari per pezzo virtuale. Quindi veramente possiamo essere vicini di casa di nostri brand preferiti (mondo musica, finanza, entertainment, fashion), per quanto a caro prezzo.

Infine, trattandosi di un incontro con studenti e giovani laureati non poteva mancare l’accenno alle professioni/possibilità lavorative nel Metaverso: dai creators richiesti da aziende e brand per creare giochi/esperienze sempre nuove (lo stesso The sandbox ha creato 2 fondi per i creatori) all’attività di mental coach (supporto psicologico), di gestione delle community, ma anche quella immobiliare delle land e delle compravendite.

 

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