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Nell’era dei post social media arriva la rivincita della voce e dell’audio

#TaccuinoDigitale

06/05/2021

Valentina Citati

Da Clubhouse a Telegram fino a Twitter Spaces e Facebook, voce e audio sembrano riguadagnare prepotentemente spazio anche su piattaforme fino a oggi visuali. Valentina Citati analizza il fenomeno nella seconda puntata della rubrica #TaccuinoDigitale.

Negli ultimi tempi un fenomeno sembra delinearsi chiaramente: la nascita e il successo di social dedicati esclusivamente all’audio con la successiva e conseguente implementazione di questo formato di contenuto anche su piattaforme fino ad ora totalmente “visual”. Un vero cambio di passo, come vedremo, per svariati motivi.

Ma partiamo dall’inizio, ovvero, dall’esplosione di Clubhouse. A gennaio arriva dalla Silicon Valley la nuova app mobile nata circa un anno prima come le tante start up californiane che già a maggio 2020 era stata valutata oltre 100 milioni di dollari e oggi arriva a superare il  miliardo di dollari.

Insomma niente di nuovo nel panorama digital che ci ha abituati alla nascita, crescita e spesso declino altrettanto rapido di app e piattaforme. Due però le caratteristiche innovative di questa app che devono attirare la nostra attenzione: l’uso della voce e il carattere esclusivo.

Nel primo caso questo social cavalca il fenomeno della “voice search” ovvero della ricerca vocale, un trend crescente per i motori di ricerca, con la diffusione degli assistenti virtuali nelle nostre case (Alexa per citarne uno) ma anche nelle auto e negli uffici. L’innovazione è che l’interazione su questa app è affidata esclusivamente al dialogo e alla voce che assumono pertanto una centralità inedita. Il funzionamento è semplice, una volta scaricata l’app e creato il profilo si inseriscono i propri interessi e si ricevono notifiche sulle diverse “Stanze” o “Room” a cui si può accedere con l’indicazione del moderatore e dell’argomento. Se si vuole parlare, è possibile prenotare il proprio intervento dopo quelli già in coda e “salire” sul palco per intervenire. L’algoritmo del social seleziona via via, anche sulla base del nostro profilo e del comportamento sull’app, le conversazioni di maggiore interesse. È inoltre possibile avviare proprie Room invitando gli altri iscritti all’app.

Ma è molto interessante anche il secondo aspetto, quello dell’esclusività, che mi fa considerare ClubHouse un tipico esempio di Post Social Media. Innanzitutto l’app è per ora disponibile solo per Ios (escludendo la vasta platea degli utenti Android), inoltre, e qui sta l’altro elemento innovativo, si accede solo per invito. Due elementi che, uniti alla verticalità delle conversazioni, disegnano un cambiamento di rotta davvero notevole tipico della cosiddetta “Post Social Media Era”.

(descrizione)

Come si vede dall’immagine nel 2020 (complice la pandemia) si sarebbe passati dalla “Social Media Era” alla “Post- Social Media Era”. La prima, in cui finora siamo stati tutti immersi, è caratterizzata da piattaforme con accesso aperto, che guadagnano dalla raccolta dei dati degli utenti e dall’ advertising e dove il successo è misurato proprio dalla quantità di connessioni e di followers posseduti. La seconda, invece, segna quasi un rovesciamento di prospettiva e di filosofia laddove si basa su un accesso esclusivo e limitato e la metrica di successo e di valore sono poche connessioni ma di qualità basate sulla fiducia e selezionate in base agli interessi. La modalità di revenue deve ancora definirsi ma probabilmente si baserà sempre di più sulla capacità di “trattenere” e far guadagnare i creators di contenuti più bravi capaci di attirare nuovi utenti sulla piattaforma e di mantenerli all’ ascolto.

Sulla scia del successo di Clubhouse anche altre piattaforme, fino a quel momento basate su elementi visivi quali foto, video e testo, hanno cominciato a sviluppare e testare nuovi strumenti basati sull’audio. Si è assistito, quindi, all’implementazione delle chat vocali su Telegram che diventano illimitate quanto a numero di partecipanti, registrabili e maggiormente interattive con la possibilità per i partecipanti di intervenire alzando la mano (sul modello di Clubhouse). Un aggiornamento recente le rende ancora più funzionali consentendo agli amministratori di programmarle con una data e un'ora precisa anziché crearle sul momento in modo da avere tempo di comunicarle (ciò potrebbe creare dei veri e propri “eventi” o appuntamenti” periodici sul modello proprio di Clubhouse). Un conto ala rovescia o una notifica avviserà gli utenti dell’inizio della chat. Anche Twitter “è sceso in campo” sviluppando i Twitter Spaces che possiedono molti aspetti dell’esclusività di Clubhouse. Lo strumento infatti è per ora disponibile solo per alcuni utenti Ios che possono creare Spazi in cui possono parlare contemporaneamente solo fino a 11 persone (incluso l'host). È possibile, inoltre, aggiungere una descrizione o un nome al proprio spazio e modificarli in qualunque momento fintantoché lo spazio è attivo.

Infine non poteva mancare Facebook che proprio pochi giorni fa ha presentato una vera e propria “strategia audio” completa di numerosi nuovi strumenti creativi che saranno effettivamente disponibili solo a partire dall’estate. Tra questi le Live Audio Rooms, stanze vocali in diretta tipo Clubhouse che prevedono un organizzatore, degli ospiti e la possibilità di far intervenire gli ascoltatori. Verranno introdotte prima nei gruppi e poi via via estese. Interessante è che sarà possibile registrarle e trasformarle in un altro strumento che FB ospiterà, ovvero, i podcast. L’obiettivo di Zuckerberg, infatti, è quello di dare la possibilità di ascoltarli senza uscire da Facebook. La vera novità sono però i Soundbites, un nuovo formato di audio brevi che potremo registrare con lo smartphone e pubblicare nella nostra timeline. Insomma ancora una volta Facebook vuole stupirci con la sua potenza di fuoco sviluppando una serie di prodotti innovati e integrati tra loro per sgominare la concorrenza.

La battaglia a colpi di bites è appena iniziata ma una cosa è certa: a vincere sarà la capacità di creare contenuti originali e di valore come dimostra il recente “calo” di Clubhouse a causa della ripetitività dei contenuti. Ciò farà emergere come sempre più rilevante il ruolo e l’importanza strategica dei creators di contenuti (attenzione non sempre coincidenti con gli influencers) che dovranno alimentare le timeline delle piattaforme rendendole più o meno appetibili e interessanti per i vari fan e followers….

Insomma ancora una volta, anche nella Post Social Media Era, “Content is the King” qualunque sia il formato!

Alla prossima settimana!

 

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