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Noi che abbiamo visto Genova. Una città europea in rete nel mondo

13/01/2004
Si è svolta lunedì 12 gennaio a Palazzo Ducale, Genova, la seconda parte del convegno "Conoscere e comunicare una città che cambia". L'incontro dal titolo "Noi che abbiamo visto Genova. Una città europea in rete nel mondo" è stato organizzato dal Comune di Genova in collaborazione con altri partner tra cui anche Ferpi. Il convegno è durato tutto il giorno e ha visto alternarsi sul palco tanti ospiti italiani e stranieri, amministratori, docenti universitari, comunicatori, esperti di turismo e di marketing. Il tema centrale della giornata di confronto era il ruolo di Genova come capitale della cultura nel 2004, un'occasione che la città deve saper vivere e sfruttare per farsi conoscere dal resto del mondo. Se in mattinata con gli interventi del presidente dell'ente Fiera Franco Gattorno, dell'assessore Claudio Montaldo, del presidente di Liguria International, del segretario dell'Autorità Portuale Fabio Capocaccia e molti altri si sono discussi i temi più legati all'economia, ai trasporti e al turismo, nel pomeriggio il focus si è spostato sulla cultura. Per i comunicatori l'appuntamento clou della giornata è stato "Il sismografo ultrasensibile: comunicare Genova", spazio animato da Toni Muzi Falconi che ha aperto gli interventi dei relatori con una premessa: "Siamo nel 2004, per questo piuttosto che concentrarci sulla capitale europea della cultura, proiettiamoci nel futuro, per parlare di cosa accadrà dopo, nel 2005". Prima di lasciare la parola agli ospiti il moderatore lancia una provocazione: "Dal punto di vista della comunicazione, nell'ultimo decennio Genova ha vissuto di ‘deus ex machina' grazie a Colombiadi, G8, Capitale della cultura... forse è giunto il momento di cambiare e di trovare gli stimoli da dentro, individuando con chiarezza quali sono gli aspetti che la città vuole comunicare". Il ritmo degli interventi è serrato. Si susseguono gli interventi di numerosi comunicatori tra cui Andrea Rocco, Luca Barabino e Suzanne Branciforte. Adele Majello si concentra sul bisogno di trovare e comunicare l'identità di Genova, mentre Mario Bottaro sottolinea su come la città, prima ancora che comunicare all'esterno, deve imparare a dialogare al suo interno. Franco Carlini invece cattura e provoca il pubblico, mostrando come Seattle e Genova non siano poi così diverse e invita, prima ancora di comunicare, a fare uno sforzo di conoscenza, per non fermarsi alle apparenze e ai luoghi comuni, ma continuare a scavare per scoprire e comprendere anche le nuove realtà vitali che stanno emergendo. Anche Marta Vincenzi è convinta che Genova debba ancora scoprire la sua essenza. Si susseguono ancora gli interventi di altri comunicatori tra cui. Tutti d'accordo insomma che Genova debba imparare a conoscersi a fondo per poi valorizzarsi e stabilire con chiarezza cosa voglia comunicare. La giornata di studio si è chiusa con la presentazione in serata di Amare Genova, una rete fra chi ama la città e si impegna a metterla in risalto, naturalmente guardando oltre il 2004.Barbara G. Roncarolo - Totem
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